Ipertesto di ‘Lattine’ di Avincola | Rolling Stone Italia
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Ipertesto di ‘Lattine’ di Avincola

Le canzoni di Avincola sono un grido disperato d’aiuto, come a dire: “Polizia, carabinieri… prendetemi prima che sia troppo tardi!”. Lo Sgargabonzi ci porta dentro la nuova canzone del cantautore del Pigneto

Ipertesto di ‘Lattine’ di Avincola

Avincola ti si presenta così, col suo cappellino, la giacchettina dai colori pantone, il baffo da sieropositivo del vecchio ordinamento, il volto scavato per l’uso di AZT e altri retrovirali. Nelle sue canzoni Avincola non conosce aggressività – lontanissima la lezione degli Impaled Nazarene –, il cantautore del Pigneto ti costruisce attorno un confortevole tinello chippendale Mondo Convenienza. Dove bere tisane, ascoltare le canzoni di Enzo Carella abbracciati, giocare con le manine appiccicose delle patatine, guardare Gli Aristogatti e – se capita ma non è un obbligo – fare l’amore.

Dove i miei live sono purtroppo pieni di gente con la barba e una ceppa fra le gambe come un braccio con una cappella che ringhia, i concerti di Avincola attraggono ragazze e donne (anche discretamente bone!!!) che lo guardano con occhi sognanti, credo gli stessi di Noemi Letizia per Berlusconi o i malati terminali per Elon Musk.

Dopo averle avvicinate con Goal, incuriosite con Miami a Fregene e aver creato un’intesa con Amare a Mare, ecco che sul più bello Avincola ti tira fuori l’asso pigliatutto, la canzone in grado di farle definitivamente capitolare, la sua Dreams Are My Reality: Lattine.

Chiama l’angelicata Serepocaiontas sul palco, si guardano negli occhi, sorridono e attaccano. E al pubblico di Avincola si chiudono le carotidi e non fanno più caso al testo. Il fulcro del testo di Lattine è, apparentemente, un innocuo verso degno de La Piccola Vedetta Lombarda di De Amicis: “Ho rimediato due lattine, ma c’ho messo il cuore”. Questo dice Avincola alla donna di cui è innamorato e che vorrebbe lo riamasse. Non è che le dice di aver rimediato una Maserati ma purtroppo senza grandi emozioni nel farlo. Oppure una cena di pesce e l’ha fatto da persona normale, senza fargliela pesare. No, due lattine ma col cuore.

Quello è il massimo che è riuscito a recuperare nell’epoca di Porte Aperte alla Renault. Per dire, proprio la settimana scorsa mi sono trovato sei lattine di aranciata Blues in frigo. Prima che aprissi bocca mio babbo mi fa: “Lo so che bevi la Fanta, ma queste me le hanno regalate all’Eurospin”. Ripeto: Avincola il massimo che è riuscito a fare è recuperare due lattine, neanche fosse un soldato semplice di fanteria in trincea durante la Grande Guerra. Mi tornano alla mente certi i finali di certi numeri di Alan Ford in cui il Numero Uno, dopo una missione pericolosa contro Superciuk, premiava il gruppo T.N.T. con una pulciosa gomma da cancellare a testa.

Ma il testo va avanti ed ecco subito Avincola a chiedere qualcosa in cambio dopo l’offerta del suo dittico di lattine. “Ti va di amarmi per favore?” è il verso immediatamente successivo, pronunciato con le sopracciglia a pagoda e sorrisetto giuggiolonico. E già t’immagini Serepocaiontas imbavagliata e legata ad una sedia impagliata. O forse già impagliata lei e mummificata. E lui che con mano tremante le sfiora le gote sante e con tono malinconico le chiede se le va di amarlo e glielo chiede per favore. E fa venire i brividi pensare che questa richiesta è solo nel reprise, perché nella strofa precedente le chiede: “Ti va di bere per favore?”. E col senno di poi ti chiedi cosa le aveva messo Avincola nel bicchiere. Roipnol? Nembutal? Idraulico liquido?

Ma la mente torna ancora indietro all’inizio del pezzo, dove si racconta come tutto iniziò. Lì ti accorgi di una frase che ti era passata sotto traccia. Loro si conoscono per caso, lui ritrova la macchina col lunotto ghiacciato dalla neve, cerca una sconosciuta per farsi aiutare e le capita a tiro questa signorotta d’elfica beltà. Prima le dice, riferendosi alla neve: “Ti va se la sciogliamo insieme?”.

E appena dopo che lei ha accettato lui rilancia: “Ti va di stare bene insieme?”. Ecco che la tonnara era bella che acchittata. Come quando selezioni la versione gratuita di un programma ma per iniziare ad usufruirne ti fa comunque mettere la tua carta di credito e, dopo un mese, ti accorgi che inizi a pagare perché non hai fatto la disdetta. Avincola non le chiede se la va di stare insieme, domanda a cui lei può rispondere sì o no senza sentirsi in colpa. No, aggiunge quel “bene” come il gruviera dentro una trappola per topi. Come potrebbe lei rispondere di no senza diventare un mostro? Davvero non le va di stare bene insieme ad una persona così sobria, gentile e ampiamente mustacciata? Quello che sta facendo Avincola è quello che fanno molti cosiddetti maschi tossici: autosuggestionarsi una rabbia, un conflitto, guadagnare un credito (le lattine di olio Total offerte alla signorotta) per potersi dare il via libera per poi fare del proprio peggio.
E nemmeno commento quel verso: “Ti proteggerei da chi ti vuole male / ma il mio cognome non fa rima con Bud Spencer”. Quel tentativo goffo, bolso e disperato di essere spiritoso davanti ad una donna che non vuole essere protetta da te, ma che anzi preferisce quelli da cui la vorresti proteggere. E non è la goffaggine di Bob Rock nel gruppo T.N.T., ma la stessa di John Wayne Gacy, Ottis Toole e Luigi Chiatti.

In compenso la canzone Fon inizia con: “Fammi vedere i denti / e prendi quegli occhi spenti / e buttali nel bicchiere / che me li voglio bere”. E le ragazze fra il pubblico nemmeno realizzano lo scenario alla Lucio Fulci che affiora violento ma lo guardano con la stessa gratitudine che si deve a chi ha regalato loro una trilogia di Mon Chéri bella arrogante. “Ti entra in casa come un amico… ma non è un amico”, direbbe il detective di Bianca.

Quello che penso è che le canzoni di Avincola siano un grido disperato d’aiuto, come a dire: “polizia, carabinieri… prendetemi prima che sia troppo tardi”. Voglio dire, lo stesso Marco Mariolini, il cacciatore di anoressiche, fece un esposto in procura in cui si dichiarava come persona potenzialmente pericolosa e non fu preso in considerazione se non nel momento in cui fu troppo tardi. Detto questo, penso che Joe Spinell in Maniac a confronto di Avincola è Cofferati.

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