«Mi dispiace di averti rovinato il primo bacio», dice un giovane attore dagli occhi intensi alla ragazza che gli piace, mentre Back to Friends, la hit della popstar Gen Z Sombr, risuona in sottofondo. «Ma quel fottuto stronzo non se lo meritava».
Scettica, la ragazza accanto a lui risponde con un rapido affondo, lo sguardo carico di emozione: «E allora chi se lo merita? Tu?».
Questa scena densissima di drama appare in decine di spot per l’app di microdrama CandyJar, e promuove la serie verticale Loving My Brother’s Best Friend. Come suggerisce il nome del formato, i microdrammi sono serie brevi e in verticale, girate e montate per essere consumate interamente sul telefono. Il richiamo narrativo di LMBBF è immediato: un cast di giovani attraenti e tutte le tappe romantiche di un amore proibito. Ma ancora più importante della serie è l’ecosistema multimiliardario che la sostiene — un settore che in meno di tre anni è passato da genere di nicchia a segmento dell’intrattenimento con la più rapida crescita a Hollywood, attirando un pubblico in larga parte femminile. E se finora i microdrammi sono stati un vero Far West in termini di standard produttivi, ora il SAG-AFTRA, il sindacato che rappresenta attori, doppiatori e stunt performer, sta elaborando nuove condizioni per portare anche queste produzioni all’interno delle sue tutele.
App come CandyJar, ReelShort, DramaBox e ShortTV sono oggi tra le piattaforme di microdrama più popolari del settore, e offrono agli spettatori la possibilità di guardare centinaia di titoli che si possono finire molto più velocemente di un normale blockbuster. Ma non è come Netflix — un pagamento per accedere all’intero catalogo. I verticali, invece, si basano su spot promozionali ed episodi gratuiti per agganciare il pubblico alle storie, e poi chiedono ovunque dai 15 ai 50 dollari per finire una serie. Il genere è esploso prima in Cina nel 2020, inizialmente come materiale promozionale per app di narrativa scritta, per poi spostarsi interamente sui drama brevi.
Dietro le quinte, i verticali operano con un’unica regola: velocità. Significa girare, montare e pubblicare nel minor tempo possibile. Ma un nuovo accordo in fase di sviluppo da parte del SAG-AFTRA punta a regolamentare il modo in cui possono funzionare i set dei microdrama — imponendo standard su pagamenti, calendari di ripresa, budget e tempistiche. Diversi attori del settore, che ormai si affidano ai microdrammi per vivere e far crescere la propria carriera, raccontano a Rolling Stone US di essere entusiasti di vedere il genere continuare a crescere — sperando però di non essere tagliati fuori dal processo.
Loving My Brother’s Best Friend ha per protagonista l’attore Nick Skonberg, diventato virale dopo che i fan hanno indicato la sua performance come prova che i verticali rappresentano una nuova corsia per le giovani star. «Ho visto questa pubblicità mentre scrollavo», recita un tweet — che ormai ha superato gli 11 milioni di visualizzazioni — «Netflix, dovete venite a rubare questa trama, perché sono rimasto incollato per tutti e due i minuti». Un altro dice: «Hollywood è messa così male che i veri attori talentuosi sono bloccati a fare verticali scritti male e comunque recitano meglio dei nepo-baby che gli studios assumono». Tweet come questi hanno trasformato Skonberg, 23 anni, da attore sconosciuto su CandyJar a presenza social con una piccola ma crescente fanbase (per Cosmopolitan è stato la prima vero superstar dell’industria verticale). Eppure, solo cinque mesi fa, Skonberg non sapeva nemmeno che i verticali esistessero.
«Ora ho amici che fanno verticali, che magari non hanno grandi crediti, ma riescono a essere pienamente stabili economicamente grazie alla recitazione. È un corso accelerato», racconta a Rolling Stone US. «Ti insegna a memorizzare le battute, stare sul segno, e arrivare più preparato possibile, perché si muovono velocissimi. Ma non ho dovuto cercare un secondo lavoro da quando mi sono laureato, e questa è una fortuna enorme».
Il successo dei microdrammi come quello di Skonberg sembra confermato dal crescente interesse del sindacato più importante di Hollywood. A inizio ottobre, il SAG-AFTRA ha annunciato il rilascio di un accordo dedicato alle produzioni verticali con budget pari o inferiori a 300.000 dollari — un’infrastruttura pensata per abbracciare il mondo frenetico e parsimonioso dei microdrama. In media, secondo Backstage, i protagonisti di un microdrama vengono pagati circa 500 dollari al giorno di riprese. È una paga più alta rispetto alla maggior parte dei lavori per attori non sindacalizzati, che non possono entrare nel SAG-AFTRA finché non hanno maturato un certo numero di produzioni coperte dal sindacato.
Una volta finalizzato, l’accordo SAG-AFTRA permetterà alle società di microdrama di assumere attori sindacalizzati nei loro progetti — garantendo a chi lavora su quei set l’accesso alle regole SAG-AFTRA su compensi, sicurezza e orari di lavoro. Nel comunicato stampa che annuncia la novità, il presidente di SAG-AFTRA Sean Astin ha definito il nuovo accordo un esempio del sindacato che “risponde al momento”.
«Negli ultimi mesi è diventato chiaro che le aziende verticali erano interessate ad assumere membri SAG-AFTRA, ma cercavano condizioni più specifiche per il loro tipo di produzione rispetto agli accordi preesistenti per il new media», spiega un portavoce del sindacato a Rolling Stone US. «Il sindacato è riuscito ad apprendere molto sulle necessità di questo tipo di produzioni grazie ai produttori del settore, sia direttamente che tramite i nostri membri, e ha creato questo nuovo accordo che crediamo sia perfetto per lo spazio dei vertical short».
Una parte dell’accordo in arrivo di SAG si concentra proprio su quanto l’attuale mercato dei vertical sia privo di regole. La varietà di società che producono microdrammi significa che l’esperienza sul set cambia anche per gli attori, a seconda di chi stanno lavorando. Nel 2024, Rolling Stone US ha scoperto che diversi attori attivi nel settore raccontavano che la crescita del genere aveva portato con sé anche presunti ritmi massacranti, paghe scarse, disparità razziali nei ruoli principali e una totale mancanza di regolamentazione.
Per l’attrice di vertical Sarah Pribis, una parte della sua presenza su TikTok — dove condivide provini, vlog dal set, clip di backstage e breakdown trasparenti dei compensi con i suoi 250.000 follower — è mostrare cosa significhi essere un’attrice lavoratrice oggi. Dopo aver accettato un ruolo nel dramma di GoodShort Bullies Beware of the Billionaire Belle, e aver vloggato l’intera esperienza, ha ricevuto un’altra proposta per un nuovo vertical e da allora ha detto di avere in programma di lavorare a un suo microdrama.
«Penso che sia fantastico che il sindacato stia riconoscendo questi progetti», dice. «La grande domanda per me è se le società dei vertical vorranno davvero affrontare tutti questi requisiti».
Molly Anderson, attrice vertical di 24 anni, racconta a Rolling Stone US che la libertà economica che il genere ha offerto agli attori che lavorano non è affatto da ignorare. «Niente, in ambito non sindacale o super indipendente, paga nemmeno lontanamente quanto i vertical», dice Anderson. «Il fatto che i vertical siano arrivati e abbiano dato agli attori emergenti un modo per restare e avere davvero una vita è una libertà che non do per scontata».
Ma pur riconoscendo quanto sia utile il compenso medio di un vertical, sottolinea che lei e altre attrici continuano a guadagnare meno dei co-protagonisti maschi — una disparità salariale frustrante, considerando quanto spesso le attrici vertical debbano fare di più. Molte delle storie più popolari ruotano attorno a donne che superano situazioni terribili (fidanzati violenti, compagni di scuola che fanno bullismo, capi implacabili). In un buon set, queste scene sono seguite da stunt coordinator, intimacy coordinator e registi attenti alla sicurezza. Ma in un mercato così poco regolamentato, un set malsicuro può risultare non solo pericoloso, ma anche una presa in giro, visto lo stipendio inferiore delle attrici.
«L’[attore uomo] sarà vestito con un bel completo elegante», racconta. «E magari dovrà versare una lacrima una o due volte; ma per la maggior parte del tempo starà sullo sfondo, tenebroso, e poi ti solleverà da terra in un gesto romantico. Per le attrici, invece, devi urlare, piangere, vomitare a comando, e poi correre a farti quasi affogare dall’acqua. Questa è la giornata tipo».
Anche se molti attori del mondo vertical sono entusiasti dei cambiamenti che il riconoscimento sindacale potrebbe portare sui set, diversi studi stanno provando a fare soldi in un mercato affollatissimo puntando su nicchie specifiche. La società di microdrammi Holywater, fondata dai startupper tech Bogdan Nesvit e Anatolii Kasianov e proprietaria dell’app My Drama, ha annunciato di recente un investimento azionario da parte di Fox Entertainment. Nesvit racconta a Rolling Stone US che il formato funziona così bene perché si adatta perfettamente all’attenzione breve delle persone. «I microdrama sono perfettamente calibrati sulle abitudini di visione forgiate da TikTok e Instagram», dice. «Con episodi da circa un minuto, la gente può guardarli ovunque, in qualsiasi momento, senza impegnarsi in una serie lunga».
Quando l’attrice Kylie Karson è entrata per la prima volta nel mondo dei vertical, adorava l’innovazione e l’accessibilità che offrivano ai nuovi creator. Ma era anche preoccupata da come un’industria con un pubblico composto al 75% da donne potesse prosperare pur mantenendo disparità così forti tra i generi. Ha così cofondato CheraTV, una società di vertical il cui segno distintivo è la proprietà femminile, la paga equa e il riconoscimento dei contributi di tutti.
«Più mi addentravo [nel mondo dei vertical], più capivo che alcune delle stesse inequità che esistono a Hollywood stavano comparendo anche qui: divari salariali, mancanza di diversità dietro e davanti alla camera, e un generale disinteresse verso il contributo delle donne», racconta a Rolling Stone US. «CheraTV nasce da quella frustrazione, ma anche da un grande amore per la narrazione e per le persone che la rendono possibile. Il formato verticale ci dà la libertà di sperimentare e creare strutture che supportino davvero chi lavora».
È difficile immaginare un mondo in cui le microdrammi rimpiazzino cinema e TV tradizionali, quelle che il pubblico guarda sulle piattaforme o al cinema. Ma ciò che le aziende dei vertical sperano di conquistare è il tempo “di mezzo”, le sessioni di scroll passivo che possono essere intercettate con un annuncio strategico o una clip intrigante di tre minuti su una cheerleader e un lupo mannaro palestrato. Catturare quel pubblico — e allo stesso tempo generare profitto — richiede un flusso costante di nuovi talenti, produzioni economiche e tempi di lavorazione velocissimi, tutti aspetti che i nuovi accordi SAG-AFTRA potrebbero andare a regolare. Tutti gli attori che hanno parlato con Rolling Stone US dicono di essere entusiasti della legittimazione che porta il riconoscimento sindacale; non sanno solo cosa succederà nel frattempo.
«L’equilibrio nei vertical è un continuo negoziato su come non essere sostituiti appena chiedi qualcosa in più, anche se quel “qualcosa in più” è comunque sotto gli standard tipici del sindacato in termini di sicurezza, condizioni o compenso», dice Anderson a Rolling Stone US. «Credo che sindacalizzare e legittimare questo spazio sia al 100% la strada giusta. Solo che il periodo di sviluppo e adattamento sarà piuttosto duro. E non so quanto sarà morbida questa transizione».








