I nuovi lavori post coronavirus di cui il Governo e la Spectre non vi parleranno mai | Rolling Stone Italia
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I nuovi lavori post coronavirus di cui il Governo e la Spectre non vi parleranno mai

Abbandonate schemi mentali anacronistici, è quasi ora di tornare a fatturare: dall’assembratore al pannello distanziatore umano, ecco le figure professionali del futuro

I nuovi lavori post coronavirus di cui il Governo e la Spectre non vi parleranno mai

Un laboratorio di mascherine a Los Angeles

Foto: ROBYN BECK/AFP via Getty Images

L’umanità, dopo ogni crisi, ha sempre spiccato un balzo in avanti. L’epidemia da Covid-19 non farà eccezione. È quasi ora di tornare a fatturare, sfruttando le nuove occasioni lavorative propiziate dalla riapertura. Abbandonate schemi mentali anacronistici. Avanti, al grido di: demenza al potere! Sarà una vita bellissima.

1. L’assembratore. Per anni avremo paura di avvicinarci. Ma ogni tanto la massa fa gioco. Comizi, concerti, orge, piramidi umane. Esploderà la moda dei cowboy. Studenti universitari che per arrotondare vestiranno cappelli a tesa larga e speroni, circonderanno mandrie rarefatte di persone e, cavalcandogli attorno, li obbligheranno a concentrarsi. E quegli altri: muuuuuh. I cowboy faranno roteare un lazzo sopra la testa per prendere al collo i bovini umani più cocciuti e per la stizza, di tanto in tanto, gli sputeranno addosso catarrose gocce di tabacco da masticare.

2. Il cacciatore di droni. Ora la fauna selvatica imperversa anche negli spazi abitati ma col ritorno alla normalità la civiltà si riprenderà ciò che è suo. Le anatre verranno sostitute da droni capaci di valutare la nostra condotta da cittadini coscienziosi. Non è escluso che si organizzino in stormi e migrino tra Europa e Africa a seconda delle stagioni. Gilet mimetici e anfibi, i cacciatori dovranno cambiare bersaglio ma le pappardelle ai microchip appena frollati promettono croccantezza, abbondanti dosi di fosforo, e di diventare il piatto forte dei ristoranti postmolecolari.

3. Lo sporcatore d’appartamento. Dopo mesi di pulizie compulsive, gli ambienti domestici luccicano che non li puoi guardare senza rischiare una cataratta. Quando la noia sta per trasformarsi in rivelazione d’insensatezza cosmica, mettiamo mano al mocio vileda. Ma una casa linda è una casa finta, un simulacro di vita. Vanno ripopolati, ‘sti appartamenti, come ogni ecosistema che si rispetti, con la fauna autoctona: scorrazzanti gatti della polvere, macchie intelligenti che prima sono lì poi scompaiono poi ricompaiono là, qualche indomito scarafaggio solitario, briciole rintanate nel folto dei tappeti. Entrerete nelle case con un secchio pieno di creature a rischio d’estinzione da liberare, sarete come operatori del WWF ma sul cappellino, invece di un panda, avrete un acaro.

4. L’avvocato matrimonialista vabbè dai scherzavo. Molte coppie si sono rotte alla prima settimana di convivenza forzata e hanno firmato in tutta fretta accordi di separazione. Ma con il distanziamento sociale non sarà facile trovare sostituti. Si ricorrerà all’usato sicuro. L’essere umano teme solo una cosa più della convivenza forzata: la solitudine. Il rischio è che s’instaurino troppi rapporti incestuosi con bambole gonfiabili che poi si sa mai ti nasca un bambino di lattice già superdotato da estrarre per il dildo col forcipe. Grazie a un nuovo decreto del presidente del consiglio sarà possibile annullare l’accordo con un semplice timbro, distribuito a tutti i legali coinvolti, su cui si staglierà la scritta rossa: VABBÈ DAI SCHERZAVO.

5. Lo spazzabalconi. I balconi, anche quelli occupati per tre quarti da gocciolanti scarichi per l’aria condizionata, hanno vissuto un cacofonico rinascimento. Gli abitanti li hanno riempiti con le loro performance grazie a cucchiaioni da zuppa e a tambureggianti pentole incrostate (nonché con vuoti di bottiglie alcoliche da eterno primo dell’anno). Non credete si lasceranno svuotare con tanta facilità, i balconi – guardi il mondo dall’alto in basso ed è un attimo che ti monti la testa. Andranno rastrellati sommariamente con droni bulldozer guidati dagli acerrimi nemici dei balconisti: quelli che un balcone manco ce l’hanno.

6. Supporto per carrelli della spesa stressati. Per giorni e giorni, i carrelli della spesa ci hanno preservato dalle sanzioni. Ci trasciniamo per le vie con quei sacchi a due ruote, magari riempiti di stracci, per legittimare una boccata d’aria. Ormai logori, spossati, appena spalanchiamo la porta del ripostiglio i carrelli si nascondono dietro la lavatrice ritraendo il manico fin dentro le viscere di nylon. Adesso si svegliano di soprassalto nel cuore della notte, ricordando le innumerevoli merde di piccione che hanno rullato e i prodotti umilianti di cui sono stati riempiti – mannaggia, devo uscire, come faccio a campare senza una confezione di uova di tordo?! I loro incubi sono popolati da spigoli, ciottoli e marciapiedi: smanacciano nel vuoto alla ricerca della ruotina fantasma – quella vera è rimasta incastrata in un binario del tram. Ci sarà bisogno di figure ibride – un po’ psicologo, un po’ meccanico – che facciano accomodare i reduci su ampi divani e analizzino i loro rapporti con materne catene di montaggio e, all’occorrenza, sappiano chinarsi per oliare i raggi ammaccati con una pompetta.

7. Pannelli distanziatori umani. Le fabbriche sfornano già a pieno regime pannelli di plexiglass per uffici e ristoranti. Bava e sputacchi infetti hanno i centimetri contati. Però poi tutto ‘sto sovrappiù di plastica dove ce lo infiliamo? Serviranno pannelli ecosostenibili e naturali. E chi meglio di un essere umano, bello spesso e biodegradabile? Pure corpulento e inespressivo? La morte sua. Naturalmente dovranno essere individui immunizzati, muniti di patentino da rinnovare ogni quattro mesi, che potranno perfino estrarre un bignami di Prévert e Coelho dalle tasche e suggerire frasi caramellate per un primo appuntamento a lume di candela. I ristoratori verranno sommersi da curriculum. Il desiderio più sordido e ghiotto dei frequentatori di trattorie e wine bar, farsi gli affari dei vicini, non solo esaudito ma addirittura remunerato. Preveniamo la protesta dei talebani della privacy: no, l’obbligo di tappi per le orecchie lede i diritti dei pettegoli.

8. Chirurgo estetico per mascherine. Non è che ti abitui a vedere facce gonfiate da botulino e acido ialuronico e poi in quattro e quattr’otto ti fai andare bene l’insulsa sottigliezza delle mascherine. Ora le punture andranno iniettate direttamente nel tessuto di polipropilene, per noi diventerà normale considerare sexy i filtranti facciali gonfi come gavettoni, tre bozze simmetriche e azzurrine – due in corrispondenza degli zigomi e una delle labbra. Così, niente paura, i vostri selfie con mascherine a papera potranno propiziare comunque ostinate sessioni di masturbazione.

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