Di fronte alla guerra tutto sbiadisce meno che le canzoni, maledetti noi | Rolling Stone Italia
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Di fronte alla guerra tutto sbiadisce meno che le canzoni, maledetti noi

L’effetto che fanno i tormentoni estivi e i vecchi pezzi degli Abba coi missili e i traccianti del conflitto fra Israele e Iran in diretta tv. La colonna sonora della nostra inadeguatezza

Di fronte alla guerra tutto sbiadisce meno che le canzoni, maledetti noi

Foto: Andrew Ebrahim via Unsplash

Alberto Piccinini: Come va? Non ero in casa, sono stato fuori qualche giorno per lavoro e ho visto la guerra in trattoria l’altra sera. Non c’era nemmeno l’audio, giusto qualche sottopancia. Il regista aveva messo a schermo pieno dietro la giornalista di RaiNews lo skyline di Tel Aviv che sembra Blade Runner, coi grattacieli a colori nella notte, i traccianti dei razzi e i flash delle contraeree o quel che era. Che vuoi che ti dica, ero ipnotizzato. Sono cresciuto con le scie verdi di Baghdad 1991, “orribile notte” come cantarono poi i nostri amici di Assalti Frontali, e adesso c’è una schermata di videogioco, se vai su YouTube la trovi, una telecamera fissa che va avanti per 11 ore. Ma non voglio sprecare un’altra riga di retorica, prendo nota, mi appunto coincidenze, fisso ricordi, cos’altro ci resta? Sono incappato pure in certi video girati in un matrimonio in Libano. Gli invitati puntavano i telefonini verso il cielo solcato dalle scie dei razzi iraniani, una specie di show pirotecnico involontario. Il dj chissà perché proprio in quel momento suonava Gimme! Gimme! Gimme! degli Abba, hai presente? Eurodisco del ’79, neppure malaccio. La canzone racconta la storia di una tipa che guarda la televisione a mezzanotte e mezza, è sola e depressa, un vento d’autunno entra dalla finestra e nel ritornello chiede un uomo. “Dammi dammi dammi un uomo che mi faccia attraversare le tenebre fino all’alba”. Di fronte alla guerra tutto sbiadisce meno le canzoni, maledetti noi. Eccomi qui a chiedere se era davvero una coincidenza o qualcuno ha messo di proposito gli Abba per fare qualche like in più. Cosa vado a pensare.

Giovanni Robertini: Non so tu, ma l’effetto Larsen di sirene e droni di guerra mi copre il volume di ogni potenziale tormentone estivo, fa esplodere i bluetooth di tutti i boombox da picnic. Così anche il nuovo pezzo di Anna, Désolée, rimane vittima del nostro tormentone psichico che tutto avvolge, sabotato nelle sue innocue intenzioni: “Vuoi fare il loco” è riferito a Trump o Netanyahu? “Se ad agosto vedo cadere la neve” sono scorie nucleari post esplosione? “Son tutta messa, io non bevo il Nero d’Avola” è un messaggio in codice del Mossad? Cerco di darmi una rinfrescata dal caldo e dalla pazzia con un bagno domenicale al fiume Trebbia, sold out come un concerto trap, ma antropologicamente più curioso. Dopo neanche un’ora vengo preso in ostaggio da una banda di ragazzetti con la cassa a tutto volume. Di solito le loro playlist non mi colgono di sorpresa, arrivo preparatissimo modello asceta di Shazam con le Birkenstock… ma a ‘sto giro casco al primo pezzo: il ritornello è “Come è che faceva Dumfries?”, nel senso del giocatore dell’Inter. Una tamarrata incredibile, modello Il Pagante, un Rovazzi rozzo, primordiale, con tanto di citazione riempipista dance. Scopro dalla rete che lui, quello che mi sta funestando il pomeriggio, si chiama Enzuccio ed è un comico youtuber, famoso per le parodie di Despacito (che diventa Infradito) e Riccione dei Thegiornalisti (che diventa Piccione). Ha 800 mila followers su IG e prima di diventare famoso lavorava alla Coop. Ecco, sono scappato dal fiume e mi sono chiuso in casa a guardare tutti i video di Enzuccio: come mai ce lo eravamo persi? Troppo boomer o troppo poco incel? È un alleato o un nemico? Che faccio, bombardo?

A.P.: Enzuccio e il Pancio, mi dicono. Ma a proposito di Gattuso nuovo ct della nazionale dobbiamo parlare? Abbiamo lasciato il calcio italiano da solo a rappresentare la nostra inadeguatezza cosmica e il rimedio non cambia direzione, anzi. Non ci mancherà lo stralunato paroliberismo di Spalletti. Il calcio è strano, ma fino a un certo punto. Di Gattuso ci eravamo portati dietro per anni una vecchia battuta, forse l’unica buona. Giocava con la nazionale contro l’Inghilterra e a David Beckham dopo un tuffo in area di rigore disse: «You’re not in your swimming pool», non sei nella tua piscina. Puzzava di emigrazione dal sud, pane e salame, scarpe grosse cervello fino, tutta roba che non serve più insomma. Dieci anni su YouTube girava il Gattuso trilingue allenatore dell’OFĪ Creta: «I giornalisti scrivono cazzate… one hundred per cent bullshit… malakia. Traduci malakia!», allo smarrito compare greco che lo assisteva. Non so se ho ancora la forza per sostenere l’italiano in gita che si arrangia con le lingue tipo Christian De Sica (che ha annunciato il prossimo cinepanettone con Tony Effe). Invece leggo sul Foglio (ma solo perché sono sul treno) un ritratto di Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Quello della foto mascherato da nazista, sempre incazzato col mondo, che grida nei talk show. E ti credo, spiega il lungo pezzo, è cresciuto a Bologna, figlio di un missino che fu gambizzato negli anni ’70, bullizzato a scuola dai comunisti i quali lo costringevano a camminare a quattro zampe per i corridoi con un guinzaglio al collo. «Ascoltava l’heavy metal, Iron Maiden, Guns N’ Roses, strimpellava il piano», leggo ancora nell’eroico ritratto di Carmelo Caruso, che una volta mi avevano presentato e mi sembrava sveglio. Ma cosa mi aspetto da un giornale che tre pagine dopo titola a tutta pagina “Fermare il terrore iraniano”. È la convinzione di essere nel giusto, nemmeno il contenuto.

G.R.: Di Gattuso che ti posso dire di più? Solo che è citatissimo in molti testi di rap francese, dev’essere per la fonetica elegante: “Ouais j’avoue j’suis un barjo, nerveux comme Gattuso”. Per una Nazionale – e Nazione – con i nervi a pezzi, forse la soluzione è un mister nervoso, urlatore, ultrà: Modernità esplosiva, come il titolo del bel saggio di Eva Illouz. La sociologa franco-israeliana nata in Marocco ci racconta che i sentimenti oggi non sono un affare privato, ma pubblico, politico… quindi Gattuso in linea teorica promosso. E credo che Enzuccio sia già al lavoro per un pezzo parodia pronto a rovinare il mio prossimo bagno al fiume. E dal Paese reale è tutto.

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