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Conglomerandocene: Vivono tra noi

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, cosa c’è davvero nel mondo invisibile e nascosto degli infrarossi

Conglomerandocene: Vivono tra noi

Foto: REDA&CO/Universal Images Group via Getty Images

Spettro.

Intervallo che delimiti il visibile dall’invisibile, sei strumento foriero di preziose informazioni pigmentali: il blu è davvero blu? E quanto è blu? E il bluastro tira più del blu? E il blé?

Il nostro spettro visibile descrive un’area ben specifica, oltre alla quale ci sono da una parte gli infrarossi, dall’altra gli ultravioletti. Ciò che ricade in tali aree è invisibile e sconosciuto ai nostri occhi e sondabile solo attraverso particolari marchingegni alimentati a manganese, misteriosi e perniciosi (non ne vale la pena).

Già nel ‘700, il biologo Carlo Linneo dimostrò che quei mondi sono popolati da strani esseri a noi impercettibili. Nel mondo degli infrarossi abitano infatti gli Infrarospi, mentre gli Ultraviolenti popolano quello degli ultravioletti. I primi sono essenzialmente dei rospi d’acqua dolce inframezzati per verticale da strati di pancarrè. Per la precisione: sei strati di rospo, cinque di pancarrè, salse a scelta, una Sprite bella ghiacciata. Gli Ultraviolenti sono, né più né meno, dei tifosi del Lanerossi Vicenza coi baffi a manubrio e la psoriasi. Sono finiti lì di ritorno da un’amichevole contro l’Acireale, dopo che il loro pulmino, invece di imboccare il casello del Telepass, entrò per sbaglio in un gorgo d’antimateria. Le due specie parlano lingue distinte, si vedono fra loro, tuttavia non vedono noi. È per questo che spesso capita di inciamparci contro e noi li percepiamo come crampi, nevralgie, parestesie. Tipica frase umana: «Mannaggia Fabio, sono incespicato!» E invece era solo l’Ultraviolento Gentileschi che passava di lì.

Quello che ci è insospettabile è che in quei casi nascono dei contrasti fra Infrarospi e Ultraviolenti poiché, non vedendoci, ogni fazione crede che sia stata urtata dall’altra. È allora che avvengono scontri che definire sanguinari è definire poco. Gli Ultraviolenti si fanno valere con delle piccole chiavi inglesi di Cluedo arroventate e intinte nel curaro, che gli Infrarospi contrastano scagliando lentissimamente dalla bocca delle inoffensive piume omeopatiche. C’è da dire che in quei mondi l’inoffensività (sul dizionario Gabrielli c’è) è già nocumentosa di suo, ma quando questa si sposa con l’omeopatia allora non ce n’è proprio più per nessuno. È così che gli Infrarospi hanno gioco facile, tanto che gli Ultraviolenti possono oggi essere considerati una specie in via d’estinzione. Dopo ogni mattanza, montagne di cadaveri di Ultraviolenti insanguinano lo spettro del non visibile. E l’odore emanato dalla putrefazione dei loro corpi ricade nell’intervallo fra 0,084 e 0,087 gradi Cariplo, quindi non viene percepito dagli Infrarospi (che nemmeno danno degna sepoltura agli avversari), ma solo dall’uomo. E viene percepito solo dal sistema olfattivo dell’essere umano, non dal cervello! L’esito è che l’uomo si trova ad essere infastidito dal viola senza nemmeno accorgersene. Per esempio, è scientificamente dimostrato che se uno può scegliere fra una maglietta viola e una con la foto dell’ex senatore Fabrizio Cicchitto, si troverà sempre ad optare per la seconda. È sotto gli occhi di tutti che, con l’evolversi della specie, l’uomo ha preso ad evitare il viola e limitarne l’uso nella vita quotidiana, tanto che gli elementi viola presenti in natura sono oggi circoscritti al misero numero di tre: le susine, la Fiorentina e la Pentecoste.

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