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Conglomerandocene: San Francesco, ma a che prezzo?

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, la vera storia di Francesco d'Assisi e della sua rinuncia a ogni cosa

Conglomerandocene: San Francesco, ma a che prezzo?

Foto: ullstein bild via Getty Images

Prisma.

Figura concava, poligonale e convessa, avente sovente la forma di prisma. Ma ora basta parlare di prisma.
Pochi sanno infatti che San Francesco, al secolo Francesco Maria Barozzi, era un industriale potentissimo. Egli era talmente ricco che le sue industrie fabbricavano industrie. Tuttavia il potere non aveva fatto di lui un uomo saggio e magnanimo, bensì il contrario: l’aveva riempito di lubrici vizi e sanguinarie aberrazioni.

Così tutti si sorpresero quando, un giovedì mattina, Francesco decise di donare ciò che aveva ai poveri. Per la precisione: a tutti i poveri del mondo, tranne quelli con un nome che iniziasse con la lettera elle. Questo perché quei nomi gli ricordavano il nome di Luciana Mastronardi, una donna che tanto nocumento gli aveva arrecato. Francesco si privò così del 99,8% del suo patrimonio ma, essendo comunque l’uomo più ricco sulla terra, il restante 0,2% lo rendeva in ogni caso ricco almeno il doppio del secondo uomo più ricco sulla terra: il faraone Fegatellius. Solo che adesso Francesco si vedeva costretto a privarsi di certi costosi privilegi. Per esempio, fino ad allora si era sempre preso il lusso di snobbare gli animali e non rivolger loro parola, mentre improvvisamente iniziò a parlarci. Un solo vizio restò immutato: quello di dormire sopra sessantatre materassi. Ogni sera, egli si adagiava su un singolo materasso e il suo maggiordomo Battista impilava gli altri sotto, fino a che la pila raggiungeva il soffitto. A Francesco infatti piaceva dormire schiacciato fra sessantatre materassi e il soffitto.

Solo che una sera il maggiordomo si era distratto per aver visto un tirabusciò con l’impugnatura a forma di delfino, così invece di sessantatre materassi ne aveva impilati seicentotrenta. La camera di Francesco era diventata quindi un’arma non convenzionale, visto che era come se contenesse una molla potentissima, pronta a trovare sfogo da qualche parte e fare danno. Ma il soffitto e il pavimento erano di cemento armato con su un telaio acciaio inossidabile e non si piegavano. E nemmeno le altre pareti della villa cedevano. Ma la molla vibrava, ringhiava impaziente nottetempo, ansiosa di trovare un anello debole da qualche parte. Fino a che quella forza d’attrito scovò molto lontano un punto di rottura: il polo nord. Fu un attimo, i ghiacciai si spaccarono e per l’uomo venne la prima glaciazione. L’intero genere umano perì, tranne Francesco e il suo maggiordomo Battista, gli unici sulla terra dotati di Sgonfierello, il canotto anti-glaciazione. Così rimasero lì, a galla, ad aspettare che la glaciazione passasse e a rifondare il genere umano da zero. E intanto leggevano Alan Ford.

In definitiva, Francesco aveva fatto un danno pazzesco al mondo e agli uomini, il peggiore possibile. Col senno di poi, era meglio se non donava niente. Così Dio, per farlo sentire ancora più un verme, lo fece santo.

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