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Conglomerandocene: la situazione panettoni

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, la discriminazione dei canditi e altre assurdità delle major dei dolci natalizi

Foto: Vincenzo Lombardo/Getty Images

Il Natale mi interessa per varie questioni, tutte riguardanti la sfera più ancestrale di questa festività. Ma andiamo con ordine. Il primo aspetto che mi colpisce è chiaramente il classico, mitico, incantevole Gesù bambino. Medaglia d’argento per il presepe vivente del Borro (AR) quando c’è mio cognato Alfio che fa Ponzio Pilato. Tertium non datur per il panettone in offerta a 1 euro, uno per ogni spesa, spesso di marca Dolciando, Smart o Liabel (quelli delle canottiere), specchietto per allodole perché l’acquirente vada a fare la spesa proprio in quel discount lì.

Il panettone io non capirò mai questa cosa dei canditi. Sugli scaffali vedi sempre più confezioni su cui campeggia la diabolica dicitura “senza canditi”. Lo trovo in una parola pazzesco. Non è che ci trovi scritto “purtroppo senza canditi”, “ci dispiace ma questo c’è venuto senza canditi, prendi quello accanto”, “la persona che ha fatto questo panettone è stata licenziata perché non c’ha messo i canditi e s’è sparata”, “abbiamo una banca”. Macché! La scanditatura è notificata da richiami sgargianti, multicolori e di forgia giovanilistica quasi a vantarsene, anzi proprio a vantarsene. Capirei se su quelle confezioni ci fosse scritto “senza feci” o “senza neonati tritati”, ma cosa ti hanno fatto i canditi?

Il problema non è che c’è gente che non gli piacciono i canditi, quella la rispetto [a meno che poi nella vita non siano dei ladri di titoli nobiliari (un marchesato è un marchesato)]. Ma perché l’assenza dei canditi è così tanto ostentata? I canditi possono non piacere, ma non sono un difetto oggettivo. Perché sbandierare ai quattro venti proprio quella e non altre assenze? Io non ho mai letto: “senza uvette”, “senza panettone” o “senza confezione”. Io per esempio amo i panettoni senza il laccettino per appenderli, ma c’è solo una marca cambogiana che li fa (la Dolciumi Bolbo) ed è additata da tutte le altre. Invece l’assenza di canditi c’è addirittura da sfoggiarla. Cioè, capisco esibire con fierezza che quel pane è senza glutine (fa male ai piedi) o che quel prosciutto cotto è privo del dono dei conservanti (rendono scocciati). Ma perché mettono i canditi alla pari col glutine o coi conservanti? Se provavi a far mangiare all’oncologo Umberto Veronesi qualcosa a scelta fra glutine, canditi e conservanti poi vedevi quello che ti sceglieva. Cosa ti sceglieva? Ma il glutine ovviamente! Ma solo perché s’era sbagliato e voleva i canditi.

Io penso che le persone che non amano le uvette, il panettone o la confezione, non hanno niente in meno di quelle che non amano i canditi. Al limite i panettoni senza canditi li potrebbero vendere in farmacia, come vendono le tavolette di cioccolato senza zucchero o gli sciampi senza nichel. È giusto che la persona che non ama i canditi faccia fatica a trovarli, si senta strana, debba infilarsi in posti inquietanti e di dubbia morale come le parafarmacie galeniche. E invece le major dei panettoni ti vengono incontro già al supermercato, ti rassicurano, ti fanno sentire a
posto come gli altri, anzi di più. Insomma un classico esempio di minoranza al potere, tipo i Lautari.

Io una volta ho trovato in un panettone un candito rosa. Pensavo fosse un candito alla fragola. Purtroppo rimaneva attaccato al panettone, non c’era verso di tirarlo via. Così mi ci sono attaccato a ventosa e ho iniziato a succhiarlo come una lumaca dal suo guscio. Niente, non veniva. Ho concentrato tutte le forze fino a che, in un attimo, mi sono ritrovato la bocca completamente riempita da una cosa gonfia. Era un cazzo di trentanove centimetri, tagliato, finito chissà come in un mandorlato Mainardi. Fui poi convocato al processo per il delitto Fragagnano come persona
informata sui fatti.

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