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Conglomerandocene: Il Bosco Diagonale

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, la storia di un nuovo modo di concepire l'abitazione, avveniristico e loescheriano

Conglomerandocene: Il Bosco Diagonale

Foto di MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images

Dotato di un portachiavi in vero cuoio e dalla comoda fibbia, il Bosco Diagonale sito nella silenziosa via Sergio Cusani nel quartiere QT8 rappresenta il punto zero di un nuovo modo di concepire l’abitazione. Progettato da Gae Aulenti durante uno starnuto, ogni monolocale che compone il Bosco Diagonale è a misura di capufficio Cariplo, pratico, user-friendly, non dispersivo e facile da tenere in ordine ma molto spazioso, open-space, ideale per la coppia, per la coppia allargata, ma perfetto per le comuni e per le popolazioni bisognose di spazi enormi e sterminati e che si stagliano oltre l’orizzonte sì, ma in diagonale, perché per orizzontale è stretto, angusto, asfittico, come già detto a misura di single (non fatemelo ripetere).

Il loft fu arredato con gusto e raffinatezza da Gae Aulenti negli anni ’70, ispirandosi all’astronave di 2001 Odissea nello Spazio: pavimento in acciottolato, calendario dei frati comboniani, tendine perlinate da negozio d’alimentari e una ciabatta Champ ribaltata per terra, così, per gradire.

Il monolocale si compone di più stanze, a cui fa d’accesso la classica “porta”. In pratica apri una porta e accedi ad una stanza enorme con in lontananza un tizio con la motosega che ti corre incontro. E allora scappi a tutta velocità e ti rifugi in un’altra stanza ma trovi anche lì un altro tizio con la motosega, ma più vicino di quello di prima. Scappi di nuovo e ti infili in un’altra stanza ancora, pensi di essere al sicuro ma trovi un terzo tizio gemello degli altri due che ti sta praticamente addosso. In realtà la stanza è sempre la stessa e il tizio pure: erano tre porte vicine.

E allora chiudi la porta e per salvarti ti fiondi di nuovo sulla prima, sperando di ritrovarlo lontano e avere tempo per urlare aiuto. E invece no, non ce lo trovi proprio. E questo perché nel frattempo è uscito dalla terza porta ed è proprio dietro di te!
Il Bosco Diagonale vanta anche lo status simbol per eccellenza del milanese coi soldi: una terrazza esagerata. E questo pur essendo in un seminterrato! La terrazza suddetta è infatti tritata a picconate e in un sacco di calcinaccio in cantina che lo portano via nel pomeriggio.

Perfezionista fino all’autolesionismo, l’Aulenti dotò il Bosco Diagonale dei migliori confort, tra i quali spicca un avveniristico “tavolinetto da champagne” disegnato da lei. Il tavolo da champagne è come un tavolo normale, ma con un’eccentrica particolarità: è in legno. “Ho scelto il legno perché tende a non far scivolare i folkloristici bicchieri di champagne! Uhuhuhuh!”, queste le parole di Gae Aulenti alla Biennale del 1972 davanti a un Pasolini applaudente con in braccio i suoi due amati chiwawa: Sviluppo e Progresso.

Gae spiegava: “Prima di appoggiarci lo champagne, si consiglia chiaramente di esplorare per bene il tavolo onde sincerarsi che la sua superficie non presenti buchi attraverso cui il bicchiere passerebbe. Certo, se ci sono i tarli i buchi possono crearsi, ma ci mettono mesi. L’importante è regolare il movimento del braccio in modo da non impiegare mesi nell’appoggiare il bicchiere di champagne. Si consiglia per questo un movimento deciso ma controllato, così da anticipare i tarli ma non danneggiare il bicchiere! Uhuhuhuh!”.

E subito Pasolini alzò la mano dal pubblico: “Però se c’è un piranha rimasto attaccato sotto al tavolo, il buco può anche crearsi nel giro di una frazione di secondo, andando a far cadere amaramente lo champagne per terra, no?”. E Gae: “È proprio per questo che si consiglia di controllare con uno specchietto di cortesia che non siano rimasti piranha sotto al tavolo! Uhuhuhuh!”. E poi niente, andarono a cena.

Cosa c’entra il Bosco in tutto questo? Per il fatto di Don Bosco, ma non approfondirei oltre perché vi assicuro che non volete sapere altro a riguardo. Perché acquistare questo immobile? Perché non mi sento bene, firmato Fabio. Questa descrizione ha valore puramente indicativo e non costituisce elemento contrattuale.

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