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Conglomerandocene: Cose troppo diverse

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, una riflessione su quelle persone che non riescono a scegliere, su chi va in stallo di fronte alla diversità

Conglomerandocene: Cose troppo diverse

Foto: William Gottlieb/CORBIS/Corbis via Getty Images

Ci sono persone alle quali, se chiedi cosa preferiscono fra l’elefante e il cacciavite, ti sfoderano il più tonico dei sorrisetti e ti fanno: «Come fai a confrontarli? Sono cose troppo diverse!». Con tutta la buona volontà, come dare loro torto? L’elefante è un mammifero africano che si basa sull’avorio e sul pasticciare la savana, il cacciavite è uno strumento senza la cui esistenza ogni elemento della natura sarebbe sotto forma smontata. Elementi impossibili da confrontare.

Quelle stesse persone, se chiedi loro se preferiscono Andrea Palladio o Antonello Da Messina, appoggiano l’Aperol Spritz e belli schietti ti fanno: «Eddai! È impossibile confrontarli! Sono troppo diversi!» In effetti, a ben pensarci, Palladio è un architetto di case tridimensionali, mentre Antonello Da Messina è un pittore di tele a due dimensioni, che dipingeva oltretutto da un solo lato per motivi sindacali. Molto arduo raffrontarli, lo capisco.

Ancora quegli stessi, interrogati su cosa preferiscono fra gli spaghetti alla carbonara e la sacher torte, uscendo da Intimissimi ti replicano: «Ma come cazzo fai, Giorgio? Sono cose troppo diverse!». Non diversissime, visto che si tratta di alimenti, comunque posso capire. Una è una pastasciutta a base di ovino, l’altro è un dolce che tutte le massaie ambiscono a fare e gli viene sempre un’anonima torta al cioccolato, che però chiameranno “ho fatto la sacher”. Ci sta che non sia semplice confrontarli, lo accetto, va bene, la vita mi ha insegnato ad incassare.

Sempre loro, quando gli domandi se preferiscono Firenze o Roma, sputano un nocciolo d’oliva e ti rispondono: «Boh… cioè dai… della serie… sono città troppo diverse!!!». Sinceramente, in questo caso, mi aspetterei uno sforzo in più per correlarle. Sono città entrambe, si è detto. Capisco che non stiano in un colpo d’occhio, sono metropoli e non sorprese degli ovetti, hanno mille facce e duemila contraddizioni e confrontarle impegna addirittura l’ipofisi, che va tenuta a riposo perché è con l’ipofisi che si visualizza il prisma in tutta la sua completezza nei casi di pericolo. Va bene, lo accetto, non posso pretendere che la collettività rinunci al prisma quando serve nelle Escape Room.

Di nuovo quegli individui, quando gli chiedi se preferiscono Il Padrino o Il Padrino Parte II, si spengono la sigaretta in un occhio e prontamente ti fanno: «Mmmhhh… fammi pensare… no dai, sono film troppo diversi!». Tu, dall’altra parte del telefono, gli comunichi che purtroppo sei faccia a terra in un parcheggio sotterraneo, con un partigiano pazzo che t’intuzza con la baionetta nella schiena e ti penetrerà la carni se non avrà una risposta e loro: «Mmmhhh… oddio fammi pensare… mmmhhh… allora… guarda, forse… no dai, sono troppo diversi!». Diversi questi gran cavoli, madonna santissima dell’intifada in rovere! Si tratta di due film, e nemmeno di Quarto Potere” contro Scuola di Polizia 5: Destinazione Miami, ma di due capitoli della stessa saga, un film il seguito dell’altro, un film il capitolo prima di quello dopo l’originale, entrambi con un giovane Al Pacino protagonista, entrambi diretti da Luciano Salce, entrambi sul tema delle pianta carnivore.

Se a quelle stesse persone chiedi se preferiscono un wafer nocciolato o lo stesso wafer identico, preciso, sputato, ma spostato due millimetri di lato, ti fanno: «Ma che ne so, Fabio?! Sono situazioni troppo diverse!»

Io una volta ho fermato un bidello per strada e gli ho chiesto l’ora. M’ha risposto che sono cose troppo diverse. Da lì ho capito che tutti questi individui sono droidi della Troppodiversy, una ditta di droidi che si basa su un fatto di circuitanza in silicio che andrò a spiegare in futuro. Buonasera.

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