Conglomerandocene: bellezze al bagno | Rolling Stone Italia
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Conglomerandocene: bellezze al bagno

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, tutto quello pensavate di sapere sugli energumeni che fanno i simpatici in spiaggia

Conglomerandocene: bellezze al bagno

Foto: Alex Gbadamosi on Unsplash

Da bambino, c’era un momento tipico della situazione-spiaggia che non proprio sopportavo. Era quando una ragazza, di solito coi capelli rossi e le lentiggini, che magari se ne stava tranquilla sul suo lettino a leggere un libro di Danielle Steel, veniva sollevata da uno o più energumeni, a tradimento, quindi portata verso il mare e gettata amaramente in acqua. Queste sfortunate prede, nel tragitto dalla loro sdraio al mare, le sentivo urlare a squarciagola come aragoste gettate vive nell’acqua bollente, invocare aiuto, dimenarsi alla moda dei martiri di Belfiore e bestemmiare.

Io credevo che berciassero a tutta randa, superando la vergogna precipua del berciare a tutta randa fra i bagnanti in villeggiatura, per il fatto che erano nel panico più totale, avevano paura dei piranhas e volevano essere salvate da persone gentili, gelatai educati, apicoltori impazziti. Io avrei voluto ogni volta difendere queste creature innocenti. Andare dagli energumeni in questione e dire loro: «Lasciatela stare, manigoldi! Io la posso amare e rispettare! Io non sono come voi! Io vi sconfiggerò!». E loro si sarebbero impauriti davanti ad un seienne che ragiona come uno sheyenne, avrebbero lasciato la presa e sarebbero scappati in due direzioni diverse perché ognuno di loro avesse un 50% di probabilità che inseguissi l’altro. Ma io non li avrei inseguiti, la mia urgenza sarebbe stata quella di dedicarmi alla fanciulla salvata, per tamponare il suo trauma già sul nascere (Crepet insegna che sono cose che rimangono) onde tamponare qualcos’altro in un secondo tempo (se semo capiti).

Questa sarebbe venuta con me all’ombrellone, io avrei fatto cenno ai miei genitori di far finta di non conoscermi e tornarsene alla pensione. Avremmo discusso amabilmente di giochi da tavolo ed Exogini. Quindi avrei passato la serata in giro con lei, fra sale giochi e minigolf, a mangiare piadina, ridendo e scherzando, magari limonando, forse stando pure insieme tutta la vita. Ma la realtà è ben diversa. Purtroppo, e questo l’ho scoperto a sessant’anni suonati, quelle ragazze si divertivano alla pari degli energumeni, forse anche di più, e questo ancora oggi mi rende disperato. E se mai l’avessi fatto di fermare quei prepotenti, invece che ricevere in dono una vita insieme, la figa, i beni in comune e la bomboniera del matrimonio (una ce la vorremo tenere, no?), sarei stato guardato malissimo dalle signorocce in questione, che avrebbero guardato gli energumeni e sarebbero scoppiate a ridere di me. E loro le avrebbero prese e buttate in acqua, davanti ai miei occhi, dieci, cento, mille volte. Come per dire: dai moccioso, che ti scopiamo la tua fidanzata davanti. E le ragazze sarebbero state complici fino in fondo di questo vile gioco, prima a urlare, poi a deridermi non appena facevo un passo per andarle a salvare, quindi di nuovo ad invocare aiuto cercando di essere convincenti, ma pronte ad umiliarmi come ci ricadevo. E le risate più grosse le avrebbero riservate al momento che tutti bramavano e coltivavano come una un giglio bianco screziato e preziosissimo: quello in cui sarei scoppiato in lacrime. Posso dirlo? Complimenti.

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