Ci eravamo tanto sposati… o forse no | Rolling Stone Italia
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Ci eravamo tanto sposati… o forse no

Altro che lancio di riso: alla proposta della Lega per un bonus matrimonio è toccata una raffica di critiche. Tanto che dal salvare i riti religiosi, si è parlato di risollevare il settore del wedding: ma perché non ci sposiamo più? Senza scomodare la mancetta del prete, bastava chiedercelo

Ci eravamo tanto sposati… o forse no

Foto: HBO

Tutti ne conosciamo almeno una, di quelle coppie di sposini il cui matrimonio è stato più veloce di quanto non sia stato, il fatidico giorno, l’infinito ricevimento con annesso taglio della torta ben oltre l’orario consentito dall’umana pietà. Forse perché quei due che si amavano tanto e che ora portano fuori il cane a giorni alterni erano nostri amici; forse perché la parente serpente di turno l’aveva previsto mentre sorseggiava il suo tè al veleno; o forse perché eravamo proprio noi l’altra metà di quella coppia che pensava sarebbe durata perché il «finché morte non ci separi», si sa, passa sempre prima dal «finché scelta delle isole degli aperitivi non ci distrugga per sempre» (formaggi e sushi imprescindibili, d’accordo? D’accordo). E invece è finita così: nelle carte del divorzio da firmare e nei selfie postati sui social davanti al negozio della Casio che lui collezionava tanto – e che ora ti accusa di avergli rubato.

Ma non c’è bisogno di farne un dramma. Se c’è una cosa che stiamo imparando in questi giorni in fatto di matrimoni, è che è meglio durare poco come sposini che durare pochissimo come quel disegno di legge proposto dalla Lega lo scorso 13 ottobre, e che solo adesso ci fa parlare tanto di bonus matrimonio, possibilità di isole degli aperitivi targate Cannavacciuolo e Cracco, mancette finalmente sostanziose al prete che già metteva da parte l’ipotesi dell’ennesimo panettone in un pacco di Natale. Questo perché la proposta dei leghisti Domenico Furgiuele, Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli ed Erik Pretto è per sua stessa (iniziale) definizione qualcosa di peggio di una tardiva ammissione di incompatibilità nella coppia o di amara evidenza di un tradimento: il bonus matrimonio è un po’ quell’amore che nasce male, e che dunque non può che finire peggio (e in brevissimo tempo).

Come poteva funzionare tra quei due, se lei desiderava applausi composti e un evento del calibro di Enzo Miccio, e lui il rutto libero e una festicciola a base di birra e stinco? E come poteva funzionare una proposta che vede assegnare un credito di imposta (per un massimo di ventimila euro) sulle spese legate al matrimonio, ma solo a quegli sposi che (età, ISEE e cittadinanza a parte) scelgano di giurarsi amore eterno di fronte a dio, lasciando di fatto da parte gli altri? Ve lo dico io: di fronte alla legge non scritta delle relazioni, tanto quanto alla costituzionalità di un Paese laico, tutto ciò non poteva funzionare. Fine della storia.

E infatti è ormai noto che se da una parte la boiata degli opposti che si attraggono lascia il tempo che trova, dall’altra anche il leghista Furgiuele, primo firmatario del disegno di legge, s’è dovuto bloccare mentre già si preparava a riempire i sacchetti col riso. D’altronde, doveva ripararsi dall’ovvia mitragliata di critiche che l’ha portato (infine) a dire che la proposta «è volta a incentivare il settore del wedding (…) e sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no». Nell’attesa che ciò avvenga, come si farà a questo punto ad affrontare ancora una volta l’evidente «maggiore onerosità» dei matrimoni con rito religioso di cui si leggeva nel disegno di legge non si sa proprio. Conviene iniziare a mettere le mani avanti con la parrucchiera, ché il boccolo rinascimentale sulle extension s’ha da rimandare a quando sarà.

Caro prete, ti scrivo: con tutta la buona volontà, è giusto che tu sappia che la mancetta rimarrà quella che è; la chiesa non vedrà neppure adesso le installazioni floreali di Vincenzo Dascanio; il libretto messa sarà ancora stampato dal cugino che si prende la briga di comprare i toner. Ma tanto so che ormai non ci speravi più di tanto, perché i dati ISTAT riportati dalla Lega nel disegno di legge, a dirla tutta, sono corretti: nel 2020 le nozze con rito religioso hanno avuto un calo del 67,9%; com’è vero che nel 2021 quelle con rito civile hanno registrato una ripresa, tornando ai livelli del 2019 (con un +0,7%, per giunta). Nel complesso, però, vorrei rincuorarti sul fatto che la tendenza a non sposarsi più non è solo legata al rito religioso e alla confessione che (sorpresa!) nessuno vuole fare, con buona pace della nonna che fa la comunione tutte le domeniche. Basta guardare ancora una volta i dati ISTAT per scoprire che nel 2021 le pratiche matrimoniali hanno subito un calo generale del 2,7% rispetto al 2019, mentre le unioni civili tra persone dello stesso sesso uno del 6,2%, registrando in sostanza un effetto simile. Insomma: vuoi vedere che il corso prematrimoniale dopo il lavoro è solo una goccia nel grande oceano degli sbattimenti in cui le coppie, religiose o meno, non vogliono imbarcarsi più?

Vuoi vedere che il settore wedding è diventata più croce, che delizia, per chi vuole convolare a nozze? Per non parlare di quel girone infernale che vede una dannazione eterna a organizzare i tavoli, nei posti a sedere per cui qualcuno, sempre e comunque, avrà da ridire; o la scelta di un catering che, quant’è vero, quella pasta lì alla prova la vendeva come tutt’altra cosa; o il fotografo dal tariffario di Richard Avedon, e che poi finisce per non fotografare i tuoi parenti anziani; o la location che è tanto bella, sì, ma a una certa, cascasse il mondo, spegne tutto e ti manda a nanna; o la wedding planner che consiglia la candela carina da mettere sul tavolo, in barba all’impianto elettrico che, non te lo dice, ma forse nella tua splendida casa di famiglia in campagna mica regge. Fino a che vi troverete di nuovo sul vostro divano, abbracciati nel vostro essere coppia che si ama, a rendervi conto che quello era tutto un fantasticare le gioie del matrimonio, i dolori dei preventivi, nell’attesa di qualcosa che forse sarà. O forse no, ché in fondo al giorno d’oggi si sta bene anche così, con le tutele che non mancano pure se non si ha un anello al dito e un figlio che non è più un peccato da evitarci l’abito bianco. E poi quella parente serpente pensa sempre male, ma quant’è vero che fin troppo spesso, su matrimoni e divorzi, alla fine ci azzecca.