Chef Ruben: «Non sono solo uno chef influencer» | Rolling Stone Italia
Branded content

Chef Ruben: «Non sono solo uno chef influencer»

La gavetta, l’esperienza come cuoco a Londra, una passione per la cucina invincibile e un successo arrivato in maniera inaspettata: abbiamo fatto due chiacchiere con il cook creator più famoso del web

Chef Ruben: «Non sono solo uno chef influencer»

Chef Ruben, al secolo Ruben Bondì, è il cook creator più famoso del web: lo stile spontaneo con cui illustra le sue ricette ha fatto innamorare centinaia di migliaia di follower, su TikTok e Instagram la parola d’ordine “Che te voi magnà?” è ormai un tormentone certificato e l’iconica scorza di limone che grattugia simpaticamente sulle sue pietanze è un marchio di fabbrica riconoscibilissimo.

Lo abbiamo incontrato grazie al progetto “Birra Moretti, Così come siamo”, la nuova serie realizzata da Birra Moretti e dedicata alla celebrazione dello stare insieme senza filtri, con spontaneità. Un’occasione in cui Ruben, protagonista dell’ultima puntata, ha potuto raccontarsi intimamente durante una cena con quattro ospiti d’eccezione come Nicolò De Devitiis, Melissa Satta, Veronica Ruggeri e Tananai. La gavetta, l’esperienza come cuoco a Londra, una passione per la cucina invincibile e un successo arrivato in maniera inaspettata.

Qui potete gustarvi integralmente la quinta puntata di “Birra Moretti, Così come siamo”.

Così come siamo | Ep.5 - Comfort zone

Ruben ha raccontato gli inizi della sua carriera da creator: «È iniziato tutto un anno e mezzo fa, quando ho contratto il Covid di ritorno da un viaggio a Madrid con il mio migliore amico. Ho fatto la quarantena dai miei genitori perché stavo ristrutturando casa mia e, siccome non avevo niente da fare e non riesco a stare fermo, sono uscito fuori dal balcone e per caso ho visto il condizionatore. Mi sono detto “Sai che c’è? Adesso lo trasformo in un tavolo, ci metto sopra un tagliere e un fornello e faccio da mangiare”. Il format “Che te vuoi magnà?” È nato così, molto spontaneamente».

Quello per la cucina, però, non è stato un innamoramento improvviso: è la sua passione da sempre. «Mi sento davvero me stesso quando cucino, è quello per cui sono nato, quello per cui mi alzo tutti i giorni, la cosa che mi piace fare. Quando cucino, soprattutto al mare sulla spiaggia con un fornelletto e due ingredienti freschi, mi sento proprio bene, non ci posso fare niente».

Prima del successo, come tanti altri colleghi, Ruben ha dovuto affrontare da vicino la famosa gavetta. «Lavoro da quando avevo 15 anni perché, dopo un anno fallimentare allo scientifico, avevo capito che la mia strada era proprio quella della cucina quindi siccome la pratica non mi bastava ho iniziato a lavorare subito gratuitamente, basandomi sul concetto “vedere per imparare”. Lo dico con emozione, avevo il terrore che lo chef mi dicesse “ora abbiamo finito, ci vediamo domani”. Questa esperienza mi ha formato sia a livello personale che a livello culinario perché non è facile entrare in questo mondo da giovanissimo: è un ambiente in cui la concorrenza è tanta. Senza una vera passione, fare questo lavoro è impossibile: sopportare la pressione a cui si è esposti è un’impresa difficile».

A un certo punto, per immagazzinare esperienza e allargare le sue conoscenze, Ruben ha scelto di lasciare Roma: «L’esperienza a Londra è stata estremamente importante per me, perché ho fatto la mia prima esperienza in un hotel 5 stelle lusso con ben dieci ristoranti; mi si è aperto un mondo nuovo e, ovviamente, tutta una serie di ostacoli da superare, in primis quello di dovere imparare una lingua diversa dalla mia. Quel periodo è stato difficile, ma mi ha permesso di formarmi non soltanto a livello culinario, ma anche a livello personale nella ristorazione. Mi ha aiutato tanto perché sono partito da zero con persone che non conoscevo, ho dovuto combattere per farmi rispettare perché ero l’ultimo arrivato. Ho lavorato anche con chef molto bravi che mi hanno dato spunti positivi».

Una delle lezioni più importanti che ha potuto apprendere ha a che fare con la disciplina, un elemento che, ci racconta, «È importantissimo nel mio lavoro, perché è la base di un ottimo risultato sia per quanto riguarda l’ordine degli ingredienti fino ad arrivare alla pulizia della cucina e al rispetto delle regole. Oggi le cose sono un po’ cambiate, faccio lo chef privato e sono un po’ il capo di me stesso, però provo sempre a far capire alla gente che lavora con me il modo giusto di porsi. Non sarò mai, e non sono mai stato, una persona che denigra chi lavora con lui, cerco sempre di essere positivo perché penso che se offendi e mortifichi una persona questa non riuscirà più a rendere bene come faceva prima, anzi si sentirà semplicemente una “merda” per il resto del tempo che spenderà al tuo fianco».

Quando gli chiediamo se il giudizio dei colleghi lo preoccupa, Ruben dimostra di avere molto a cuore il suo passato: «Sì, in realtà questa è sempre una paura che ho, lo “chef influencer” è visto male soprattutto da chi lavora in cucina. Mi rattrista questa cosa. Quando posso vado sempre a fare servizi al ristorante, perché mi piace dimostrare anche a me stesso che ancora lo so fare e che lo posso fare. Devo dire la verità, nonostante solitamente non mi faccia né caldo né freddo, perché sono una persona che resta con i piedi per terra, quando mi fanno i complimenti gli altri influencer di qualsiasi genere o persone importanti come gli chef di un ristorante che stimo o i miei clienti sono la persona più contenta del mondo».

“Birra Moretti, Così come siamo” è il format social dedicato alla convivialità: un loft, qualche birretta e cinque amici pronti a rivelare il loro lato più autentico, tra aspettative, ambizioni, aneddoti divertenti e scelte di vita personali. Insomma, tra tutte quelle storie che si condividono solo quando si è davvero in buona compagnia, affrontando con positività i temi più profondi e anche quelli più leggeri.

Protagonisti del format, un gruppo di veri amici: Nicolò De Devitiis, Tananai, Melissa Satta, Veronica Ruggeri e Chef Ruben.