Charlie Kirk ha diviso una generazione, e la sua morte sta facendo anche peggio | Rolling Stone Italia
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Charlie Kirk ha diviso una generazione, e la sua morte sta facendo anche peggio

L'opinione di un giovane universitario statunitense liberale, scritta dal centro di un mondo conservatore. Dove si sta sviluppando un odio che minaccia di non estinguersi

(da USA) Charlie Kirk

Charlie Kirk nell'ottobre 2024

Foto: Yasuyoshi Chiba/AFP/Getty

«Charlie Kirk è stato l’unico a difenderci, ed è per questo che questi radicali di sinistra hanno dovuto farlo fuori», ha commentato uno dei miei compagni di squadra al college, fortemente conservatore. Non è l’unico a pensarla così. Molti compagni sono giustamente furiosi. Ma invece di indirizzare la loro rabbia verso l’assassino, hanno incolpato tutta la sinistra per le azioni di un singolo individuo ai margini. Questo istinto di condannare l’intero schieramento opposto per colpa di una sola persona fuori controllo non è certo nuovo e pianta semi d’odio che non fanno altro che approfondire le nostre fratture.

Sono cresciuto nei primi anni 2020, e il volto di Charlie Kirk era ovunque. Questo ha plasmato il modo in cui la mia generazione guardava alla politica e al mondo. Non era influente solo per i miei amici di destra: Kirk ha cambiato anche il modo in cui molti giovani liberali percepivano il Partito Repubblicano e si definivano in opposizione a esso. Ma per tanti dei miei amici conservatori, Kirk non era semplicemente un altro personaggio del movimento: era un’icona che lo stava ridefinendo. Ha reso lo scontro, la ribellione culturale e il “farla pagare ai liberal” il cuore stesso di ciò che significava essere un giovane repubblicano. Allo stesso tempo, però, quella stessa influenza ha trasformato l’ostilità tra fazioni opposte in normalità, con minacce e violenza sempre più frequenti rispetto a un confronto pacifico e ragionato.

Mi trovo in una posizione particolare per osservare questo scenario. Mi sono diplomato di recente in una scuola superiore maschile conservatrice a Chicago, e ora frequento un college del Sud a maggioranza di destra, giocando a football in entrambi i contesti. In questi ambienti ho imparato a tenere nascoste le mie idee liberali. Ho sentito parlare di Kirk per la prima volta alle medie, ma il suo nome è esploso quando sono arrivato al liceo, a partire dal primo anno, quando un amico mi mostrò un video virale in cui lui dibatteva con una studentessa “woke” sui diritti all’aborto, smontando completamente la sua argomentazione. Da quel momento, sembrava che chiunque conoscessi l’avesse visto.

Vivere in ambienti conservatori mi ha mostrato qualcosa di preoccupante su come la mia generazione affronta il dissenso. Non si tratta solo del fatto che sono in minoranza, ma del fatto che ho sentito compagni di squadra e amici dire di non aver mai avuto un amico democratico, perché “quei democratici odiano il nostro Paese” e “non si può essere amici del male”. Questi commenti vanno oltre il disaccordo politico: sono semi di odio che crescono in sfiducia e disumanizzazione. Quando vedi qualcuno come uno che odia il tuo Paese, smetti di considerarlo una persona con cui si può ragionare, e inizi erroneamente a pensare che la violenza sia l’unica via.

Ma alla mia scuola Kirk era una rockstar. Molti ragazzi erano ferventi sostenitori MAGA (Make America Great Again, ndr), e lo adoravano allo stesso modo. I suoi raduni di Turning Point USA e la sua retorica conservatrice appassionata ispiravano innumerevoli giovani che lo vedevano come un eroe e un difensore dei loro valori. Gli amici condividevano continuamente video in cui metteva in imbarazzo i “liberali woke” su temi che andavano dalla cultura all’istruzione, dal crimine all’aborto. Lo amavano perché pensavano che fosse in grado di avere la meglio in qualsiasi dibattito.

Altre voci conservatrici tra i giovani, certo, esistevano. Ma erano diverse. Pur avendo Ben Shapiro e Candace Owens i loro sostenitori nella Gen Z, Kirk aveva generato un entusiasmo del tutto nuovo. I suoi seguaci non si limitavano a guardare: partecipavano, portando l’energia dei suoi eventi nei corridoi delle scuole e nelle chat di gruppo, trasformando la politica in un’esperienza sociale e partecipata, più che in un dibattito intellettuale. Li faceva sentire parte di qualcosa di più grande di loro, e questo dava loro il permesso di farsi sentire, di essere rumorosi.

Essendo l’unico liberale che molti dei miei amici conoscevano, rimanevo in silenzio, annuendo. E quando Kirk è stato ucciso, mi sono sentito agitato. La tensione e l’ostilità verso la sinistra nel mio campus sono state palpabili. Anche se Kirk dialogava con persone dall’altra parte dello spettro politico, molti giovani non hanno mai colto questo aspetto del suo approccio. Preferiscono ancora denigrare l’altro schieramento piuttosto che confrontarsi in modo rispettoso.

Da giocatore di football, conosco bene il potere di una squadra che si unisce. Ho imparato che bisogna incanalare l’energia in qualcosa di più grande di sé. Ma al momento, la mia generazione sembra composta da due squadre che si combattono tra loro invece di unirsi per migliorare il Paese. La rabbia che vedo non è solo politica: è personale. Oggi la gente discute non per capire l’altro, ma per “vincere” e mettere l’avversario in cattiva luce, lasciando zero spazio all’empatia.

Ma continuo ad aggrapparmi alla speranza. Dal football ho imparato che le persone possono unirsi e convogliare energie collettive verso qualcosa di più grande e migliore di loro stesse. Ho visto il lavoro di squadra superare scontri personali e rivalità. Se la mia generazione saprà affrontare questa tragedia con lucidità, potrebbe rappresentare un punto di svolta. Potremmo dimostrare di saperci unire e risolvere le nostre divergenze pacificamente, invece di odiarci a vicenda. Ma questo significa impegnarsi in un vero dialogo — e cercare una comprensione autentica.

Eli Thompson è al primo anno di college. I suoi articoli sono stati pubblicati sul Wall Street Journal e su USA Today, e ha partecipato a programmi su NBC Chicago, WGN e SiriusXM Patriot. Da Rolling Stone US.

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