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Cari Papi, datevi una (ecumenica) calmatina

«Personalmente ho sempre avuto un sogno che ho sempre serbato prezioso in bisaccia, ovvero quello di avvicinare un Papa e dirgli a voce alta poche ma significative parole: “La merda! Il piscio! Lo smegma!”». Un racconto de Lo Sgargabonzi

Cari Papi, datevi una (ecumenica) calmatina

Fateci squisitamente caso.

Quando i Papi vanno in giro per le città (Imperia etc.), presenziando alle inaugurazioni delle chiese e distribuendo santini, viene sempre sorteggiato un gruppo di fedeli che ci va a ragionare, per vedere se questi papi si danno un’ecumenica calmatina.

Sono certo che queste persone non parlino al Santo Padre in maniera normale, colloquiale, distesa, come farebbero col loro fruttivendolo di fiducia, ma usino invece termini coniati apposta per siffatte occasioni, tipo “omelia”, “catecumeno”, “levitico”, ”crisma” e “ciborio”.

Personalmente ho sempre avuto un sogno che ho sempre serbato prezioso in bisaccia, ovvero quello di avvicinare un Papa e dirgli a voce alta poche ma significative parole: “La merda! Il piscio! Lo smegma!”. Quindi osservarne attentamente la reazione. Questo perché, secondo il mio umile parere di cattolico neocatecumenale praticante, un Papa che fosse davvero un papino regolamentare, sarebbe come minimo confuso, quelle parole non le capirebbe, non saprebbe proprio cosa vogliano veicolare. Ce lo vedo Wojtyla: “Comö? Cøza tû mę dīs?”

Un Papa del resto, in quanto messaggero sulla terra del Cristo, non può certo tenere dei neuroni occupati da quelle parole, non se lo può permettere, lui deve salvare gli aborigeni dalle cavallette e guarire i daltonici. E se mai conoscesse quei termini, allarme rosso! Come ne sarebbe venuto in contatto? Forse i papi fanno il militare, forse hanno fatto zapping per sbaglio su un film di Marino Girolami con Alvaro Vitali, magari una puntata di South Park, e Navarro ha rimesso sulle televendite Mondialcasa un secondo troppo tardi.

Oppure, più probabilmente, perché il Santo Padre ha osservato il proprio pene durante la minzione. Ma un Papa non può macchiare la sua purezza compiendo un atto simile. Credo per esempio che quando un Papa va ad espletare i propri bisogni, non guarda quanto è sporca la carta per capire quando è pulito.

È più facile che si regoli in maniere meno peccaminose, tipo con un avveniristico sensore a infrarossi che scansiona il suo ecumenico solco o più semplicemente stringendo i glutei e ascoltando se fanno una sorta di “cik-ciak”. Tutti noi maschi alpha imponiamo alle nostre fidanzate di pulirci il pene dallo smegma col pane. Il Papa penso se lo lavi a secco o si infili un alka seltzer sotto al prepuzio. Certo, potrebbe pure essere che dicendo quelle parole davanti a Bergoglio lui tirerebbe fuori lo sguardo cattivo e farebbe un segno alle sue guardie svizzere per farmi scaraventare in una cripta arrugginita in quanto eretico. Ma solo sapere che lui ha riconosciuto quelle parole gli farebbe perdere ogni purezza ai miei occhi. E tutto il mondo, in diretta, saprebbe che Bergoglio, per quanto pacioso, è un uomo e un peccatore come tutti. Da Benedetto XVI a Johnny Mandibola 69, in un secondo.

In definitiva, l’unica cosa porno che accetterei se i papi sapessero, è che gli escrementi delle capre si chiamano “regulizzi”.

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