Rolling Stone Italia

Blanco vs rose 1–0

Lo Sgargabonzi ricostruisce la dinamica dell'ormai celebre strage di rose di Blanco

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

Claudia: “Marcella, scusami però… queste rose disponile un pochino meglio, ti va?”
Marcella: “Lo so Claudia, è che sono un po’ di fretta perché devo andare a prendere mio marito che mi esce dalla radioterapia…”
C: “Capisco, però non te l’ha prescritto il medico di venire a fare la volontaria a Sanremo…”
M: “Lo so, ma ci tenevo. Blanco è l’idolo di mia figlia e nel mio piccolo vorrei fargli trovare un palco accogliente…”
C: “Anche io, è per questo che ti dico di metterci un pochino più d’impegno. Vogliamo tutti che Blanco si senta a casa, a suo agio, sereno. È così fragile, piccino… guarda qua, c’è una rosa più piccola fra quelle grandi… se la nota non gli fa certo piacere… magari si distrae e sbaglia a cantare…”
M: “La sposto subito di là, nella composizione a spirale… ”
C: “Brava… cerchiamo di non fare brutte figure, mi ci metto io per prima eh! Voglio solo che questa composizione floreale sia oltre la perfezione, così mentre canta se la può guardare per rilassarsi”.
M: “Certo. E col nostro impegno spero che riusciremo a fargli arrivare quanto gli vogliamo bene, che non è solo… anzi, ora telefono a mio marito, che non rompa e rientri in pullman, come tutti i radioterapici di questo mondo…”
C: “Che poi Blanco è così, timidissimo, indifeso, così vulnerabile, sempre terrorizzato all’idea di disturbare, sempre a mostrarci le sue fragilità… un po’ sai come chi? Come quella nel polmone d’acciaio che andava da Costanzo… com’è che si chiamava…”

M: “Rosanna Benzi?”

C: “Sì, esatto!”
M: “Mmmm… Però lui più carino dai…”
C: “Hai voglia!”

M: “Anche la pelle…”

C: “Mammamia, non c’è proprio paragone…”

M: “Dicono che una volta Blanco l’hanno visto che portava i fiori sulla tomba di quella ragazza che soffriva di invecchiamento precoce, quella tutta minuta e senza capelli che andava pure lei da Costanzo… com’è che si chiamava?”
C: “Isabella Ceola”.
M: “Esatto. E dicono che Blanco aveva le mani e le ginocchia che gli tremavano per l’emozione, ci mise più di un’ora per raggiungere a passi incerti la tomba dal cancello del cimitero. Quindi appoggiò delicatamente il mazzo di gigli vicino alla foto, gli dette un piccolo bacio e scappò via piangendo e urlando tutto il suo dolore, non dette sue notizie per un mese… lo ritrovò Fedez davanti alla porta di casa, nell’androne del suo condominio… tutto chiuso a riccio…”
C: “Povero. A proposito, ma fra Blanco e Hitler?”
M: “Per me Blanco tutta la vita. È un bambino, un cucciolo. Hitler boh, con tutto il rispetto… mi fa l’effetto della Ceola quando ormai era molto malata, quando da Costanzo non c’era nemmeno più Franco Bracardi al piano ma l’orchestra di Demo Morselli… Hitler certo più carino di lei, poverina, ma anche molto più stronzo e comunque pure lui un po’ inquietante, con quei baffetti…”
C: “Boh, sì, non so, massimo rispetto per Hitler ma non piace nemmeno a me e, a quanto ne so, nemmeno a Fedez e a Chiara Ferragni”.
M: “Tra l’altro lei è già arrivata, l’ho incrociata prima in camerino… Carina lei dai…”
C: “Oddio sì, piccina!!!”

Ore 23.00

Durante l’esibizione di Blanco un problema tecnico gli impedisce di sentirsi in cuffia. Blanco reagisce distruggendo a calci gli addobbi floreali con cui era stato allestito il palco.

Ore 23:10

Amadeus: “Blanco! Meno male che non sono entrato coi fiori! Ma che hai combinato?
Blanco: “Eh, Ama…”
A: “Senti, seriamente… questo gesto cosa voleva rappresentare?”
A (col labiale perché solo Blanco capisca): “Un gesto contro la mascolinità tossica. Per favore, dai questa risposta così contestualizziamo e ne usciamo vivi”.
B: “Beh Ama… il gesto voleva rappresentare… beh, che non mi sentivo in cuffia e boh, alla fine ho voluto divertirmi lo stesso della serie la musica è anche questo cioè raga della serie just in case l’importante è essere se stessi magari stiamo anche un attimino sciallati se no veramente mi metto a cringelollare di maledetto e in ogni caso: no war. A proposito, hai visto come ho ribaltato quel tavolinetto da fumo?”

A: “Ahahahah! Sì! Lì non nego di essermi gasato! Gliel’hai fatta veramente pagare cara!”
B: “E come ho spaccato senza problemi il ventaglio con le rose bianche al centro? Penso che era dai tempi di Falcone che qualcuno non aveva il coraggio di…”.
A: “Spaccato? Quello l’hai proprio maciullato! E vogliamo parlare di quel calcetto di rinterso al bancale di rose bianche vicino al batterista… quello, permettimi, davvero una chicchina!”.

B: “Beh, semplicemente ho voluto far vedere a quel bancale chi comanda”.
A: “Che poi io, quando ti ho visto, sulle prime ci sono rimasto un po’ così ma a bocce ferme ti dico: hai ragione da vendere! E ti chiedo scusa a nome mio e di tutta la produzione Rai, la direzione artistica e il sindaco. Ti chiedo scusa anche per i fischi del pubblico soprattutto”.
B: “Non ti preoccupare Ama…”
A: “Sei molto caro ma non minimizzare. E anzi, mi rivolgo a voi in sala: che nessuno s’azzardi a fischiare. Credo che tutti noi italiani dobbiamo delle scuse a questo ragazzo”.
B: “Ahahah”.
A: “Blanco, se ci perdoni mi piacerebbe – se vuoi, se ti va, se la cosa t’ispira, anche senza impegno, anche tirata via – che tu potessi ricantarci prima della fine del programma la tua canzone meravigliosa – che io preferisco e non di poco a Bohemian Rhapsody – ti va? Intanto se vuoi ti rilassi un attimo e facciamo partire un’asta per comprarti un regalo distensivo. C’è qualcosa che desideri?”
B: “Boh Ama non so… una motocicletta? Ce l’ho già, ma me ne serve una nuova da far sfasciare per impressionare una tipa”.
A: “Bene, allora fra poco mando la pubblicità e nel frattempo facciamo partire un’asta fra tutti quelli del pubblico per decidere chi avrà l’onore di regalartela. Chi offrirà di più potrà accedere alla possibilità di sborsare altri soldi ancora per comprarti la motocicletta”.
B: “E i soldi che offre per accedere a questa possibilità a chi vanno?”
A: “Hai ragione, quelli li diamo… boh, direi o a una Onlus o a te… scegli tu, per noi è uguale…”.
B: “Anche per me è uguale… Boh, sarcazzo, lancio una monetina mentale: a me”.
A: “Perfetto, allora noi continuiamo con l’esibizione dei Cugini di Campagna, tu se vuoi accomodati pure in camerino. Vuoi qualcosa?”
B: “La frittata e che Gentiloni torni Premier”.
A: “Ahahahah. Ma io sono il re delle frittate, vero Giovanna? [La moglie annuisce dalla prima fila] E per Gentiloni stai tranquillo che ci pensiamo [Amadeus fa il gesto di prendere appunti all’assistente]”

Intanto un omarino dal pubblico ha raggiunto il palco. E’ un contadinotto sulla sessantina, paonazzo in volto, col vestito della domenica e il cappello in mano. L’omarino, timidamente: “Scusi Amadeus, posso disturbarla?”

A: “Veloce”.
O: “Niente, se il signor Blanco non si offende volevo umilmente offrirgli mia moglie. Guardi, ce l’ho qui dietro”.

L’uomo si volta, alza la giacca, piega la schiena e mostra la moglie, piccola e affusolatissima, tenuta nel solco del culo che gli esce dai pantaloni. Somiglia a una sorta di Luana Ravegnini rimpicciolita da una triangolazione di radiazioni K, cobalto e voodoo.
La donna: “Ciaaaaaao cucciuuuooolo… vieni qua da mamma che ti porto via dalla borghesiaaaaa…”.

Blanco sfila la signora, poi in un attimo alza il volto al cielo, apre la bocca e se la infila in gola a mo’ di spada del prestigiatore. Il pubblico lo premia con una standing ovation.

Blanco e la signora escono dal palco parlottando internamente… bop bop bop.

Mercoledì 8 febbraio 2023, Ore 9:30 circa

Marcella: “Hai visto alla fine Blanco come ce le ha tritate le nostre rose?”
Claudia: “Non me l’aspettavo… anch’io come Ama sulle prime ci sono rimasta un po’ così, poi ho capito che comunque il nostro lavoro non è stato inutile…”
M: “In che senso?”
C: “Che disponendole col fiore aperto verso l’esterno, lui ha potuto intuzzarci dentro coi calci comodamente e senza avere troppa sollecitazione alle articolazioni…”
M: “A un certo punto è anche scivolato piccino…”
C: “Visto, avrei voluto abbracciarlo… Scommetto è colpa della rosa 115… mai piaciuta, l’avevo già adocchiata mentre addobbavo e mi ci sono anche punta”.
M: “Beh, mi consola pensare che quella rosa sarà stata spappolata dai santissimi calci di Blanco, sfracellata e col gambo tutto sconocchiato”.
C: “Certo. E se anche si fosse salvata ora comunque se ne sta in fondo ad un bidone della spazzatura fra le lische e la merda. A proposito, tuo marito come sta?”.
M: “Guarda, quando sono rientrata a casa stanotte dopo il Festival lo chiamavo e non mi rispondeva. Così sono entrata in bagno e l’ho trovato in vasca”.
C: “Con un altra?!”
M: “Macché, aveva il rasoio in mano, si era tagliato le vene e mi guardava e intanto sorrideva e piangeva a dirotto…”
C: “Mammamia, e tu che hai fatto?”
M: “Cosa ho fatto? Sono scappata a tutta velocità portandomi via mia figlia, ecco cosa ho fatto. Avevo paura che magari facesse del male anche a me, che ne so io di come uno ragiona in quei momenti…”
C: “Ma alla fine poi si è salvato?”
M: “No, è morto. Ma comunque mi ha deluso tantissimo. Oreste si è rivelato ancora una volta una persona immatura, infantile e completamente dipendente”.
C: “E anche parecchio egoriferita”.
M: “Mi hai tolto le parole di bocca”.

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