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Anche i radical chic piangono

Ce lo ricordano i Baustelle nella loro 'Contro il mondo', mentre le nuove generazioni di trapper come Geolier e Baby Gang hanno altri problemi: il giubbotto Vuitton e la galera, mentre l'amore c'è, ma solo per la mamma. Bello, no?

Anche i radical chic piangono

Baustelle

Foto: Marco Cella

Alberto Piccinini: Giornate strane. Leggo il diario che lo scrittore Hanif Kureishi detta a suo figlio da un letto di ospedale a Roma, semiparalizzato. Pensieri, ricordi, paure. È molto bello, penso. “Bello” è la parola giusta? Penso che fare lo scrittore possa essere alla stesso tempo una benedizione e una maledizione. E che la vita possa essere una merda in generale. Fine dei pensieri cupi. Ho altre debolezze boomer, per esempio mi piace tutto degli Everything But The Girl, da sempre. Adesso che è uscito il nuovo singolo catapultato direttamente dalla fine degli anni ’90 con echi drum’n’bass sono contento: “non c’è più niente da perdere”, dice la canzone, “non funziona niente senza di te, mi farai aspettare lo so, ma io mi siedo qua e aspetto, poi ci baceremo mentre il mondo va a pezzi”. Bello, si può dire? Fai conto che Tracey Thorn e Ben Watt sono due lontani cugini. Lui metteva pure i dischi nei locali, adesso ha una playlist di 1500 pezzi su Spotify, è stato parecchio male di salute ma ora sta meglio, tiene per il Chelsea però col figlio tifano Barnet, nella serie b inglese, che ha avuto Edgar David come allenatore. Tracey invece twittava su X Factor quando ancora andava di moda. Scriveva di tv e libri sul New Statement, tipo Internazionale. È una specialista nel raccontare l’inevitabilità di star male per amore e crogiolarsi nelle parole. Sennò a che servirebbero le canzoni? Ho letto che c’è stata qualche protesta perché gli americani di Pitchfork li hanno chiamati “trip-hop duo”. Giuste le proteste. Il primo album Eden è dell’84, loro facevano quel jazz-bossanova retrò e di sinistra che a qualcuno di noi ha rovinato per sempre la vita. Io andavo pazzo anche per le Marine Girl di Tracey, tre ragazzine universitarie che si vestivano come le mie amiche di filosofia e cantavano cose come “potevo starmene sola / ma sei entrato nel mio cuore come una tempesta / adesso passo le notti sveglia / sperando di non averti mai incontrato”. Mah.

Giovanni Robertini: Altro che strane queste giornate. Il barista stamattina mi ha ricordato che il prossimo lunedì è il blue monday, il giorno più triste dell’anno. Sticazzi, giusto? Anzi come scrive Bianconi nel nuovo pezzo dei Baustelle Contro il mondo – già diventato un testo meme da condividere sui social – “anche se è triste, dark e depressiva / la tua musica mi tira su”. Il cantante ci racconta che anche i radical chic piangono e che non c’è nulla da ridere per il boomer alle prese con l’inevitabile disincanto: “Essere contro il mondo e invece averlo addosso / In centoventi metri quadri di parquet” e ancora “Svegliarsi tardi la mattina, criticare il grande vuoto, la sinistra che non c’è / Farsi di yoga e qualche droga…”. Chiaramente Twitter e la bolla sono impazziti: i nostri Pulp, il nostro Houellebecq, un po’ Bianciardi, very chic! Un filo di ottimismo mi spinge a non abbandonarmi a questo blue spleen e a prendere sul serio Bianconi, anche se i miei metri quadri di parquet sono molto meno: basta criticare la sinistra, stare lì a dire che il PD è morto, è pigrizia, lo yoga di sdraiarsi sul divano a twittare che Bonaccini “mai”, Schlein “ma l’hai sentita?”, Cuperlo “per carità, anche se”. Francè, mi hai convinto, vado a votare alle primarie.

AP: Acc, scelta radicale davvero. A proposito di canzoni, parliamo di musica no? Siamo uomini di mondo e non voglio fare confronti di parquet. Ho ascoltato la canzone più streammata di questi giorni, X Caso di Geolier, quella dove fa freddo e come gesto d’amore lui mette il giubbotto Vuitton sulle spalle a lei. Sottolineo Vuitton. Ho sentito il bisogno di appuntarmi su un foglietto il feat di Sfera Ebbasta: “Chissà se / tu staresti da me / anche senza cash / o suite in hotel / se al mio collo non brillassero vvs / e tornassi in quartiere”. Vvs, preciso, sono i diamanti da un certo grado di purezza in su. Ecco. I poeti della trap non negano l’amore e neppure la sofferenza, credo vogliano bene soltanto alla mamma ma questa è debolezza da maschi alfa, e non hanno tempo di crogiolarsi nel gioco dell’amore romantico e dell’umana fragilità perché hanno altro da fare. Pensano anzi che l’amore sia una fregatura, specie se vieni dal quartiere. Chi ha ragione? Il gip Guido Salvini di Milano, leggo, ha negato l’affido a una comunità per Baby Gang, attualmente al Beccaria (credo), perché «l’uso di cannabinoidi non è qualificabile come dipendenza ma come espressione di uno stile di vita”, fin qui ok, e perché Baby Gang è “un modello negativo per il suo pubblico, avendo sfruttato i propri comportamenti illegali per costruire il suo successo”. Che il rock sia un modello negativo è dai tempi del rock’n’roll, Elvis Presley e Jerry Lee Lewis che ce lo sentiamo ripetere, no?

GR: E dire che il Gip Salvini si è occupato di Piazza Fontana ed eversione di destra, è un fan della rivista Linus e dei fumetti di Wolinski, quello di Charlie Hebdo. Non un compagno, ma quasi, di modelli negativi sicuramente ne ha visti molti e non capisco perché ritenga Baby Gang così pericoloso. Che poi la galera si sa, serve a poco, se non a far fare delle hit ai neomelodici e pure qualche ottimo pezzo rap, come quello appena uscito di Geolier insieme a Paky, Non ci torni più. È un brano d’amicizia e d’amore tra chi sta in gabbia e chi rimane fuori ad aspettare e promette “sia a casa che ai tuoi figli non mancherà nulla”. E ancora: “Ricordi qualche anno fa i giorni che io e te parlavamo su Telegram? Oggi posso sentirti solo per telegramma/ E posso scriverti solo una volta a settimana / Per dirti che qui ci manchi / Chiederti: “Lì come va?”. Bello, no? Mi sono commosso.

AP: Bello si può dire, in questo caso. Il governo Meloni vacilla sulle accise sulla benzina che aveva promesso, incautamente, di togliere. Io ho una visione: il prezzo della benzina, ormai fuori controllo, arriva a livelli impossibili. Dopo aver assaltato le pompe di benzina che restano vuote, gli automobilisti mollano le macchine in mezzo alla strada: suv e utilitarie, un gigantesco inestricabile ingorgo. Chi può si avvia a casa a piedi. Gli altri si accampano dove possono. La ruggine e la muffa fanno il resto. Ballardismo antifascista.

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