Rolling Stone Italia

Al Fast Food

«In regalo col panino c'era il suo contenitore di cartoncino verde che userò come astuccio tuttofare, ma anche questo quaderno, dove ho deciso che scriverò dei pensieri sulla mia vita e sulle cose in generale». Un tema delle elementari scritto da Lo Sgargabonzi

Foto di Morgan Aragon via Unsplash

Ottobre 1984.

Ieri ho trascorso proprio una bella giornata. All’ora di merenda, quelle brave persone della Lega del Bambino Malato mi hanno portato in un fast-food della catena Spurghy, dove ho festeggiato il mio sesto compleanno insieme a Cagnacci Oreste, il vecchio clown della Galbusera che sta tanto male. Non c’era fila, quindi ho subito ordinato i panini con la svizzerina americana, la mostarda, la torba e l’insalata californiana. Ma però uno di quei panini non c’era e allora il commesso mi ha detto la seguente frase: “Per questo ci vogliono due o tre minuti”. Allora mi sono fatto piccino piccino e per non sapere né leggere né scrivere sono restato zitto, perché poi a rispondergli vai a sapere, che magari ti spediscono l’enciclopedia Peruzzo Larousse a casa. Quindi mi sono messo buono buono in attesa del panino mancante, a trastullarmi coi giochini del mio Virtual Boy tascabile.

A un certo punto ho sbirciato attraverso la scaffalatura d’acciaio delle vivande e ho visto un signore coreano che stava preparando proprio il mio panino con dei movimenti lentissimi. Ho notato che stava piangendo. Mi è venuto in mente che forse sentiva la nostalgia della Corea, uno stato molto lontano e pieno di tungsteno. Poi un signore con un cappello da Davy Crockett che passava di lì mi ha detto che il signore coreano piangeva perché poche ore prima gli era stata diagnosticata la Còrea di Hungtinton, una malattia degenerativa che non c’è rimedio e solo le caramelle Valda te la fanno dimenticare per via dell’eucaliptolo ma quando poi ti torna in mente è anche peggio. Allora mi sono fatto piccino piccino e ho esclamato: “Poverino!”. E poi me ne sono completamente dimenticato perché ho visto una coccinella.

Dopo circa venti minuti, il mio panino era pronto. Il signore coreano me lo porge e mi dice poche ma squisite parole: ”Da’ retta a un coglione: pancetta croccante, formaggio cheddar, salsa avocado e garlic, squirtata de tabasco, cipolline caramellate mammamia, pane ovviamente bun. Magna e nun chiede. Tiè pure i tovagliolini che te ungi eheheheh. So’ cinquemila lire. Oh, mi raccomando famme sape’ eh!”. Da bere ho preso una Fanta piccola e subito il signore coreano: “Guarda che abbiamo anche quelle da maschi eh. Eheheheh. Sto a scherzà, ovviamente sto a scherzàààààààààà”.

In regalo col panino c’era il suo contenitore di cartoncino verde che userò come astuccio tuttofare, ma anche questo quaderno, dove ho deciso che scriverò dei pensieri sulla mia vita e sulle cose in generale. Mi hanno regalato anche una bustina di maionese, che a me non mi piace, ma che ho subito incamerato nel mio taschino delle meraviglie, dove tengo anche un bottone a forma di tartaruga e una foto del prestigiatore Tony Binarelli autografata dall’onorevole Giovanni Spadolini. Sono andato quindi a sedermi accanto a Oreste, che stava addentando una tavoletta di Diabet Ciok presa in farmacia. Ho visto che stava piangendo e che cercava di attirare la mia attenzione mostrandomi il pistolino da sotto le bermuda. Ma io non gli ho rivolto parola, perché sono arrabbiato con lui per un conguaglio andato a finire male. E ne ho approfittato per fargli un piccolo ma divertentissimo scherzo, che ho inventato sul momento: gli ho lanciato un pezzettino di pane, colpendolo sulla spalla.

Dopo un po’ è arrivato il signor Alfio, l’assistente sociale della Lega del Bambino Malato, che ci ha messo fretta perché avevano un’emergenza: il polmone d’acciaio di un bimbo era stato invaso dalle pantegane! Quindi, a spizzichi e bocconi, ho finito solo il primo panino e ho lasciato tutto il resto sul tavolo. Lì per lì ci sono rimasto un pochino male e mi è venuto spontaneo di farmi piccino piccino. Ma per consolarmi mi hanno regalato un pupazzino a forma di ganglio vascolare e, complice l’atmosfera spensierata, ho riso alla luna.

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