2023: l’anno in cui i punti interrogativi si rizzarono in esclamativi | Rolling Stone Italia
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2023: l’anno in cui i punti interrogativi si rizzarono in esclamativi

Un morbo sintattico che creò non pochi disagi: tutti smisero di domandarsi se il mondo non potesse essere più rosso o più verde, più secco o più umido, più grasso o più magro. Un racconto di Enrico Dal Buono

2023: l’anno in cui i punti interrogativi si rizzarono in esclamativi

Foto via Unsplash

Secondo alcuni era stata una gelata a seccare i punti di domanda: lì dove prima si incurvavano germogli bianchi e neri adesso erano rimasti rami spogli. Altri dicevano che i punti di domanda si erano eccitati, altri ancora che il riscaldamento globale li aveva essiccati come piccoli baccalà. Per alcuni si erano tesi come braccia fasciste, per altri semplicemente succede sempre così quando le cose invecchiano: s’irrigidiscono, questione di artrosi. Fatto sta che il 2023 viene ricordato come l’anno in cui i punti interrogativi si rizzarono in punti esclamativi.

Il primo caso in gennaio. In un ufficio milanese un avvocato disse secco e perentorio al collega, là dove un banale tono interrogativo, sinuoso e crescente, avrebbe eliminato sul nascere ogni equivoco: “Come stai messo oggi!”.

Quell’altro gli rifilò un pugno sul mento e si fratturò l’anulare. Poi, la sera, chiamò con la mano sinistra la ragazza che l’aveva lasciato da poco e, invece di formulare una domanda retorica, tutta zucchero e romanticheria come avrebbe voluto, affermò con sorprendente sicurezza: “Posso vivere senza di te!”.

Al che lei gli rispose: “Buon per te, cazzone”. Evidentemente lui era stato contagiato.

Il morbo sintattico si diffuse presto, di frase in frase, di vento in vento, tanto che all’inizio si credette che ne fosse responsabile un parassita cugino della Xylella. Tempo due giorni e i punti di domanda erano scomparsi da documenti ufficiali, conversazioni, lavorii mentali di tutta la Lombardia.

Certi automobilisti si ritrovarono chi in Polonia chi in Grecia, perché non si domandarono mai se la strada imboccata fosse quella giusta finché non affogarono con tutta la carena chi nel Baltico chi nel Pireo.

Aumentò il numero di depressioni e suicidi poiché i pazienti degli psicologi, invece di domande che provocassero emozioni e ricordi, si sentivano rivolgere certe frasi che avevano il carattere ineluttabile della rivelazione: “Tua madre ti ha picchiato molte volte!”.

Esplosero le separazioni. Mariti e mogli, invece di chiedere, più per essere tranquillizzati che edotti, “Mi hai tradito?”, affermavano “Mi hai tradito!” E il partner, colto sul fatto, quasi sempre ammetteva: “Sì, caro, ti ho tradito”.

Taceva il reggae delle domande, la marcia delle esclamazioni percorreva l’Italia in su e in giù. La ricerca scientifica si congelò. Tutti smisero di domandarsi se il mondo non potesse essere più rosso o più verde, più secco o più umido, più grasso o più magro. Le cose stavano in un certo modo e non avrebbero potuto stare in nessun altro, ecco tutto.

Tanto che io vi scrivo dalle grotte di Frasassi, l’unico posto scampato al vento atomico. Ma, in fin dei conti, non sono mai esistiti altri posti oltre a questo qui.