Nizza è una città che sembra nata per piacere. C’è la luce tagliente che fa brillare il mare della Baie des Anges e la Promenade des Anglais che invita a camminare senza meta, tra palme e hotel Belle Époque, mentre il ritmo lento delle bici e l’odore del Mediterraneo scandiscono le giornate. C’è Place Masséna, cuore scenografico della città, dove il rosso vivo dei palazzi e le sculture luminose creano un’atmosfera sospesa tra tradizione e modernità, e c’è il Carré d’Or, quartiere alla moda, che pulsa di boutique trendy e caffè dove la dolce vita ha un accento francese ma uno spirito cosmopolita.
Dal museo Matisse, che guarda il mare da una collina di ulivi, a Villa Arson, rifugio contemporaneo per artisti, Nizza è un mosaico. Ma per capire davvero questa città bisogna sedersi a tavola, perché qui la cucina è un linguaggio che mixa memorie famigliari, pescatori del giorno, ortaggi delle vicine colline e vini naturali. In un weekend si può attraversare la città assaggiandola, scoprendo una scena gastronomica capace di impastare tradizione e futuro.
Il nostro tour inizia dall’elegante Carré D’Or. Qui, in Rue Grimaldi, si trova Chez Davia, un’istituzione aperta nel 1953 da nonna Davia, poi passata a mamma Alda e oggi guidata da Pierre Altobelli, che porta con sé esperienze internazionali e un rispetto rigoroso per i sapori di Nizza. L’ambiente è un bistrot vintage, autentico come le ricette: ogni piatto è un piccolo inno al territorio, dalle verdure scelte una a una ai profumi di erbe che riempiono la sala. Specialità di famiglia: i ravioli fritti barbajuan, rougets (triglie) di roccia alla griglia, sardine ripiene e la celebre torta alle biete.
Lungo la stessa via, proprio a una manciata di passi, si giunge al Séjour Café. Più meditato e tranquillo, con le sue librerie piene di oggetti e piante sembra di entrare nel salotto di una casa privata: qui la cucina segue il ritmo del mercato, stagioni, ortaggi freschi, pesce appena pescato, per una cena che unisce calore e raffinatezza, con un servizio che ti fa sentire ospite e non cliente. I must? Si va dai ravioli di gamberi in brodo esotico al guanciale di manzo Angus alla carbonade.
Chi invece è sempre a caccia di stelle (in città i macaron della Michelin sono otto) deve percorrere prima Rue Joffre e poi Rue Pastorelli per giungere davanti a Flaveur, al 25 Rue Gubernatis, nei pressi del Théâtre de Nice. Due stelle guadagnate nel 2018, frutto della simbiosi tra i fratelli Tourteaux, una cucina di coraggio e misura in cui un pesce scorpione del Mediterraneo incontra un brodo speziato al vadouvan indiano e gli agrumi locali dialogano con spezie d’oltremare: ogni piatto è una partitura precisa, un’avventura che non perde mai il legame con il mare di Nizza.
Un’altra esperienza vibrante è offerta al 7 di rue du Lycée, dove ha la sua base Pure & V, una stella Michelin. Qui Vanessa Massé, sommelier con fiuto per i naturali, e la chef finlandese Pinja Paakkonen orchestrano un piccolo manifesto del vegetale. Al piano terra, tra toni freddi e contrasti delicati, sfilano piatti che sanno di nord: finocchi arrostiti e fermenti verdi, quaglie affumicate, bavaresi alla camomilla. Di sera, sopra, Pure & V alleggerisce il passo: stesso spirito, menu più sciolto.
Un piatto di Pure & V. Foto: Justine Nerini
Chi invece non bada alle stelle e cerca di associare i piaceri enogastronomici alle viste mozzafiato, deve salire al sesto piano di Maison Albar – Le Victoria Hotel, dove il ristorante Taulissa abbraccia la città e il mare in un solo sguardo. Glenn Viel e Fred Grava reinterpretano la cucina del Sud con tocchi contemporanei: la spalla d’agnello confit e il pescato del giorno arrivano in sala serviti con teatralità, mentre il sole al tramonto trasforma la cena in un’esperienza scenografica.
Il ristorante Taulissa a Nizza. Foto: press
Dalla linea azzurra dell’orizzonte fino all’iperturistica Vieux Nice, dove districarsi fra le offerte gourmand è decisamente più complesso. Molti i locali acchiappaturisti, ma se si cerca bene le chicche non mancano. Come La Merenda, al 4 di Rue Raoul‑Bosio. Un luogo cult, dove il fu stellato Dominique Le Stanc prepara a vista piatti di nostalgia vivida: pissaladière, trippe alla niçoise, pâtes au pistou, stoccafisso e torta al limone. Un ristorante senza telefono, dove si prenota online o di persona (fatelo, è minuscolo!) e si paga solo in contanti. Un’esperienza spirituale della semplicità.
A proposito di spirito: da non mancare è l’esperienza al ristorante del nuovissimo Hôtel du Couvent, antico convento fondato dalle suore Clarisse nel 1604 trasformato in un hotel a 5 stelle grazie a un dream team composto da Studio Mumbai, Studio Méditerranée e Louis-Antoine Grégo per l’architettura, dal duo Festen per l’architettura d’interni, e da Saint-Lazare per l’identità visiva. La filosofia culinaria si basa sull’uso di prodotti locali e di stagione. Gran parte della frutta, della verdura e delle uova proviene dalla Ferme Notre Dame, proprietà dell’albergo situata nell’entroterra di Nizza. Il pane viene fatto sul posto nella panetteria dell’hotel e le erbe fresche vengono raccolte nel giardino della struttura. Lo chef Thomas Vetelé propone un menu che prende spunto dalle atmosfere provenzali-mediterranee-italiane di qualità, come i cappellini alla salvia, gli asparagi bianchi al grano saraceno, la fine trota del Cians, con le sue verdure primaverili, il pollame “Terre de Toine” allo zafferano coi suoi asparagi verdi o lo splendido pithiviers di barbabietola al cespuglio di pecora.
L’Hotel du Couvent a Nizza. Foto: press
L’Hotel du Couvent a Nizza. Foto: press
Attraversando poi la città vecchia, proprio accanto al municipio, c’è un grande classico della ristorazione azzarda: La Petite Maison. La titolare Nicole Rubi non ha una stella, ma ha la Legion d’onore. Le è stata consegnata nel 2010 da Christian Estrosi, davanti a tutta una serie di personalità dello “show-biz” e della politica. Un luogo noto per la sua cucina mediterranea e per la sua atmosfera festosa (soprattutto in passato) e adorato da Nicolas Sarkozy e Carla Bruni, dal re di Giordania e da sua moglie Rania.
Un’altra zona piuttosto battuta dai gastronauti è quella di Place Garibaldi, a pochi passi dal porto. Se vi trovate da queste parti, ingiuria a non fare una puntata al Cafè de Turin, leggendario ristorante cittadino – è aperto dal 1908 – specializzato in frutti di mare. Si viene qui, si beve un verre di rosé e si degustano coquillages, ostriche, ricci in stagione, cozze e altri molluschi a prezzi piuttosto accessibili.
Se restate in zona, fate un salto anche a Le Bistrot de Jan, 12 Rue Lascaris, che propone una cucina leggera ma ricercata: ostriche, filetto di springbok (un’antilope delle zone meridionali dell’Africa), piatti che giocano sui cortocircuiti sensoriali e uniscono eleganza parigina e vibrante freschezza sudafricana. Atmosfera raccolta, lume di candela e servizio accogliente lo rendono perfetto per una serata raffinata senza però troppi formalismi.
Le Bistrot de Jan a Nizza. Foto: Hanru Marais Photography
Le Bistrot de Jan a Nizza. Foto: Hanru Marais Photography
A tre minuti a piedi da qui – parola di Google Map – si arriva poi in Rue Bonaparte. Al 34 c’è una delle più belle sorprese della creatività urbana nizzarda: Pirouette. Tutto merito di piatti come naan al formaggio con sobrasada, insalate di agnello-taco, sapori inattesi ma sempre bilanciati. Ambiente minimal, vini naturali e menu in lavagna vivace: è senza dubbio uno dei posti più originali della città. Poco più in là, al 24, c’è invece il fratello maggiore di Pirouette: Les Agitateurs. A Nizza Samuel Victori, ex Passage 53, mette in scena una cucina vibrante, giocosa, sorprendente. «Ce que la mer a voulu nous donner» – un branzino perlato con riso giapponese, fettine di rapa e una beurre blanc al dashi – è un manifesto di leggerezza e invenzione. Il locale è animato, il servizio vivace, e spesso è lo stesso chef a raccontare i piatti al tavolo.
Un piatto de Les Agitateurs a Nizza. Foto: press
La zona del porto negli ultimi anni è stata un brulicare di offerte da liffi e cocktail bar. Uno dei più originali è Povera, aperto dal nizzardo Maxime Potfer. Pareti grezze, scaffali di design vintage ’60-’70, mobili bistrot, Maxime si è ispirato al concetto estetico giapponese Wasi-Sabi che valorizza le cose usurate. Il menu è breve con una decina di cocktail di cui due analcolici e ingredienti sorprendenti. Vodka, sciroppo di Granny Smith, limone giallo e sale di crescione nella Mela Tini o pisco, sciroppo di pompelmo e sedano, limone, Lillet bianco e semi di senape nel Lavoisier 2. Le ispirazioni partono sempre da un prodotto o da audaci combinazioni.
Ma Nizza è anche un ecosistema attorno a cui orbitano tante realtà di qualità. Una delle imperdibili è quella che si trova a Beaulieu-sur-Mer, a soli 20 minuti d’auto dalla città. Qui, incastonato tra mare e giardini, si trova Le Restaurant du Roi, all’interno dell’hotel La Réserve de Beaulieu. Inaugurato nel 1880 e ampliato in stile rinascimentale fiorentino, l’hotel è uno dei luoghi più opulenti della Costa Azzurra, dove dal 1900 si sono alternati re, dive hollywoodiane e leggende della musica, da Rita Hayworth a Frank Sinatra. Cenare sulla terrazza sul Mediterraneo è un’esperienza quasi teatrale.
In cucina lo chef Julien Roucheteau, parigino di origine, omaggia la tradizione del luogo con piatti dal tocco personale, spettacolari nella presentazione. Ogni creazione ha un’identità distinta: fresca, succulenta, intensa o setosa. Un equilibrio perfetto tra eleganza e intensità. Proprio come Nizza.
