Vi ricordate i The Thrills? Io sì. Oggi sono spariti, purtroppo, ma nel 2003, in pieno boom indie – quello più puro – erano tra i più originali gruppi del periodo. Seppur irlandesi, avevano una predilezione per la California (li potete vedere anche in The O.C.) e per quel particolare stile di vita, le cui influenze erano espresse bene nei loro vestiti, nei testi e nella musicalità che ricordava i Beach Boys. Un racconto nostalgico della West Coast con canzoni e video dai sentimenti dolceamari ambientati in luoghi simbolo del sogno californiano come Big Sur e Santa Cruz. Nella canzone ispirata da quest’ultima città, Santa Cruz (You’re Not That Far), il frontman Conor Deasy parlava di una vicinanza metaforica, ma forse è anche geografica. Se l’intenzione è di trovare un posto dove il surf e le relative vibes sono davvero un culto basta andare in Francia, a poco più di un’ora di aereo da Milano, per la precisione a Hossegor, vicino alla celebre Biarritz.
La parte bassa della Nuova Aquitania, quella sulla costa vicino al confine con la Spagna e quindi ai Paesi Baschi, che si affaccia sull’Atlantico, nel corso degli anni è stata eletta a patria dei surfisti europei. Capitale di questo sport-religione è diventata Biarritz. I turisti, praticanti o meno, l’hanno quindi presa d’assalto. Basta aver visto Un mercoledì da leoni, Point Break o il recente (anche se meno famoso) The Surfer con Nicolas Cage per capire che i surfisti sono una comunità a parte, una tribù, anche se, per quanto ho avuto modo di conoscerla, non poi così chiusa. La grande affluenza di turisti ha inevitabilmente cambiato Biarritz, il cui legame con il surf si è un po’ annacquato.
Ad anticiparmelo erano state alcune foto su Instagram e considerazioni di amici. Poi, una volta arrivato sulla costa francese, i “local” me ne hanno dato conferma (e in merito sentiremo anche un parere più autorevole del mio, quello di Leonardo Fioravanti). Lasciamo quindi da parte Biarritz e guardiamo alla vicina Hossegor, rifugio sicuro per chi attende in tranquillità di cavalcare l’onda giusta o per chi, come me, non fa surf ma è affascinato da questa cultura (e vuole ascoltare Pure Shores delle All Saints sulla spiaggia).
Hossegor, nella zona delle Landes, potrebbe benissimo avere alle sue porte un cartello con scritto “nice place to live” come la Hill Valley di Ritorno al futuro. Fino a quattro anni fa era una delle tappe della World Surf League, poi gli organizzatori hanno deciso di andarsene (pentendosi a quanto dicono) e spostare la data europea della lega a Peniche, in Portogallo. Ad approfittarne è stata Quicksilver, che ha deciso di prendere posto in spiaggia per organizzare una volta l’anno un festival musicale e una competizione di surf, seppur non valida per il campionato mondiale.
Poco male, chi partecipa non ha la pressione della classifica – che potrebbe rovinare il flow – e per una settimana la città si anima di musica ed eventi, senza tuttavia diventare (ancora) come Biarritz. A Hossegor sembra di vivere in un’altra epoca. Alle 23 le luci pubbliche si spengono e il buio si impossessa delle strade. Mi ha ricordato Carmel-by-the-Sea, di nuovo in California, dove invece l’illuminazione pubblica notturna è del tutto assente. Anche i giovani sembrano essere quelli di qualche decennio fa. Ho visto un ragazzo seduto in una panchina intento a fissare amorevolmente il suo scooter, un booster bianco splendente, una scena che non vedevo da tempo. Pure l’architettura è stata preservata ed è peculiare della zona, con l’incontro tra lo stile basco e quello delle Landes. Le case quindi non sono molto alte, hanno lunghi tetti spioventi e una struttura a “colombages” ovvero a traliccio, con travi in legno dipinte di rosso basco, verde o blu, su sfondo bianco.
Oltre a quella per surfare, un’altra tavola è importante da queste parti. Nelle Landes infatti è stato perfezionato il foie gras per come lo intendiamo oggi. A Hossegor lo puoi trovare praticamente ovunque, in particolare al mercato cittadino. Spicca senza dubbio però quello di Diu Biban, ristorante che serve solo prelibatezze del territorio con ottimi risultati.
Magret di anatra ingrassata, kokotxas (cioè collo di merluzzo), acciughe del Mar Cantabrico e ovviamente il foie gras che il proprietario riceve dallo stesso fornitore di uno chef tristellato della zona (contatto che ha ottenuto dopo averci bevuto diverse bottiglie di Champagne e che io, purtroppo, non sono riuscito a scoprire).

Magret di anatra. Foto: Niccolò Sandroni
Altro must di Hossegor sono le ostriche, che in grande quantità popolano le acque del suo lago marino, l’unico bacino di ostricoltura delle Landes con allevamenti che hanno più di 120 anni. Al termine di una lunga camminata che accompagna le sponde del lago si trovano sei locali caratteristici con banconi in legno che si affacciano sull’acqua e personale affaccendato a servire incessantemente ostriche e vino bianco a una modica cifra. Solo questo basterebbe per vincere l’indecisione della partenza. Per la colazione, se si riesce a resistere ai burrosi croissant e si cerca qualcosa di tipico, è consigliato il pastis landais.

Foto: Niccolò Sandroni
Non l’alcolico simbolo di un’altra zona della Francia, la Provenza, al gusto di anice e tanto amato da Depardieu, e nemmeno il pasteis portoghese, ma una torta (pastis appunto in occitano); una soffice creazione di pasticceria, talvolta aromatizzata con rum o vaniglia, che ricorda un pandoro capovolto per la forma e un pan brioche per la consistenza.
Torniamo al surf e al nostro Leonardo Fioravanti, uno dei vincitori dell’edizione del Quicksilver festival 2025. L’occasione è ghiotta per fare alcune domande al primo (e al momento unico) italiano presente nella classifica del mondiale, ma anche per sapere qualcosa di più da lui sulla costa atlantica francese visto che già nel 2009 e nel 2012 ha vinto le competizioni organizzate da Quicksilver, al tempo tenutesi a Biarritz. «È stato molto bello vincere quest’anno, ero in squadra con un grande amico hawaiano, Zeke Lau, con cui ho gareggiato molto in passato. Di solito le gare che faccio sono più intense, ma questa ha avuto comunque un sapore speciale perché Hossegor è una mia seconda casa, ho surfato con più tranquillità. Era la settimana dopo il mio matrimonio quindi ero sereno, ho pensato a divertirmi e incontrare tanti surfisti da tutto il mondo che non vedevo da tempo».
Chiedo anche a lui se il turismo ha fatto in parte smarrire l’identità a Biarritz. «In un certo senso sì, Biarritz è diventata più una “città”, Hossegor invece è cresciuta nel ruolo di “capitale europea del surf” e poi secondo me ci sono anche onde molto più belle, tra le migliori al mondo. È un posto bellissimo che è rimasto molto autentico». Mi chiedo se l’onda, non del mare ma del turismo di massa, arriverà anche a Hossegor e se la (s)travolgerà. Leonardo è certo nella risposta: «No, non penso che cambierà, magari qualcosa di diverso si potrà vedere d’estate con turisti in vacanza non esclusivamente interessati a surfare, però rimarrà sempre un posto dove il surf sarà l’identità principale del paese e senza perdere originalità con i suoi ristoranti, le case tipiche e le bellissime onde».
Lo sanno tutti, il surf è uno sport dominato da hawaiani, brasiliani, australiani e californiani. Ma tra di loro ora c’è anche un italiano. Per quanto riguarda il nostro Paese, Leonardo può essere considerato una leggenda visti i successi ottenuti, eppure lui non la pensa così. «Non mi definirei mai una leggenda del surf, pochi possono essere considerati tali nei rispettivi sport: Kelly Slater per il surf, Novak Djokovic per il tennis, Tiger Woods per il golf. Per me però è bellissimo essere di ispirazione per altri, forse è questo il mio obiettivo».
Chiedo allora a Leonardo quale sia stata, la sua ispirazione, e gli propongo anche i titoli da grande schermo che citavamo prima, con un’aggiunta: Lilo & Stitch. Mi risponde il cult diretto da John Milius, un’infatuazione nata da piccolo, senza disdegnare però anche il titolo della Disney.
Dal cinema alla tv, sempre surfando. Kelly Slater è il nome più importante di questo sport, noto alla cronaca non solo per i mondiali vinti, ma anche per la relazione con Pamela Anderson negli anni ’90 e un ruolo in Baywatch. Di recente, è stato confermato un reboot della serie tv sui famosi bagnini californiani. Leonardo, seguendo le orme di Slater, sarebbe un candidato ideale, in attesa dello status di leggenda. Ma lui mette in chiaro le cose: «Dipende, se è davvero fatta in modo autentico oppure no». Ha centrato il punto, infatti proprio questo aspetto, cioè la mancanza di aderenza alla realtà, fu uno dei motivi per cui Slater lasciò la serie. Tuttavia, non esclude un futuro da attore e l’intervista si conclude con un suo «Mai dire mai».
La prossima volta che sognate la California (quella del surf), ma siete scoraggiati dai prezzi dei voli, date un’occhiata a Hossegor.








