“Non sforzarsi”, le regole del cool secondo Tea Hacic-Vlahovic | Rolling Stone Italia
TRO*A RADICALE

“Non sforzarsi”, le regole del cool secondo Tea Hacic-Vlahovic

Cosa significa essere cool? Il punk rock è cool? Ma soprattutto è cool parlare di essere cool? Tea ce lo spiega in occasione dell'uscita del suo nuovo romanzo, 'Una sigaretta accesa al contrario'

“Non sforzarsi”, le regole del cool secondo Tea Hacic-Vlahovic

Tea Hacic-Vlahovic

Foto: Max Lakner

Tea Hacic-Vlahovic è la madre delle troie radicali. Se non sapete chi sono le troie rodicali, le figure a cui Tea ha dedicato anche un podcast, è lei stessa a spiegarvelo: «Una Troia Radicale di solito è una donna, ma può essere qualsiasi persona: un* queer, un uomo gay, anche una suora, un uomo che lavora in banca, forse, una persona però che sente e soprattutto che vuole una libertà personale, ma la vuole anche per gli altri». Ma Tea non è solo una troia radicale, una podcaster e una influencer ma anche – e ultimamente soprattutto – una scrittrice.

Dopo aver pubblicato nel 2021, L’ anima della festa, Tea arrivava alla sua seconda pubblicazione, Una sigaretta accesa al contrario, uscito anch’esso per Fandango Libri. Una sigaretta accesa al contrario parla di identità e di punk rock. Il punk rock forse è morto, ma la morte è cool come ci insegna Tea in questa guida per essere cool.

Non sforzarsi

Tu sei cool, disse Jeremy al telefono, come se niente fosse. Lo disse in un modo cool, come diceva ogni cosa. Lui aveva tredici anni e io pure, ma me ne sentivo cinque, un fascio di nervi. La sua voce mi sfondò il cranio e mi cambiò. Avevo bramato quelle parole come un orso brama il sangue. Se lui mi trovava cool, allora era vero. E se era vero, potevo fare di tutto. Qualsiasi cosa, cioè niente. Cioè le stesse cose che già facevo, ma con quella festa segreta nel cervello che hanno le persone cool, e che tutti vedono.

Ci ricordiamo tutti di qualcuno così, da ragazzini. Io non ero così. E voi neppure. Jeremy sì. Adesso è in prigione. Ci finiscono quasi tutti i ragazzini cool. I criminali sono cool, gli adulti no, a meno che non siano criminali. A meno che non abbiano qualcosa che non va. Ma non le cose che pensate voi. Le cose superficiali che ti rendono cool da ragazzina (bere male, fare i cattivi coi genitori) sono le stesse che ti rendono tutt’altro che cool da adulta. Sapersi trasformare in adulti cool è una dote rara. Sforzarsi di padroneggiarla non è cool.

Il cool puoi averlo dentro dalla nascita, nelle ossa. Altrimenti viene imparato e tramandato. Praticato come una religione. La religione non è cool. Praticare uno sport può essere cool oppure no, a seconda. Gli skater sono cool, i calciatori no. I soldi non sono cool, ma rubarli sì. Certe cose, tipo i festival di musica, erano cool e ora non lo sono più. Forse non lo sono mai stati. Non lo sapremo a meno di esserci andati, ma a posteriori sembra tutto cool. Non è cool il passare del tempo. Non è cool la nostalgia, ma sentirla sì. Come sentire il cuore che si spezza. Non c’è niente di più cool di un cuore spezzato. Un naso può esserlo, a seconda di come te lo sei rotto. Un naso rifatto no. La chirurgia plastica non è cool. Quasi tutto quel che devono fare le donne per sopravvivere in questo mondo è il contrario del cool. Lo hanno decretato gli uomini, per poter continuare a essere il sesso più cool. Invece noi sappiamo tutte che non lo sono. Gli diciamo bugie e basta. Dire bugie è cool. Le donne sono eccellenti bugiarde. Solo noi riusciamo a rendere cool i sandali. Gli uomini con i sandali ai piedi dovrebbero andare in prigione, ma non in maniera cool.

Non è cool essere incapaci di portare i tacchi alti, ma neanche imparare a camminarci. Fare tardi a scuola è cool, ma fare tardi a un appuntamento con gli amici no. Fare tardi a un appuntamento galante è cool se la tua scusa sono i tacchi alti che non sei capace di portare. La sigaretta elettronica non è cool, le sigarette vere sì, e non c’è niente che si possa fare per dimostrare il contrario. I social media non sono cool, né pagare per leggere riviste online. Gli smartphone sono la cosa meno cool mai esistita dopo le boy band.

Non è cool pensare a cosa è cool. Sicuramente non è cool scriverci su un articolo per Rolling Stone. Il cool è come la pornografia: non lo saprei descrivere, ma se lo vedo lo riconosco. La semplicità è cool. Non saperlo e fregarsene. Essere e basta, seguire le vibrazioni. Usare la parola “vibrazioni” non è più cool. Essere un intellettuale non è cool, ma essere intellettuali sì. Studiare non è cool, ma sapere le cose sì.
Una persona è al massimo del cool quando è morta.

Tutto ciò che è puro è cool. Tutto ciò che è vero è cool. Il cool è verità, ma la verità non è sempre cool. Una piscina vuota è cool, una piena no. Una bottiglia di Coca Cola in vetro è cool, una di plastica no. La Pepsi non sarà mai cool. Guardare la TV non è cool, andare in TV sì. Però guardare la TV alla TV non è cool. Il potenziale è cool, ma il potenziale sprecato lo è ancora di più.

La gente è attratta dai tipi cool in quanto portatori di saggezza. I tipi cool sono sicuri di saper distinguere il bene dal male, anche se il bene loro è il male di qualcun altro. Aspiriamo tutti alla pace interiore. I simboli della pace non sono cool. I denti bianchi e regolari non sono cool, come non lo è la pelle pulita. Quelli del marketing vogliono farvi credere che la bellezza è cool, mentre non è così.

Nel mio primo romanzo, L’anima della festa, ho scritto che “essere hot non è cool, ma essere cool è hot!”. Quel libro parlava di sopravvivenza. Il mio nuovo romanzo, Una sigaretta accesa al contrario, parla di identità. E di punk rock. Il punk sarà pure morto ma, come ho detto prima, la morte è cool. La protagonista si sforza così tanto di essere cool da distruggersi la vita. Fare una vita sfasciata è cool. A te che la vivi non sembra, ma agli altri da fuori sì. Si è cool più per gli altri che per se stessi. Serve a ispirare quelli che cool non sono. A innalzarli, anzi abbassarli, al tuo livello.