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Trump si scaglia contro il ‘Made in Europe’

Nel mirino del presidente degli Stati Uniti ci sono marchi simbolo della produzione europea come Roquefort e KTM, mentre non manca l'Italia con San Pellegrino e la mitica Vespa

Non accenna a diminuire il braccio di ferro economico fra l’Europa e gli Stati Uniti di Trump, un duello a colpi di dazi che sta diventando sempre più simile a una partita a scacchi giocata di contromossa su entrambi i fronti.

È di oggi, infatti, la notizia per cui dalla Casa Bianca starebbero studiando un piano per imporre dazi punitivi del 100% su alcuni fra i prodotti di punta della produzione europea: si va dalla Svezia con le moto Husqvarna fino all’Austria con il marchio KTM, passando per la Francia con il formaggio Roquefort, finito nella ‘lista nera’ stilata dall’amministrazione Trump così come l’acqua Perrier, proprietà Nestlè e produttrice per l’Italia della San Pellegrino. Tuttavia, sempre in tema Italia, pare che i temutissimi dazi andranno a colpire una delle aziende simbolo dell’industria motociclistica, ovvero la Piaggio e l’iconica Vespa.

Stando a quanto scrive il Wall Street Journal, il provvedimento sarebbe conseguenza delle proteste degli allevatori statunitensi, colpiti dal bando imposto dall’UE sulla carne di manzo USA di bovini trattati con gli ormoni. Secondo gli allevatori, infatti, l’Europa non avrebbe aperto a sufficienza i propri mercati alla carne fiore all’occhiello della produzione americana, ovvero quella non trattata con gli ormoni, non mantenendo così la parola data in occasione degli accordi commerciali stilati nel 2009.

La diatriba inizia, infatti, addirittura nel 1996 quando dall’America si videro recapitare tonnellate di carne, respinte dal Vecchio Continente perché ricolme degli ormoni con cui erano stati alimentati i bovini. Tra imposizioni e tira e molla si arriva così al 2009, con un’intesa che prevedeva la libera entrata nel mercato europeo di carne americana di alta qualità, cioè priva di ormoni, per un totale di 20mila tonnellate prima e 45mila tonnellate poi.

Peccato che dentro il range quantitativo stabilito dall’UE, gli Stati Uniti dovessero sgomitare per importare la propria carne al fianco di Argentina, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Per cui, sulle 45mila tonnellate inizialmente previste dagli accordi, a causa della serrata e inaspettata concorrenza, da Washington hanno visto precipitare vertiginosamente lo spazio d’importazione riservato al proprio prodotto, finché dalla Casa Bianca hanno detto basta.

L’ultimo capitolo della discordia, infatti, risale agli ultimi mesi della gestione Obama quando, dal Dipartimento del Commercio, diffusero una nota in cui si minacciavano provvedimenti e dazi vertiginosi imposti su circa novanta prodotti europei, qualora non venisse rettificata la decisione dell’Unione di includere anche altri paesi nell’accordo preso con gli Stati Uniti, da cui la chiusura dei cancelli a una larga fetta di carni bovine americane.

Per cui, mentre la borsa europea – Piazza Affari comprese – scende tra l’1 e i 2 punti di percentuale, sempre dal Wall Street Journal lanciano l’allarme. Infatti, se Trump stesso aveva già congelato il negoziato di libero scambio tra UE e Stati Uniti (Ttip) – per cui prima del congelamento sarebbe stato più semplice trovare una soluzione all’affaire carni bovine – quest’ultimo provvedimento sarebbe una dimostrazione quanto mai efficace della dell’impeto con cui il nuovo corso inaugurato dal Tycoon intende rivolgersi nei confronti dei partner commerciali. Uno su tutti? “China” ovviamente.

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