John e Lorena Bobbitt, 25 anni dopo il “taglio del secolo” | Rolling Stone Italia
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John e Lorena Bobbitt, 25 anni dopo il “taglio del secolo”

Quando nel 1993 Lorena recise il pene di John con un coltello da cucina, la coppia finì sulle prime pagine di tutti i giornali. Ecco cosa è successo alle loro vite: lui si è dato al porno e alla ricerca di tesori nascosti, lei alla difesa delle vittime di violenza

John e Lorena Bobbitt, 25 anni dopo il “taglio del secolo”

Per celebrare il 25esimo anniversario dell’evirazione più famosa della storia, Vanity Fair ha intervistato John Wayne Bobbitt e la sua ex armata di coltello Lorena, uno sguardo indietro a uno dei casi più bizzarri dell’ultimo secolo. Il pezzo, firmato da Lili Anolik, racconta nuovi dettagli e ci fa aprire gli occhi sulla notte del ’93 in cui Lorena lanciò quel che restava del pene di John in un campo, raccontandoci cosa è successo alla coppia dopo la notte in cui, beh, troncarono la loro relazione.

Prima, però, un veloce riassunto: il 23 giugno 1993, Lorena Bobbitt (che ora si fa chiamare con il cognome da nubile, Gallo) – un’ecuadoregna emigrata negli Stati Uniti nel 1987 – si intrufolò nel letto dove dormiva suo marito, così da tagliargli il pene con un coltello da cucina. Poche ore prima, come racconterà Lorena in tribunale, Bobbitt era rientrato a casa ubriaco e l’aveva stuprata; secondo John il sesso era consensuale, e quando si è svegliato senza mutande era convinto, dice a Vanity Fair, che Lorena «volesse solo farmelo tornare duro».

Non proprio. Secondo il racconto di Lorena, quello che è successo poco dopo era il modo giusto «per dargli una lezione» – per lo stupro, o per il costante abuso psicofisico che le infliggeva da tempo. «Era sopravvivenza. Una questione di vita o di morte. Avevo paura di morire», ha detto. Poi, durante il processo, la donna ha dichiarato che la violenza era una costante di tutto il loro matrimonio.

Quella notte Lorena scappò dalla loro casa in Virginia portandosi dietro 100 dollari, il Game Boy del marito e quel che restava del suo pene, lanciato dal finestrino in un campo vicino a un 7 Eleven. La polizia ritrovò “i resti” qualche ora dopo e, su precisa indicazione dell’ospedale, li conservarono nel ghiaccio in una confezione di hot dog Big Bite. L’organo è stato ricucito chirurgicamente, ed è così che nacque il soprannome “Frankenpenis”, parto della fantasia della pornstar Ron Jeremy, colpevole di aver regalato a Bobbitt una breve carriera nel settore dei film hard. Una descrizione più accurata del Frankenpene è offerta da Dennis Hof del Moonlight Bunny Ranch – sì, lo stesso Hof candidato in Nevada -, dove Bobbitt lavorava. «Alcune delle mie ragazze mi hanno detto che sembrava una lattina di Red Bull morsicata», ha detto a Vanity Fair. Urca.

Sia John che Lorena vennero incriminati – lui per molestie sessuali, lei per lesioni volontarie – e processati separatamente. Lorena fu assolta per temporanea infermità mentale; all’epoca gran parte dell’opinione pubblica era dalla sua parte. Vale la pena ricordare, soprattutto oggi che il sentimento anti-immigrati è dominante, che negli anni ’90 la storia di Lorena e della sua fuga negli states per inseguire il “sogno americano” era motivo di simpatia. E non è difficile immaginare che oggi uno come Bobbitt – un supporter di Trump, ex-Marine con in casa un quadro di Bob Ross – avrebbe il favore dell’opinione pubblica. Forse l’America di Trump sarebbe stata disposta a credere a Bobbitt e alla sua versione dei fatti? Lorena era solo una bugiarda, una gold-digger che l’ha punito solo perché voleva lasciarla un anno prima che scadessero i termini per il visto? «Se non poteva avermi lei, non poteva nessun altro», ha detto a Vanity Fair. Forse.

In realtà, la sua storia personale conferma la versione della moglie. John Bobbitt, già sposato e divorziato diverse volte prima di Lorena, è stato accusato di violenza domestica da un’ex fidanzata, di aggressione dalla sua terza moglie e di molestie da un’altra ex fidanzata nel 1999. Quello stesso anno si è dichiarato colpevole di furto aggravato – di vestiti, per un totale di 140mila dollari. Poi, oltre alla sua breve carriera nel mondo dei film per adulti, si è reinventato come lanciatore di coltelli (zing!) e ha lavorato in alcune ditte edili. Nel frattempo si è sottoposto a diversi interventi di chirurgia estetica: il primo, nel 1996, per migliorare la lunghezza e lo spessore del suo pene; il secondo, nel 2016, per tornare allo “stato di natura”. «Avrei dovuto lasciarlo stare», ha detto a Vanity.

Oggi Bobbitt passa il suo tempo alla ricerca del tesoro sepolto di un miliardario (davvero!). Continua a dichiararsi innocente a proposito, beh, di tutto, ed è arrivato a dichiarare che se quella notte sua moglie gli avesse parlato, «oggi saremmo ancora sposati, e avremmo una famiglia».

Lorena, come prevedibile, non è d’accordo. Dopo il processo ha evitato l’attenzione dei media, rifiutando un milione di dollari offerti da Playboy anche quando doveva supportare economicamente tutta la sua famiglia, genitori compresi. È diventata cittadina americana, è tornata al college e ha fatto campagna elettorale per Hillary Clinton. La maggior parte del suo tempo, però, è stato impiegato per difendere le vittime di abusi con la sua Lorena Gallo Foundation. È sposata con lo stesso uomo da 20 anni, e adesso ha una famiglia tutta sua. Ma, come racconta Vanity Fair, neanche la sua vita è stata immacolata – alcuni anni fa è stata coinvolta con la madre in un incidente di molestie, ma è stata assolta.

Nonostante tutti i suoi tentativi, però, il suo bizzarro American Dream ha avuto la sua versione Hollywoodiana: quest’anno Amazon Prime ha pubblicato la docuserie in quattro parti Lorena, prodotta dal premio Oscar Jordan Peele. Ma chi è alla ricerca del classico infotainment morboso dovrà calmare i bollori, la Gallo non è disponibile per storie del genere.

«Questo progetto è per Lorena una piattaforma utile a dire la verità e, contemporaneamente, ottenere giustizia e inaugurare una conversazione critica sulle dinamiche gender e sugli abusi domestici», ha detto Peele ad aprile. «Questa è la sua storia, e siamo onorati di poterla raccontare».

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