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I momenti più importanti del dibattito Clinton vs Trump

Per chi se lo fosse perso ieri sera negli USA è andato in scena il primo dibattito presidenziale. Abbiamo raccolto per voi i momenti più significativi.

Tutto era pronto per un dibattito al massimo della tensione. Prima del confronto di lunedì, i candidati erano virtualmente alla pari nei sondaggi: le medie riportate dal Real Clear Politics mostravano, in una gara a quattro, il vantaggio della Clinton appeso a un filo, appena l’1.5 percento. Nelle ore prima del dibattito, un sondaggio suggeriva che se le elezioni si fossero tenute quel giorno, Trump avrebbe avuto più chance di vittoria rispetto alla Clinton – dai sondaggi di luglio è la prima volta che una cosa simile accade.

Storicamente, come riporta Five Thirty Eight, i dibattiti cambiano il margine di una media di 2,6% punti, il che significa che se Trump avesse vinto avrebbe potuto facilmente aggiudicarsi la testa. I modi in cui i candidati si sono preparati sono stati abbastanza prevedibili: secondo tutte le fonti la Clinton ha aspettato questo momento per settimane, allenandosi e studiando per il confronto. Trump, come sottolineato dai suoi stessi collaboratori, si è praticamente rifiutato di sottoporsi a qualsiasi tipo di preparazione.

E si è visto. Mentre la Clinton si è destreggiata fra idee stratificate e proposte politiche, e sembrava pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo Trump le avesse messo davanti, il candidato repubblicano sembrava sgraziato, privo di contenuti e si è ripetutamente affidato a menzogne.

Inoltre, ironia della sorte, nonostante la salute della Clinton fosse stata oggetto di speculazioni nelle scorse settimane, Trump non riusciva a smettere di tirare su col naso.

All’anchorman di NBC Nightly News Lester Holt spettava il discutibile onore di cercare di tirare le redini del dibattito, ed è pienamente riuscito nel suo compito – soprattutto se comparato alle recenti performance del suo collega Matt Lauer.

Holt si è attenuto alle tre tematiche stabilite per la serata dalla Commissione per i Dibattiti Presidenziali – “Che direzione dare all’America”, “Come raggiungere una nuova prosperità” e “Quali misure servono per rendere l’America sicura” – ma i veri argomenti del primo dibattito presidenziale sono stati i rumori di fondo e il parlarsi sopra.

Qui sotto riportiamo i momenti più memorabili e bizzarri della serata.

Sulla crisi del mercato immobiliare

Clinton: «Donald è stato uno di quelli che ha posto le basi per la crisi del mercato immobiliare. Nel 2006 disse “Caspita! Spero che il mercato dell’immobile crolli così potrò buttarmici dentro, comprare e farci dei soldi”. Beh, è crollato…»
Trump: «Sai com’è, questo si chiama business».
Clinton: «Nove milioni di persone…nove milioni di persone hanno perso il lavoro. Cinque milioni la loro casa. E 13 miliardi destinati alla salute pubblica sono stati spazzati via».

Sul cambiamento climatico

Clinton: «Donald pensa che il cambiamento climatico sia un inganno perpetrato dai cinesi. Io penso sia reale».
Trump: «No, non è vero. Non ho mai detto così».

Sulla TPP (Partenariato Trans-Pacifico)

Trump: «Lo chiamavi il massimo esempio di accordo commerciale. Dicevi che era l’accordo meglio riuscito che avessi mai visto, poi hai sentito come ne parlavo io e, improvvisamente, eri contraria anche tu».
Clinton:«Beh Donald, so bene che tu vivi in una realtà tutta tua, ma le cose non sono andate così. Questi sono i fatti: dissi che speravo in un buon accordo, ma una volta negoziato – cosa di cui non ero responsabile – conclusi che non lo era affatto. Lo scrissi nel mio libro…».
Trump: «Quindi è stato il Presidente Obama a fallire?».
Clinton. «…molto tempo prima dei tuoi proclami».
Trump: «È stato il Presidente Obama a fallire?».

Sui piani della Clinton per l’economia

Trump: «Segretario, lei non ha alcun piano».
Clinton: «Infatti su questo tema ho scritto un libro. S’intitola Stronger Together. Puoi comprarlo in tutti i negozi di libri o nell’aeroporto più vicino».

Sui piani di Clinton per combattere l’ISIS

Trump: «Basta andare sul suo sito web. Lei spiega, su internet, come combattere l’ISIS. Non credo che il Generale Douglas MacArthur apprezzerebbe molto questa cosa».
Clinton: «Per lo meno io un piano per affrontare l’ISIS ce l’ho».

Trump: «Tu stai rivelando le tue strategie ai nostri nemici».
Clinton: «Non è vero, non stiamo facendo questo».
Trump: «Vedi, stai dicendo i tuoi piani al nemico. Non c’è da stupirsi…non c’è da stupirsi che tu stia combattendo da tutta la vita contro l’ISIS».
Clinton: «Ma questa è…questa è…vatti a vedere…per favore, fact-checkers, c’è del lavoro da fare qui».

La Clinton esprime un’ovvietà

Clinton: «Ho la sensazione che a fine serata sarò incolpata di tutto ciò che sia mai successo».
Trump: «Perché no? Perché no?»
Clinton: «Ma si, perché no? Continua a partecipare al dibattito dicendo altre assurdità».

Sull’economia

Clinton: «È ampiamente dimostrato che la crescita inclusiva è ciò di cui l’America ha bisogno, non devono esserci più vantaggi per le persone più ricche…».
Trump: «Tipico del politico. Solo chiacchiere niente azione. Suona bene. Non funziona. Niente cambierà».

Sull’eventualità che Trump pubblichi la sua dichiarazione dei redditi

Trump: «Pubblicherò la mia dichiarazione dei redditi, pur contro il parere dei miei avvocati, quando lei pubblicherà la sue 33,000 mail che sono state cancellate. Quando lei le pubblicherà, io farò lo stesso…».
Lester Holt: «Quindi è negoziabile?».
Trump: «No, non è negoziabile. Lei deve pubblicare quelle email. Perché ne ha cancellate 33,000?».

Sui contenuti della dichiarazione dei redditi di Trump

Clinton: «Bisogna chiedersi perché lui non abbia pubblicato la sua dichiarazione dei redditi? E penso ci siano un paio di ragioni. Prima di tutto, forse non è ricco come dice di essere. In secondo luogo, forse non è un filantropo come dice di essere. Terzo, non sappiamo tutti i suoi affari, ma ci è stato detto da report investigativi che deve circa 650 milioni a Wall Street e a banche straniere. Oppure forse non vuole che gli americani, tutti quelli che stanno guardando stasera, sappiano che lui non ha pagato le tasse federali, dato che gli unici anni in cui la gente ha potuto vedere le sue dichiarazioni sono stati quando ha dovuto consegnarle alle autorità statali per avere la licenza per costruire un casinò, e le dichiarazioni mostravano che lui non aveva pagato nessuna imposta federale».
Trump: «Questo mi rende furbo».
Clinton: «Per cui se lui ha pagato zero, significa zero per le truppe, zero per i veterani, zero per la scuola o per la sanità. E penso che probabilmente non sia così entusiasmante che il resto della nazione veda quali siano le vere ragioni, perché dev’esserci qualcosa di molto grave, se non di terribile, che lui sta cercando di nascondere!».

Sui problemi del paese

Trump: «Il nostro paese ha un problema terribile. Siamo una nazione fortemente indebitata. E il nostro paese ha bisogno di strade nuove, nuovi tunnel, nuovi ponti, nuovi aeroporti, nuove scuole e nuovi ospedali. E non abbiamo denaro perché è stato sperperato per molte delle tue idee».
Clinton: «E forse anche perché tu non hai pagato le tasse federali per moltissimi anni».
Trump: «Sarebbero stati buttati lo stesso, credimi».

Sui reciproci siti web

Clinton: «Immaginavo ci sarebbero state questo genere di accuse e rivendicazioni, per cui…»
Trump: «Servono i fatti!»
Clinton: «Per cui abbiamo preso l’homepage del mio sito web HillaryClinton.com e l’abbiamo cambiata in un fact-checker. Per cui se vuoi controllare in tempo reale quali siano i fatti, per favore dacci un’occhiata. Perché noi abbiamo proposto…»
Trump: «E tu dai un’occhiata ai miei e anche tu vedrai».
Clinton: «…che non aggiungeremo neanche un penny al debito, mentre i tuoi piani prevedono di aggiungere al debito 5mila miliardi di dollari».

Sull’affermazione di Trump per cui negozierà per abbassare il debito

Clinton : «Ti autoproclami il “Re del Debito”. Parli di usare la forza. Una volta hai anche suggerito di provare a negoziare a ribasso il debito nazionale degli Stati Uniti».
Trump: «Sbagliato. Sbaglio!» (Lo ha fatto)
Clinton: «Beh, certe volte non c’è un passaggio automatico fra la capacità di fare affari e quella di governare, ma qualche volta ciò che succede negli affari potrebbe essere un male per il governo».

Sul “ferma-e-perquisisci”

Holt: «Il “ferma-e-perquisisci” (cuore della proposta di Trump per aumentare la sicurezza interna, dando maggiore potere alla polizia, ndr) è stato dichiarato incostituzionale nello Stato di New York perché veniva applicato esclusivamente con i giovani afroamericani e ispanici».
Trump: «No, ti sbagli. È stato giudicato da un magistrato notoriamente contrario alla polizia. Le è stato portato via. Ma il nostro sindaco, il nostro nuovo sindaco, si è rifiutato di proseguire con il caso. Avrebbero vinto in appello. Se guardi bene, nel paese ci sono molti posti in cui è consentito!». [Trump si sbaglia; è stato dichiarato incostituzionale]
Holt: «La questione è che è stato dichiarato incostituzionale».
Trump: «No, la questione è che noi dobbiamo portare via le pistole da queste persone che ne sono in possesso e sono brutte persone che non dovrebbero averle. Quelli sono criminali. Sono persone che sono malvagie e non dovrebbero esserlo – quando hai 3,000 sparatorie a Chicago dal primo gennaio, quando hai 4,000 persone uccise a Chicago dalle pistole a partire dall’inizio della presidenza di Barack Obama, nella sua città natale, il “ferma-e-perquisisci” è necessario».

14) Sul “cyber”

Trump: «Per quanto riguarda il cyber, sono parzialmente d’accordo con quanto detto dal Segretario Clinton. Dovremmo essere superiori a chiunque altro, e forse non lo siamo. Non penso che che tutti sappiano che è stata la Russia a irrompere nel database del Democratic National Convention. Lei sta dicendo Russia, Russia, Russia, non saprei – forse sono stati i Russi. Potrebbe essere stata la Russia, ma potrebbe anche essere stata la Cina. Potrebbe essere stata tantissima altra gente. Potrebbe anche essere stato qualcuno di 200 chili dal suo letto, ok?».

Sul certificato di nascita di Obama

Holt: «Il certificato di nascita è stato mostrato nel 2011. Lei ha continuato a porre in discussione la legittimità del presidente dal 2012 al 2015, più recentemente a gennaio».
Trump: «Esatto»
Holt: «Per cui, la domanda è, cosa le ha fatto cambiare opinione?»
Trump: «Beh, non preme a nessuno…a nessuno importa molto di questo. Naturalmente immaginavo che lei mi avrebbe fatto questa domanda stasera. Ma a nessuno importa molto di questa cosa. Tuttavia io sono stato quello che ha fatto sì che lui mostrasse il certificato di nascita. E penso di aver fatto un buon lavoro».

Su chi abbia beneficiato della crociata di Trump sul certificato di nascita

Trump: «Sento che [la comunità afro-americana] voleva davvero che io arrivassi a quella conclusione. Penso di aver fatto un ottimo lavoro e aver reso un grande servizio non solo al paese, ma anche al presidente, per aver fatto sì che esibisse il suo certificato di nascita».

Sulla guerra in Iraq

Clinton: «Spero che i fact-checkers stiano alzando il volume e che stiano lavorando sodo. Donald ha supportato la guerra in Iraq».
Trump: «Sbagliato» [L’ha fatto]
Clinton: «È stato inconfutabilmente dimostrato più e più volte».
Trump: «Sbagliato. Sbagliato!».

Sull’aspetto “poco presidenziale” della Clinton

Trump: «Lei non ha l’aspetto; non ha l’energia giusta. Io dissi che non ha l’energia. E continuo a credere che non abbia l’energia. Per essere presidente di questo paese serve un’energia tremenda».
Holt. «La citazione recita: “Semplicemente non credo lei abbia l’aspetto presidenziale”…».
Trump: «Aspetti un minuto, Lester, lei mi ha fatto una domanda…mi ha fatto una domanda giusto? Bisogna essere abili a negoziare gli affari, bisogna essere bravi a negoziare. È giusto. Con il Giappone, con l’Arabia Saudita…con tutto il denaro che hanno, noi li difendiamo e loro non ci pagano? Tutto quello che bisogna fare è parlare con questi…aspetta. Ci sono così tante cose che bisogna fare e non credo che Hillary abbia l’energia».
Holt: «La lasci rispondere».
Clinton: «Beh, quando lui avrà viaggiato in 112 paesi, negoziato accordi di pace, un cessate il fuoco, che gli oppositori a un regime venissero rilasciati, un’apertura a nuove opportunità in nazioni di tutto il mondo – o anche solo passato 11 ore a testimoniare di fronte a una commissione del Congresso, allora potrà parlarmi di energia».

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