Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi documentaristi del nostro tempo, è morto oggi, venerdì 23 maggio 2025, a Parigi, all’età di 81 anni. La notizia è stata confermata dall’Instituto Terra, l’organizzazione ambientale fondata da Salgado e da sua moglie, Lélia Wanick Salgado. Le cause della sua scomparsa non sono state rese pubbliche. Secondo fonti vicine alla famiglia però, Salgado soffriva da tempo di complicazioni legate alla malaria contratta negli anni ’90.
Nato ad Aimorés, in Brasile, nel 1944, Salgado ha iniziato la sua carriera come economista, laureandosi all’Università di São Paulo e ottenendo un dottorato alla Sorbona. Negli anni ’70, ha abbandonato la carriera economica per dedicarsi alla fotografia, lavorando con agenzie prestigiose come Sygma, Gamma e Magnum Photos. Le sue fotografie in bianco e nero hanno documentato le condizioni di vita dei lavoratori, le migrazioni, i conflitti e le sfide ambientali in oltre 120 paesi. Tra i suoi progetti più noti, Workers, Exodus e Genesis offrono uno sguardo profondo sulla dignità umana e sulla bellezza del pianeta. La sua serie più famosa è probabilmente I minatori di Serra Pelada (Brasile, anni ’80): centinaia di uomini ricoperti di fango, arrampicati come formiche sulle pareti di una gigantesca miniera a cielo aperto, con sacchi sulle spalle e lo sguardo svuotato. Una rappresentazione biblica e struggente dello sfruttamento umano.
Nel 1998, insieme a Lélia, ha fondato l’Instituto Terra, dedicato al rimboschimento e alla conservazione della foresta atlantica brasiliana. Il loro lavoro ha trasformato aree degradate in ecosistemi rigogliosi, dimostrando il potere della rigenerazione ambientale. Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo un maestro della fotografia, ma anche una voce instancabile per la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente. Le sue immagini continueranno a ispirare e a testimoniare la complessità e la bellezza dell’esperienza umana.
Salgado ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui sette premi World Press Photo e il Premio Príncipe de Asturias delle Arti nel 1998. La sua vita e il suo lavoro sono stati celebrati nel documentario Il sale della terra, diretto da Wim Wenders e da suo figlio Juliano Ribeiro Salgado, nominato all’Oscar nel 2015.