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È morto Charles Manson, il mandante della strage di Bel-Air

Nel 1969 fondò la ‘Family’, una setta di ragazzi che convinse a commettere alcuni fra gli omicidi più crudeli della storia americana

È morto a 83 anni Charles Manson, il leader della setta – la cosiddetta Manson Family – che nel 1969 si macchiò di alcuni omicidi passati alla storia per l’efferata crudeltà. Le stragi ordinati da Manson, nella cultura pop Americana, segnarono la fine della Summer Of Love, ‘risvegliata’ bruscamente dall’utopia hippy che aveva motivato i membri della Family fin dai giorni della sua fondazione.

Nel 1969 Manson era un 32enne dell’Ohio, con già alle spalle diversi anni trascorsi fuori e dentro il carcere per furto e sfruttamento della prostituzione. Per inseguire il sogno di diventare un musicista si era poi trasferito in California, in quegli anni terra promessa della scena rock americana. Grazie alla sua personalità carismatica, Manson aveva attratto a sé alcune decina di ragazzi e ragazze, dando così vita alla Family. Totalmente in balia dei deliri di Manson, nell’agosto del 1969 i membri della Famiglia furono spinti dal loro leader a commettere una serie di omicidi a Los Angeles.

Manson, infatti, convinse quattro persone del gruppo – Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian – a irrompere nella villa di Terry Melcher, un produttore discografico che aveva rifiutato un contratto a Manson che, per vendicarsi, ordinò ai suoi adepti di uccidere “il più cruentemente possibile” chiunque avessero trovato in casa.

La notizia degli omicidi divenne una delle più celebri nella storia recente americana, soprattutto per la crudeltà esibita dalla Family e per la popolarità delle vittime coinvolte, trasformando Manson nel simbolo del male per una parte dell’immaginario pop statunitense. L’assassinio rimasto celebre per la sua disumana crudeltà fu quello di Sharon Tate, moglie del noto regista Roman Polanski, uccisa a pugnalate a 26 anni e all’ottavo mese di gravidanza.

La notte successiva alla strage di villa Melcher, il gruppo capeggiato da Manson uccise l’imprenditore Leno LaBianca e sua moglie Rosemary, trucidati a coltellate nella loro casa di Los Angeles. Con il sangue delle vittime, i membri della Family scrissero “morte ai porci”, “rivoluzione” e “Helter Skelter”, il titolo di una celebre canzone dei Beatles in cui Manson leggeva un messaggio profetico.

Il primo dicembre dello stesso anno la polizia di Los Angeles arrestò Tex Watson, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian, accusandogli degli omicidi, fra cui quello di Sharon Tate. Una settimana più tardi anche Manson fu accusato di omicidio di primo per le stragi Tate-LaBianca e per altri assassinii avvenuti nell’estate precedente. Nel marzo 1971, tutti i componenti della Family accusati per gli omicidi Tate-LaBianca furono condannati alla pena capitale, commutata in ergastolo nel 1972 quando in California venne abolita la pena di morte.

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