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Disney, Netflix e Google hanno preso posizione contro la sentenza sull’aborto

Le multinazionali hanno annunciato misure per sostenere economicamente le spese di viaggio e alloggio delle donne che, pur desiderando abortire, non potranno farlo a causa della legislazione vigente nel loro Stato

Foto via Getty

Alcune corporation americane hanno scelto di affiancare le donne nella loro protesta contro la decisione liberticida della Corte Suprema che, lo scorso venerdì, con una decisione destinata a far discutere ancora a lungo, ha ribaltato la celebre sentenza “Roe vs Wade”, eliminando di fatto la tutela federale del diritto all’aborto.

Per farlo, alcune aziende (tra cui Netflix, Google e Disney e Meta) hanno annunciato misure per sostenere economicamente le spese di viaggio e alloggio delle donne che, pur desiderando abortire, non potranno farlo a causa della legislazione vigente nel loro Stato e, quindi, saranno costrette a spostarsi per eseguire un’interruzione volontaria di gravidanza in maniera legale.

Ad esempio, un portavoce di Facebook Meta ha dichiarato a Reuters che l’azienda coprirà le spese di viaggio per le dipendenti che hanno bisogno di usufruire di cure riproduttive fuori al di fuori del territorio americano.

Anche la Disney seguirà una linea simile, assumendosi l’onere di pagare viaggio e sistemazione alle dipendenti che lavorano in uno Stato in cui l’accesso all’aborto è vietato. Probabilmente, la decisione della House of Mouse è da leggere soprattutto alla luce della sua delicata situazione in Florida: l’azienda, infatti, impiega circa 80mila persone nel Walt Disney World di Orlando, dove il governatore Ron DeSantis ha firmato un disegno di legge che vieta gli aborti dopo 15 settimane di gestazione. La legge della Florida, che dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio, è modellata sul divieto di 15 settimane del Mississippi che era al centro della sentenza della Corte Suprema, e qualche mese fa la Disney aveva già preso pubblicamente posizione contro il provvedimento, ricevendo come contropartita la minaccia del ritiro dei benefici fiscali di cui gode nel territorio che circonda il parco.

L’annuncio più roboante, però, è stato quello di Google: un portavoce dell’azienda di Mountain View ha infatti fatto sapere che non soltanto aiuterà le proprie dipendenti a viaggiare per accedere all’aborto negli stati dove sarà possibile praticarla, ma anche che permetterà loro di richiedere il trasferimento in un altro stato senza necessità di presentare motivazione.

«Questo è un enorme cambiamento per il paese che colpisce profondamente tanti di noi, e soprattutto le donne. Ognuno potrà reagire come vorrà, che si tratti di volere spazio e tempo per pensare, parlare, fare azioni di volontariato al di fuori del lavoro, non volerne discutere affatto o fare altro. Per favore, siate consapevoli di ciò che i vostri colleghi possono provare e, come sempre, trattatevi l’un l’altro con rispetto», ha detto Google in un comunicato ufficiale inviato ai dipendenti.

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