L’estate viene dipinta come la stagione calda per antonomasia, non solo per le temperature elevate ma anche e soprattutto per il numero di rapporti sessuali, spesso occasionali. Tra fattori biologici, ambientali, sociali e culturali sembra quindi che sia più facile abbandonarsi ai piaceri della carne. Non mancano i titoli allarmistici che richiamano l’attenzione sul rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili e l’invito a usare precauzioni. Prendersi cura di sé e prevenire sono due concetti di per sé comprensibili e costruttivi, ma un certo approccio implicitamente o espressamente moralista sembra più voler giudicare che informare la popolazione, la quale sembra comunque restia a usare il preservativo, considerato il vessillo della prevenzione dalle ITS.
I dati raccolti nel 2024 dall’Osservatorio Durex Giovani e Sessualità in collaborazione con Skuola.net infatti indicano che una persona giovane su quattro non utilizza il preservativo perché lo percepisce come un ostacolo al piacere, ritenendo che attenui le sensazioni e interrompa il momento. Anche le persone adulte non sono da meno. Secondo la ricerca Durex Global Sex Survey svolta a luglio 2024, emerge che una persona adulta su tre nel nostro Paese non usa il preservativo perché riduce le sensazioni.
Sarebbe interessante sapere se le persone interpellate sappiano che cosa sia la PrEP, se conoscono e hanno mai usato il preservativo vaginale, oltre a quello per il pene, che è il più economico e diffuso. Abbiamo provato a farci strada tra disinformazione e pregiudizi assieme a Filippo Nimbi, Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica e Clinica, psicologo e psicosessuologo.
Le ragioni per cui non si usa il preservativo sono solo di natura pratica o ci sono anche altri motivi?
Le ragioni sono molteplici, ma quelle pratiche sono spesso la risposta più comoda da dare (“mi stringe”, “mi scivola via”, “sento poco”, “mi da fastidio”…). Quello che molte persone non sanno è che gli aspetti pratici sono anche i più semplici da risolvere. Infatti oggi abbiamo a disposizione un’ampissima scelta tra taglie e materiali diversi. Questo permette di andare incontro a molteplici necessità e desideri, diventando ancora di più alleati preziosi della nostra sessualità.
Spesso però dietro alle ragioni pratiche si nascondono anche motivazioni più profonde, di carattere emotivo e psicologico. Per esempio è un’idea diffusa che il preservativo possa rendere meno autentico un rapporto o interrompere il momento, come se proteggere se stessi e l’altra persona potesse essere davvero un ostacolo al piacere o all’intimità. Al contrario, il dialogo e la scelta condivisa di indossare un preservativo sono momenti importanti di dialogo e comunicazione, che possono far sentire ancora più intimi e complici, oltre che farci sentire più al sicuro, a nostro agio e pronti a vivere un’esperienza più piacevole. Ma è necessario lavorare su un piano educativo per contrastare la disinformazione, la paura del giudizio e la sottovalutazione dei rischi.
Ritiene che si parli di salute sessuale in modo adeguato sia per quanto riguarda le tematiche che le modalità con cui vengono affrontate?
Purtroppo no. Siamo ancora lontani da una modalità realmente adeguata ed efficace di affrontare queste tematiche nella nostra quotidianità. Spesso se ne parla in modo molto tecnico o paternalistico e raramente si crea uno spazio davvero inclusivo e aperto al confronto. Abbiamo bisogno di spazi sicuri in cui i giovani (e meno giovani) possano sentirsi in grado di parlare dei loro desideri, esprimere i loro dubbi e i loro timori.
Anche laddove ci siano interventi nelle scuole, si tende a dare informazioni principalmente mediche, ma non si lavora abbastanza sull’educazione emotiva e relazionale, che è fondamentale per vivere la sessualità in modo consapevole, più sicuro e soddisfacente. Inoltre manca una rappresentazione realistica e variegata delle esperienze: si parla molto di prevenzione, ma poco di consenso, piacere, dinamiche di coppia, rifiuti e violenze.
Naturalmente ci sono alcune eccezioni. Per esempio il progetto per le scuole “A luci accese” di Durex, in collaborazione con il Comune di Milano e ALA Milano Onlus, che ha proprio l’obiettivo, attraverso laboratori condotti da educatori esperti, di porre le basi per rapporti sani, fondati su valori quali il rispetto e il consenso, oltre a fornire informazioni chiare e corrette rispetto all’impatto delle scelte in ambito sessuale sulla salute.
Il discorso sul sesso è spesso orientato alle persone giovani. Non dovremmo rivolgerci anche a quelle adulte per dialogare meglio con le nuove generazioni?
Assolutamente sì: quando si parla di educazione sessuale in realtà si intende un processo che riguarda tutte le persone, con elementi specifici in tutte le fasi della vita. Perché la sessualità si evolve con noi, con i nostri corpi, le nostre menti e le relazioni con gli altri. Ed è importante poter essere sostenuti in questo percorso continuo di crescita. Inoltre gli adulti sono figure di riferimento per i giovani che si affacciano alle prime esperienze relazionali e sessuali. Genitori, insegnanti ed educatori hanno un ruolo fondamentale e spesso poco valorizzato, tanto che troppo spesso vengono lasciati soli ad affrontare temi complessi come la sessualità. L’educazione sessuale e affettiva è uno strumento fondamentale per validare il loro ruolo educativo e per supportare gli adulti con risorse pratiche per migliorare il dialogo intergenerazionale.
Se un adolescente vive in un contesto dove gli adulti evitano certi temi o li affrontano con imbarazzo o moralismo, difficilmente sentirà di poterne parlare apertamente o di chiedere aiuto in caso di problemi. Per questo serve la formazione di una rete educativa di supporto che aiuti a parlare di sessualità in modo adeguato, salutare e non giudicante.
Il porno è spesso criticato per come rappresenta il sesso, incluso il fatto che non mostra l’uso del preservativo. È davvero così influente nella nostra sessualità?
Sì, ha un impatto considerevole, anche se spesso viene sottovalutato. Il porno è un prodotto ludico per adulti e di per sé non ha finalità educative o informative. L’elemento critico principale è che, a oggi, il porno rappresenta la prima fonte attraverso cui giovani e giovanissimi acquisiscono informazioni sul rapporto sessuale. Infatti, in mancanza di altri riferimenti più realistici e salutari, la pornografia mainstream finisce per diventare il principale modello narrativo della sessualità. E questo modello porta con sé corpi irrealistici, ruoli stereotipati e rapporti non protetti, normalizzando una visione performativa e anche rischiosa della sessualità.
Ne è un esempio come il sesso mostrato senza preservativo può influire sulla percezione quotidiana dell’uso di questo strumento. Indossare il preservativo viene percepito sempre più anti-erotico, o legato solo alla sfera del rischio, perdendo il suo ruolo primario di piacere e cura reciproca. Eppure il porno potrebbe fare molto di più: rappresentare anche una sessualità più consapevole, accessibile, protetta e variegata. Una sessualità che ci faccia sentire più rappresentati e abbassi un po’ le aspettative irrealistiche e l’ansia da performance.








