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Michele Diomà lancia un progetto dedicato agli artisti morti per la libertà d’espressione

'Over the walls project' parte con un omaggio a Helin Bölek, attivista e cantante turca venuta a mancare il 3 aprile scorso dopo 288 giorni di sciopero della fame. «Nel 2020 la libertà d'espressione è ancora a rischio, anche nel nostro paese»

Foto: dal profilo Twitter dei Grup Yorum

Sarà il regista Michele Diomà a dirigere il progetto internazionale Over the walls project patrocinato da Amnesty International Italia e dedicato a tutti quegli artisti che nel mondo hanno sacrificato la propria vita pur di difendere il principio di libertà di espressione. Un’opera suddivisa in capitoli, primo dei quali avrà come straordinaria special guest l’artista venezuelano Rolando Peña, tra i protagonisti della Factory di Andy Warhol e con alle spalle collaborazioni con personalità leggendarie, che vanno da Lou Reed e Nico dei Velvet Underground a Jean-Michel Basquiat ed al poeta padre della Beat Generation Allen Ginsberg.

Rolando Peña e Warhol – Photo Marcelo Montealegre.jpg

Il progetto nasce anche dalla necessità di sperimentare nuove soluzioni per produrre progetti audio-visivi nonostante le restrizioni dovute al Covid 19. Michele Diomà ha 37 anni e all’attivo due lungometraggi Dance again with me Heywood! con il premio Oscar James Ivory e Sweet Democracy ultimo progetto cinematografico a cui ha preso parte il premio Nobel Dario Fo. «Il cinema sta affrontando la peggiore crisi degli ultimi 125 anni, da quando di fatto ha avuto inizio la Settima Arte. New York, dove ho realizzato il mio ultimo progetto cinematografico, fino a pochi mesi fa era un pullulare di set, oggi non vi è più nulla, uno scenario simile a quello di Roma, come di tutte le altre metropoli del mondo. Una condizione molto frustrante per un creativo anche se necessaria e che mi ha spinto a cercare una soluzione per dirigere “un film a distanza” connettendo diverse personalità nel mondo».

Un’idea che ha subito trovato il sostegno di un artista della grandezza di Rolando Peña, che da Miami in Florida dove vive da anni, dopo aver lasciato Caracas, sarà il protagonista di The Valley of Helin questo è il titolo del primo capitolo del film multiculturale Over the Walls project, un omaggio alla figura di Helin Bölek, attivista e cantante turca venuta a mancare il 3 aprile scorso dopo 288 giorni di sciopero della fame, protesta messa in atto per il divieto di realizzare concerti imposto dal governo turco a lei ed alla sua band, i Grup Yorum. Abbiamo incontrato il regista, che ci ha chiarito meglio alcuni aspetti di questo progetto.

Un omaggio a Helin Bölek. Cosa vi ha colpito di questa figura?
Helin ha dimostrato che nel 2020 la musica può essere ancora veicolo di vera denuncia sociale, il suo immenso sacrificio costituisce anche una risposta a chi si chiede perché oggi facciano così tanta fatica a emergere nuovi cantautori di impegno civile. C’è più censura rispetto al passato, in quanto i social hanno enormemente semplificato la possibilità di critica da parte del singolo artista, tutto questo spaventa i regimi. Ho scelto di aprire Over the walls project” dedicando un testo ad Helin perché non reputo la sua storia una vicenda culturalmente estranea all’Occidente.

Nel 2020 il principio di libertà d’espressione è ancora a rischio?
Purtroppo, sì, è un problema presente anche nell’industria cinematografica italiana, ne è una conferma la recente denuncia fatta dal regista Franco Maresco, il suo ultimo film premiato alla Mostra del cinema di Venezia La mafia non è più quella di una volta è stato rifiutato da Rai Cinema. Il mio auspicio è che le cose cambino, ma è necessaria una volontà politica affinché ciò avvenga. Ricordiamo sempre che la Rai credo possa fare richiesta per entrare nel Guinness dei primati per essere l’unica società produttrice di contenuti audiovisivi al mondo ad aver finanziato una fiction per poi non mandarla in onda, mi riferisco al progetto dedicato all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Si può essere d’accordo o meno sul suo operato, ma perché non mostrare un film al pubblico? Del resto, non è il solo caso di limitazione della libertà di espressione presente nella Tv pubblica italiana.

Il regista Michele Diomà

Un progetto nato anche per uscire dalla crisi del cinema post Covid. In che modo?
Fino a pochi anni fa l’idea di dirigere un film a distanza poteva apparire come un’ipotesi fantascientifica ed invece oggi è tecnicamente fattibile. Io posso starmene nel mio studio in Italia e girare una scena che si sta materialmente svolgendo negli Stati Uniti. Il video di Over the walls project lo abbiamo realizzato ad aprile, in piena pandemia da Covid, io ero a Roma e Rolando in Florida. Per me costituisce un primo esperimento, ma ritengo che in futuro sarà una modalità adottata da altre produzioni, potrebbe abbattere tantissimo i costi ed in alcuni casi rivelarsi anche utile per registi con disabilità o di età avanzata che faticano ad affrontare l’enorme stress fisico che un impone un set cinematografico.

Di seguito il testo tradotto in italiano letto da Rolando Peña

LA VALLE DI HELIN

La valle di Helin

è un luogo segreto

che tutti conoscono

e che nessuno

ha mai visto,

chi entra nella Valle di Helin

è consapevole

che sarà un viaggio

di sola andata,

perché nella Valle di Helin

ci si entra per cantare

quel che viene impedito

persino di scrivere al buio,

per dipingere

quel che è vietato

anche soltanto sognare.

Nella Valle di Helin

c’è un poeta,

un regista,

un pittore,

un commediante,

un musicista,

ci sono gli artisti detti

“ribelli”

i figli di un Dio

che non vuole catene,

coloro che

con parole semplici

destinate

al cuor della gente

poco prima di entrare

nella Valle di Helin

hanno scritto su una pietra

un pensiero,

sempre il medesimo

ed in tutte le lingue: “oggi

noi ci sacrifichiamo felici

per la nostra arte

affinché

voi un giorno

possiate esprimervi

senza perdervi

nella Valle di Helin”.

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