MasterChef, unfiltered | Rolling Stone Italia
"quel" momento dell'anno

MasterChef, unfiltered

Siamo andati sul set, per la prima volta nella storia del programma, poco prima che iniziassero le riprese della competizione (che vedremo a partire dall'11 dicembre). E abbiamo chiesto tutto, ad autori e aspiranti concorrenti

registrazioni Masterchef 2025

Foto: Carmine Conte

Non è un segreto: mentre leggerete questo articolo, il nuovo MasterChef d’Italia, il quindicesimo, starà solo aspettando che la trasmissione finisca (ma manco è iniziata!) per rivelarsi al mondo. Riavvolgendo il nastro ci troviamo a sei mesi fa, studi di registrazione del programma. Non è mai stato fatto, chissà se capiterà di nuovo. Abbiamo passato la giornata con un gruppo di aspiranti concorrenti che forse non rivedremo più. Abbiamo visto i due famigerati grembiuli, grigio e bianco, volteggiare di mano in mano. Allacciarsi attorno alla vita di qualcuno, svicolare tra gli altri.

La certezza è una sola: Georgina, Iolanda, Jonny, Luciano ed Eros vengono da tutta Italia e, di MasterChef, sono convintissimi. Non è il piano B perché sul resto non ha funzionato: non è quello il punto. Il cooking show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy è il loro piano A.

E sembra, o almeno a me sembra, perfino uno strano da dire. Chi segue il breve ma intenso corso di pagelle che questo giornale ha dedicato a MasterChef, lo sa: non ci andiamo per il sottile, nell’indagare l’animo dei partecipanti alla Masterclass. Le ragioni sono sempre le stesse: il più delle volte è una distorsione. Non la narrazione della reinvenzione, figurarsi; ma la cucina come sogno. Come punto d’arrivo. Come mitopoiesi. Mestiere di galeotti, e non dobbiamo più dirlo, sappiamo tutto. Il “tipo umano” di chi cucina è cambiato drasticamente, negli ultimi quindici, venti anni, e parte del merito va riconosciuto proprio a MasterChef. Quindi è una questione di equilibrismo: un castello di carte che potrebbe venire giù in qualsiasi momento. Una manifestazione collettiva: finché tutti la penseranno così, questa versione del reale reggerà.

registrazioni Masterchef 2025

Alcuni aspiranti concorrenti di MasterChef durante l’incontro stampa. Foto: Carmine Conte

Ma loro sono qui: da Treviso, Cosenza, Lucca, Roma, Catania. Da quanto avete cominciato a girare? «Da ieri, per i live cooking… si comincia alle 10, chissà quando si finisce». Ma naturalmente, è solo che gradito. La verità è che, qui, ci sarebbero potuti finire un po’ tutti. Un modulo da compilare per candidarsi, più di 2000 iscrizioni. Contatti telefonici, il self tape di una ricetta. Un’intervista approfondita. Un’altra. Un incontro di persona. Finalmente, si è dentro. Cioè, si arriva ai live cooking.

«Il sogno al momento è quello di entrare, c’è solo quello. Poi naturalmente, di vincere». Ma si deve guardare più in là. Gli aspiranti più giovani, 25-26-27 anni, sono qui per aprire un loro posto. Vogliono imparare, testare le loro idee di partenza, forse farsene delle altre. «Ho in mente un locale dove unire cibo e cocktail come pairing». Ok, però già sentito. Speriamo che il sogno continui, e si sfaccetti un po’ di più.

I giudici di MasterChef 2025

Foto cortesia Sky

Ci sono le storie ibride. Chi ha la famiglia composta dal mondo, chi lo vorrebbe portare di qua. Iolanda è arrivata in Italia, in Calabria, che per lei è stata «come un sogno, mi ha investito e ha riempito i miei sentimenti». E pensare che le sue origini sono brasiliane. Settima di otto figli, Iolanda in cucina parte da qui. Una storia pure italianissima, e forse è per questo che dalle nostre parti si è riconosciuta. «Sono laureata in storia, ed è anche da questo punto di vista che voglio raccontare il cibo, il mio. Questo», e intende in un certo modo anche MasterChef, «è dove voglio stare». Le storie che girano sono anche altre. Quelle di un cuoco della decadenza dell’Impero Romano, Apicio. Che, si narra, si suicidò disperato, non avendo più le derrate confacenti per cucinare come avrebbe voluto lui. È re-ligante, in senso etimologicamente religioso, vedere quali aneddoti di cibo colpiscono, e si portano dietro.

Il signor Luciano invece ha un po’ fretta: ha 92 anni ed è ancora attivo come amministratore delegato di un’azienda di telecomunicazioni a Roma. Tornerà presto, appena chiuso l’impegno qui, e se dovesse passare? Si organizzerà. La sua, naturalmente, è la quota a parte. Chi prende davvero il cooking show nel suo aspetto più pieno e ludico, pur con la voglia di mettersi in gioco e, detta in parole povere, spaccare.

I giudici di MasterChef 2025

Foto cortesia Sky

Anche perché la volontà di mordere ci vuole, lo conferma anche la produzione. E forse, le fasi di selezione prima della composizione della Masterclass sono persino più dure della Masterclass stessa. Perché è qui, come si suol dire, che si mette alla prova la motivazione. La cosa in effetti che sconcerta di più, dal mio punto di vista, è proprio questa. Forse perché uno non se l’aspetta, ma il punto, mi pare di capire, è diverso. Gli aspiranti concorrenti di MasterChef sarebbero davvero pronti a lasciare tutto da un giorno all’altro (oddio, il signor Luciano non lo so) se venissero presi per la trasmissione. Pronti a resettare (i più giovani) e a portare avanti il lavoro di una vita, solo in un’altra forma, i più grandi. Con la giusta dose di realismo, com’è auspicabile.

«Ma poi, MasterChef non è fatto per chi sa già cucinare, no? Altrimenti non saremmo qui. Siamo amatori della cucina, e tutti abbiamo visto che i concorrenti delle scorse edizioni riuscivano a cucinare piatti stupefacenti con pochi ingredienti, nella semplicità. Anche noi vogliamo fare questo».

La carne al fuoco è tanta, ma per la maggior parte del tempo, sul set di MasterChef, bisogna aspettare. Ci sarà tempo per pensare, ma pure per perdere la concentrazione. La vera prova di resistenza mi sembra la produzione, nemmeno il fornello. Mentre aspetto pure io, torna il dubbio a ronzarmi in testa: ma davvero è l’unico modo, per cominciare o ricominciare dalla cucina? È una mancanza mia, che non capisco la sostanza di questo sogno? Bisogna punzecchiarli.

I giudici di MasterChef 2025

Foto cortesia Sky

La domanda reale alla fine è una: perché avete scelto MasterChef e non un altro percorso di formazione?

La risposta collettiva suona così: «Il mondo della cucina per noi è un sogno. Lo è perché l’abbiamo sempre visto come qualcosa di inarrivabile, e l’idea di poterlo toccare anche solo con un dito è inconcepibile. Cioè, pensa entrare in quei… venti concorrenti. E se poi dovesse andare bene… Wow. Non capita a tutti gli appassionati di cucina di avere questa possibilità, di fare questo corso intensivo di tre mesi con insegnanti di livello da tutto il mondo. Quindi la cosa che ci possiamo augurare è esattamente quella che abbiamo visto avvenire negli scorsi anni: che ognuno faccia un percorso e che cresca, indipendentemente dal punto di partenza. Ognuno ha il suo. Entra anche gente spigolosissima ed esce cambiata… E magari “là fuori” ti ci vogliono dieci anni per ottenere lo stesso risultato. Non è una cosa da tutti i giorni, che ti venga data l’opportunità di cucinare in un ristorante stellato come succede in questa gara».

La stessa domanda, a questo punto, può essere rivolta alla produzione e agli autori del programma. Perché MasterChef non è uno show unscripted. E quindi al bar (pardon, sui gruppi WhatsApp) con gli amici, si giunge sempre a questa considerazione: “Sì, vabbè, ma questo ancora non è uscito perché fa gioco alla storia, alla trasmissione”. Il che, se fosse vero, naturalmente incapperebbe in un rischio ab origine. Perché non si può correggere in rotta, MasterChef. Non si possono seguire gli umori del pubblico – e chi l’ha detto che sia un punto a sfavore. Una volta fatto, è fatto. Se “l’antipatico” è davvero bravo e vince, chissà come la prende il pubblico. Anzi, mi vien da dire che ci vorrebbe, una volta ogni tanto. Così, per riequilibrare le cose.

I giudici di MasterChef 2025

Foto cortesia Sky

Ecco a voi la versione ufficiale: «MasterChef è un programma televisivo e certo, la selezione dei possibili concorrenti avviene anche sulla base delle loro storie personali, come anche delle loro motivazioni. Per noi è importante dare voce al talento, quindi, quanto più riusciamo noi, invece, a raccontare la persona di un concorrente di talento, più ne siamo felici. Alla fine dei conti, però, comanda sempre la cucina. Quindi non è il carattere a farti andare avanti, a MasterChef, ma i piatti che fai. Puoi avere la storia più bella del mondo, ma non basta. Se hai solo quella, a MasterChef non entri». Traducendo, non sarà sufficiente l’olio di dendê (prodotto dal frutto della palma), molto usato nella cucina brasiliana, a far andare avanti, per esempio, Iolanda. Bisogna anche saperlo applicare, che è un altro modo per dire, in un certo verso: ha talento e si deve pure applicare.

C’è anche un’altra cosa da dire. E cioè che, anno dopo anno, i nuovi concorrenti, cioè chi si candida, è sempre più alfabetizzato sul programma. Sempre più avvezzo al formato, più sgamato, più connoisseur. Per dire: a un certo punto arriva il puntatone dove viene massacrato chi non sa gestire la reazione di Maillard, giusto? «Soprattutto all’inizio della gara è tutto molto spontaneo. Quest’anno più che negli altri vogliamo puntare sulla freschezza, sulla genuinità. Questo è uno dei motivi per cui bisogna variare l’evoluzione del programma, di tanto in tanto», e, nel caso della quattordicesima edizione, ma forse era una suggestione di concomitanza, renderla un po’ più simile a Squid Game, più cattivella, più per intralciare gli avversari che avvantaggiare se stessi.

Ma le cose possono sempre cambiare in corso di registrazione. Che dura un totale di tre mesi, durante i quali i ragazzi vivono a stretto contatto, si va in studio cinque giorni a settimana. «Lo vedi anche nel loro comportamento durante il programma: il primo giorno sono tesi per le telecamere e le tengono d’occhio, già a metà programma non ci pensano più e vengono fuori per quello che sono». Spontaneità da catturare, senza interrompere il flusso, anche nei confessionali, catturati quanto più possibile “in presa diretta”.

I giudici di MasterChef 2025

Foto cortesia Sky

Bisogna tirare le somme, e come per tutti i riassunti, è meglio tenerla breve. Perciò: che cosa fareste, cioè farebbero, se vincessero MasterChef?

«Vorrei aprire un ristorante nel mio paese. Pochi posti, come dicevo prima, magari con un abbinamento cocktail alla base. Stare tanto sul vegetale, lì esplodono davvero i sapori».

«Vorrei aprire una scuola di cucina in Calabria, raccontare e insegnare il cibo del mio mondo e del mondo. Gli aspetti rituali del cibo, la sua storia. Fare un percorso dedicato all’agriturismo, alla conoscenza del territorio. Legarmi sempre di più a quella terra che mi ha stregato quando sono arrivata tanto tempo fa».

«Il montepremi è centomila euro, no? Dico per il vincitore. Allora se vincessi, mi metterei in società con il secondo classificato. Il libro di ricette se lo fa lui, cucina lui, e apriamo un ristorante insieme».

Speriamo di rivedervi dall’11 dicembre, Georgina, Iolanda, Jonny, Luciano ed Eros. Voi, pieni dei vostri sogni sogni incomprensibili (tranne quello di Luciano).