Manifesto del realismo cetriolinista | Rolling Stone Italia
we're pickle rick

Manifesto del realismo cetriolinista

Gadget, trucchi di bellezza, sottaceti, l'endorsement di Pamela Anderson e trend social capaci di svuotare le corsie dei supermercati. Benvenuti nella nuova ossessione collettiva: i pickle

cetriolini

Foto: Solstice Hannan su Unsplash

Nella celebre scena di Goodbye, Lenin! (2003) il protagonista corre per una Berlino appena riunificata alla disperata ricerca dei cetriolini della DDR. La madre, svegliatasi dal coma e ignara della caduta del Muro, chiede con insistenza i cetriolini Spreewälder, quelli giusti, quelli del socialismo reale, con l’etichetta rossa. Il figlio li cerca ma non li trova perché non sono semplici sottaceti, sono l’ultimo sapore di un mondo sparito.

Good bye Lenin - Cetrioli dello Spreewald

Quei cetriolini erano un pezzo di patria, di identità, di economia pianificata e nostalgia. Oggi, nel 2025, i cetrioli tornano virali per motivi molto diversi. Niente collettivismo o memoria storica: su TikTok sono il simbolo del clean eating, della aesthetic da frigo ordinato, delle persone che si prendono cura di sé con il frozen cucumber per una skin care da far invidia alle beauty guru coreane.

@selinadasilvaa Beauty hack: Natural frozen cucumber Gua Sha 🥒✨ it has so many advantages ✨ #homeremedy #facialtreatment #facial #facemassage #fyp #icefacial #skintok #diy ♬ original sound – edited audios

Come si è passati da ortaggio a prodotto che rispecchia un algoritmo? Se ieri i cetriolini della DDR erano residui affettivi di un mondo scomparso, oggi diventano un oggetto virale, perfetto per i social. Tra le sue migliori caratteristiche c’è la fotogenia, grazie ai colori brillanti. E poi, l’accessibilità: è economico, replicabile e presente in tante culture. Ma soprattutto è neutro, pronto a essere riempito di funzioni sempre nuove, dal cibo salutista al gadget beauty. Quindi non è la cultura che plasma il cetriolo, ma la logica algoritmica che lo risucchia e lo moltiplica. Ecco perché l’ortaggio più modesto si ritrova al centro di trend miliardari. Ed è proprio lì, nel cetriolino virale, che si nasconde il nodo: l’ortaggio è diventato un dispositivo culturale.

 

 
 
 
 
 
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Mark Fisher scriveva, nel suo Realismo capitalista, che è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo, ovvero del sistema in cui viviamo. Anche se, dal punto di vista dei nostri algoritmi, ormai pare di essere in un realismo cetriolinista: cool, idratante, composto al 90% di acqua, disintossicante. Alla fine, anche la verdura più povera e davvero popolare viene risucchiata nella logica estetica del consumismo.

In altre parole: dai reel ASMR alla maschera per gli occhi, il cetriolo non è più un alimento, è content. Sta tutto lì, nel loop: produzione, performatività, estetizzazione, monetizzazione. Uno svuotamento di significato, riproposto sotto forma di estetica e merce. E infatti il paradosso più rivelatore arriva da una star, tornata nell’immaginario pop proprio quest’anno: Pamela Anderson lo scorso agosto ha lanciato i suoi Pamela’s Pickles in collaborazione con il brand californiano Flamingo Estate. Non semplici cetriolini sott’aceto, ma conserve profumate con ingredienti preziosi come petali di rosa, guajillo chile, pepe rosa e sale affumicato, poi racchiuse in un barattolo di design da ben 38 dollari. Un prodotto volutamente esclusivo, perfetto per entrare nel circuito dei foodie, ma anche con uno scopo benefico: tutti i proventi sono destinati al California Wildlife Center. Eccolo, il realismo cetriolinista: il passaggio da alimento a narrazione e stile di vita, tra branding, algoritmo e charity-chic.

 

 
 
 
 
 
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E se Hollywood lo sta rendendo instagrammabile, l’ impatto del cetriolino si sente anche sulle tavole più casalinghe e nelle economie di mezzo mondo. Secondo un articolo della BBC, i cetriolini hanno guadagnato popolarità mondiale grazie alla loro versatilità in cucina e al loro ruolo nelle tradizioni culinarie di diverse culture. Dalle insalate estive greche ai piatti a base di yogurt, come il raita indiano o la shiraza persiana, fino a zuppe fredde come il tarator bulgaro. La loro crescente popolarità sui social media ha contribuito a renderli un ingrediente di tendenza, con numerose ricette virali che li vedono protagonisti. Come la famosa cucumber salad o la zuppa coreana di cetriolini e ghiaccio Oi Naengguk.

@logagmBest way to eat an entire cucumber♬ original sound – Logan

Questa crescente domanda social ha portato anche problematiche nella vita reale. L’Islanda, per esempio, quest’estate è incappata in una reale (e non realista) carenza di cetriolini. La domanda elevata ha superato la capacità di produzione locale, portando a una mancanza temporanea della merce sugli scaffali dei supermercati islandesi. Ma l’Islanda non è la sola ad avere numeri elevati nel campo dei cetriolini. La Cina, per esempio, domina la produzione mondiale di cetrioli e cetriolini con oltre 77 milioni di tonnellate nel 2022. Seguono l’India, la Russia e gli Stati Uniti. Questa vasta produzione globale rende i cetrioli uno degli ortaggi più coltivati al mondo.

Venendo all’Italia, il cetriolino non è solo una tendenza di TikTok: è anche racconto di campagne, di nonne che conservano l’agrodolce in cantina o di estati passate a preparare la panzanella in giardino. Il cetriolo (cucumis sativus) è presente nella penisola da tempi antichi. Sembra che l’imperatore Tiberio ne fosse ghiotto, mentre, sul finire del Cinquecento, Giacomo Castelvetro descriveva i cetrioli ripieni al forno (ovvero de cedruoli o cocumeri): cavati dai semi, farciti con erbe, formaggio, uovo e pangrattato, e poi cotti a fuoco dolce in un contenitore chiuso.

Ma la cultura pop non delude mai. Ed è riuscita, anche nel caso dei cetriolini, a fare un passo in più. Trasformandoli in una metafora di fuga e dissociazione.

Pickle Rick Is Born | Rick and Morty | Max

«I’m Pickle Rick!», così urla Rick Sanchez trasformato in cetriolo, nel terzo episodio della terza stagione di Rick e Morty, mentre sfugge alla terapia familiare e si lancia in un’odissea splatter tra fogne e laboratori segreti. È uno degli episodi più amati (ma anche fraintesi) della serie. Rick si trasforma in cetriolo per evitare di affrontare i suoi conflitti, il suo cinismo, il proprio dolore. Il cetriolo, qui, è una fuga: un ortaggio come escamotage per non affrontare il reale. Il meme è diventato virale anche perché, in fondo, ci parla: quanti di noi non si sono mai “trasformati in cetriolo” per evitare la terapia, una discussione, una responsabilità? E anche il cetriolo Rick in questa disconnessione e fuga diventa meme, gif, oggetti acquistabili, gadget e collaborazione con brand.

Ma se il realismo cetriolinista è lo specchio del nostro tempo, forse il cetriolino è anche il simbolo da cui ripartire: perché è piccolo, nutriente, marginale ma ancora capace di raccontare. La sfida è capire che anche in un cetriolino c’è un potere. Basta saperlo leggere, non solo cliccare.

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