Il bello del fumetto al Treviso Comic Book Festival | Rolling Stone Italia
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Treviso Comic Book Festival, o come far amare il fumetto

Il festival autoprodotto si allarga: più visitatori, più paesi coinvolti e, soprattutto, sempre più libri venduti

Treviso Comic Book Festival, o come far amare il fumetto

Questo weekend ho visto il Dr. Pira mangiare delle polpette e assistito a una mostra dedicata a un’incredibile casa editrice londinese, la Nobrow Press. Il tutto in poche ore, il tutto a Treviso, in un giorno qualsiasi del Treviso Comic Book Festival, evento annuale giunto alla dodicesima edizione. Per chi non ci fosse mai stato, si tratta di un “festival diffuso”, ovvero un insieme di mostre, incontri, workshop e mercatini che occupa tutto il centro città, lasciando una scia di illustrazioni sulle vetrine di più di 120 negozi.

Dr Pira, foto di Claudia Zalla

Dr Pira, foto di Claudia Zalla

Il festival, dedicato al fumetto, all’illustrazione e le graphic novel, si presenta come una versione più delicata del Lucca Comics, il Golia degli eventi fumettari italiani, e cresce di anno in anno. Come ha spiegato il direttore organizzativo dell’evento trevigiano Nicola Ferrarese, “quest’anno abbiamo bissato il successo dell’anno scorso con 30mila presenza registrate nel corso della settimana”; un afflusso di visitatori empiricamente misurabile dall’impossibilità di trovare una stanza libera a Treviso nei giorni scorsi.

Mostra Young Guns, foto di Claudia Zalla

Mostra Young Guns, foto di Claudia Zalla

Nonostante il crescente successo, il festival rimane “un’autoproduzione”, sempre secondo Ferrarese, “visto che viviamo grazie agli sponsor e al lavoro volontario di molte persone”. Anche per questo, insomma, l’area mercato del festival offriva tanto spazio alle autoproduzioni di cinquanta giovani autori e autrici, cosa che rende Treviso un punto d’osservazione privilegiato per il futuro del fumetto italiano. Accanto al settore “self” c’erano poi i banchetti di collezionisti e case editrici, che hanno venduto ben 5000 libri in due giorni di mercato (dati: TCBF): un dato notevole che non deve però far dimenticare la vera anima del festival, ovvero l’abbraccio tra mostre, ospiti internazionali e workshop – quest’ultimi hanno avuto più di 600 iscritti e sono stati dedicati a bambini e adulti e organizzati in collaborazione con la Scuola internazionale di fumetto.

Alice Socal firma copie della sua graphic novel "Sandro", foto di Claudia Zalla

Alice Socal firma copie della sua graphic novel “Sandro”, foto di Claudia Zalla

Italia e resto del mondo, quindi, in un tentativo di internazionalizzare Treviso portandola in giro per l’Europa. Ed ecco la mostra “Dutch Pioneers” a celebrare i “pionieri olandesi” (Sam Peeters, Boris Peeters, Jeroen Funke…) mentre un’altra esposizione celebrava alcuni talenti italiani che lavorano per la Marvel e altre case statunitensi; poi la rinascita del classico Kriminal, in via di rilancio grazie a Mondadori, e i 10 anni del graphic journalism dell’editore Becco Giallo; il citato dr. Pira (quello di Fumetti della Gleba) e Sandro, la nuova fatica di Alice Socal, oppure la celebrazione di Alice nel paese delle meraviglie. L’obiettivo finale, conclude Ferrarese, è generare “una nuova ondata di fumettisti soprattutto veneti e trevigiani, questa era città di Boscarato e altri autori di rilievo”.

I vincitori del premio Boscarato, foto di Claudia Zalla

I vincitori del premio Boscarato, foto di Claudia Zalla

C’è sempre tantissima roba da vedere e pare sarà così anche l’anno prossimo, visto che la durata di quattro giorni nel corso di un fine settimana sembra funzionare: per la prossima edizione gli organizzatori sperano di avere accesso a qualche fondo comunale, che potrebbe tornare utile per chiamare qualche grande autore internazionale di spicco. Finora, anche autoproducendosi, le cose sono comunque andate migliorando, quindi si consiglia di farci un giro tra un annetto. Il programma sarà più o meno questo: una mostra, un’autopromozione, caffè, workshop, prosecchino, svariati panini con la porchetta. Il giorno dopo si ricomincia. Non è affatto male, ci si fa l’abitudine.