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Michael Jackson, la verità sullo schiarimento della pelle

Molti pensano che sia stata una scelta estetica, o peggio il suo rinnegare le radici afroamericane. In realtà l'artista è intervenuto per via di due malattie della pelle autoimmuni, che gli hanno dato problemi per tutta la vita

Michael Jackson, la verità sullo schiarimento della pelle

Michael Jackson si esibisce durante "American Bandstands 50th...A Celebration", show televisivo del 2002

Foto Vince Bucci/Getty Images

Michael Jackson è uno degli artisti più famosi di sempre, ma anche uno dei più fraintesi, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti della sua vita personale sui quali, per anni, è stata alimentata una cattiva informazione. Molti pensano ancora oggi, a dieci anni dalla morte, che il cantante si sia schiarito la pelle per un vezzo estetico o, peggio ancora, per rinnegare le origini afroamericane di cui andava fiero, ma non è affatto così. In realtà soffriva di vitiligine e di lupus eritematoso sistemico, due malattie della pelle autoimmuni, come conferma anche l’autopsia effettuata il 26 giugno del 2009, il giorno dopo la sua morte.

La vitiligine è una malattia cutanea caratterizzata da estese macchie bianche che porta a una progressiva depigmentazione della cute, ovvero a uno schiarimento irregolare della pelle, di cui ancora non si conosce la causa e per la quale non esiste una cura. L’evoluzione delle macchie è imprevedibile: possono progredire rapidamente, in modo lento o, in alcuni casi più rari, addirittura scomparire spontaneamente.

The Evolution Of Michael Jackson’s Face 1958 FROM 2009

Per attenuare le differenze di colore, si possono utilizzare cosmetici coprenti, creme autoabbronzanti o ricorrere a complessi interventi di depigmentazione, eliminando così l’antiestetica disomogeneità. La vitiligine portò Michael a perdere la pigmentazione in quasi tutte le aree del corpo, lasciando la sua pelle traslucida più che bianca. Il guanto, le maniche lunghe anche d’estate, il cappello e la mascherina servivano a coprire queste macchie antiestetiche, che gli provocavano un forte imbarazzo in pubblico.

Per anni la sua truccatrice e fidata amica Karen Faye, che lo seguiva come un’ombra, ha coperto la vitiligine con un pesante trucco. Nei primi anni dell’insorgenza della malattia, Karen scuriva le macchie bianche, ma, quando la vitiligine si diffuse in quasi tutto il corpo, iniziò a schiarire le poche zone rimaste scure, in modo da mostrare un colorito uniforme. Solo allora il cantante si sottopose a trattamenti di schiarimento della pelle per mano di Arnold Klein, il dermatologo dei VIP, che riuscì, attraverso complessi trattamenti, a uniformare il colore dell’epidermide.

Michael non è stato il primo uomo di spettacolo a trasformarsi gradualmente da nero a bianco. Nel 1978 la rivista Ebony pubblicò un racconto, dal titolo L’uomo che diventò bianco, sul ballerino Arthur Wright, che ebbe lo stesso problema di Jackson. Il lupus eritematoso sistemico, la malattia cutanea di cui soffriva il Re del Pop, provoca forti eruzioni cutanee sul viso e sul naso, lesioni delle pelle, perdita dei capelli e infiammazione dei polmoni. Lesioni che, col tempo, tendono a schiarirsi e a lasciare cicatrici permanenti, come quelle sul viso della popstar inglese Seal.

1993 Michael Jackson interview (Oprah)

Il dottor Strick, che effettuò una visita specialistica al cantante nel 1993 su richiesta del procuratore Tom Sneddon, confermò che “il lupus aveva distrutto parte della sua pelle, in particolare del naso” e che i numerosi interventi di chirurgia a cui si era sottoposto erano per lo più “di tipo ricostruttivo, per nascondere le cicatrici del lupus”. Michael tenne tutto questo per sé, senza renderlo pubblico, in quanto lo riteneva imbarazzante e traumatico.

Soltanto all’inizio degli anni Novanta, durante la famosa intervista con Oprah Winfrey, parlò per la prima volta dei suoi problemi cutanei. Il cantante, inoltre, non ha mai modificato chirurgicamente il contorno degli occhi, né assottigliato le labbra o rifatto gli zigomi, limitandosi, per scelta estetica, alla sola fossetta sul mento.


Il testo è tratto da “Michael Jackson – La musica, il messaggio, l’eredità artistica”, scritto da Gabriele Antonucci e pubblicato da Hoepli

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