Labadessa e le sue cose così, che danno senso alla vita | Rolling Stone Italia
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Labadessa e le sue cose così, che danno senso alla vita

Il 7 ottobre arriva il primo comic book di Mattia Labadessa, edito Shockdom, con un uomo-uccello per protagonista. Il titolo è "Le cose così" ed è pieno di ironia, cinismo e frammenti di vita vissuta

Labadessa e le sue cose così, che danno senso alla vita

“Mi sono appena fumato tre sigarette di fila, e ho bevuto un caffè. Sono pronto”. Parla Mattia Labadessa, napoletano, ventidue anni, studente di graphic design e autore di una delle pagine facebook (“Labadessa”) più seguite degli ultimi mesi, capace di macinare migliaia e migliaia di mi piace in pochissimi minuti. Un vero e proprio fenomeno che ha meritato un libro-raccolta, intitolato Le cose così, pubblicato da Shockdom.
Il protagonista è un uomo-uccello; lo sfondo è quasi sempre giallo – per sapere perché, leggete l’introduzione. E la storia è il risultato di tantissimi momenti diversi di vita “vissuta”, come la chiama Mattia, dai risvolti tragicomici. Non c’è una trama verticale; e in un certo senso, non ce n’è nemmeno una orizzontale. Sono frammenti, emozioni, sensazioni: quella volta a bere con gli amici; quell’altra con la fidanzata; e quell’altra ancora, confusa, in cui c’eravamo ripromessi di non esagerare con l’alcol. Dall’uomo-uccello a noi, e alle nostre piccole esistenze.
Sentiamo Mattia dopo il suo rientro da Roma, dove ha presentato in anteprima Le cose così. È nel giardino dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, da solo, a fumare. Pronto? “Pronto!”

Com’è andata al Romics?
Meglio di quanto mi aspettassi. È andata davvero bene, sia per il numero di persone che sono venute allo stand, sia per com’è venuto il libro. È stata la prima volta che l’ho visto.

Molto giallo.
(ride) Sì, è molto giallo. Non è stato stampato sulla carta che volevo, ma funziona e mi piace.

Parliamo de Labadessa, la pagina facebook. E dei tuoi personaggi. Da dove hai preso l’idea?
Ho sempre cercato di dire qualcosa con i miei disegni e i miei lavori. Il messaggio, in un certo senso, è nascosto. Quando ho cominciato a disegnare con questo stile, ho cominciato anche a scrivere frasi, un po’ come si fa nei fumetti, ma rimanendo sempre vicino alle illustrazioni. Con il tempo, poi, sono passato a strisce e a vignette vere e proprie, e mi sono ritrovato a pubblicare un libro. È stato un caso, come tutto del resto.

Tutto?
Dalla scelta del personaggio a quella dei colori. Un caso.

Nessun motivo particolare dietro la scelta di uccello come protagonista?
Non c’è un vero motivo, no. Potrei dirti che ho scelto l’uccello perché rappresenta l’uomo: un uccello senza ali, che potrebbe fare qualsiasi cosa, come volare. Ma in realtà non è così. Ho scelto questo personaggio perché mi piaceva e perché mi ci ritrovo un sacco.

Di nuovo il caso, insomma.
La prima volta disegnai un omino con il naso appuntito; mi sembrava un becco così provai a fare un uomo-uccello.

Uno dei punti di forza delle tue vignette è l’ironia: molto cinica, molto british. Che adesso va moltissimo.
Mi sento fortunato. Questo progetto è nato per caso, sì, ma nel momento perfetto. Quello giusto. Il fattore C è stato fondamentale per me.

Come si scopre leggendo i commenti che lasciano sulla tua pagina, alle persone il tuo uomo-uccello piace perché vive le loro stesse esperienze.
C’è un’empatia forte. L’ho notato anche al Romics. La gente che è venuta allo stand mi voleva bene. Mi conosceva, grazie alle vignette. Racconto molte scene di vita vissuta. Come nel caso della striscia su Le follie dell’Imperatore: sono con i miei amici, parliamo di cose serie, e vado nel panico. E dico una stronzata perché non voglio affrontare la serietà del momento.

Timidezza?
Io sono un timido della Madonna, e sono un tipo abbastanza impaurito dalla vita. Anche con il Romics: quando sono partito da Napoli, avevo tantissima paura. Quando ho guardato le persone che erano venute allo stand, però, ho capito che stavo facendo qualcosa di buono.

Non a caso hai vinto anche un premio: il Boscarato del Treviso Comic Book Festival.
Non ci sono andato di persona a Treviso, purtroppo. Ma è stato il primo riconoscimento ufficiale, e sono stato felice.

Sta andando tutto bene.
Sta andando benissimo, altroché. Sono molto soddisfatto. Sono impaurito, certo, perché devo essere bravo nel vivere il momento. Voglio fare le cose con calma e con naturalezza. Labadessa ha funzionato anche per questo. Devo cercare di rimanere con i piedi per terra.

E a raccontare una storia con una sua continuity, più classica, ci hai mai pensato?

È quello che ho in mente per il prossimo libro. Una storia vera e propria, e raccontare di più. Una specie di fumetto, se vogliamo chiamarlo così, diverso dal formato facebook. Non so come andrà. Spero di riuscire a tirare fuori qualcosa di buono. E di non allontanarmi troppo dalla pagina.

Questo è un libro sulle cose. Anzi, “le cose così” come dice anche il titolo. Perché?
All’inizio di tutto, tanto tempo fa, non c’erano sfumature, dovevi solo sopravvivere. Contava solamente quello. Eravamo animali. Come un cane, no? A cui interessa solo mangiare, dormire e scopare. Adesso invece siamo pieni di cose, di cose così appunto: cose superflue, cose gialle. Che sembrano non avere importanza, ma che alla fine danno un senso alla nostra esistenza.

Devo chiedertelo: ma che cazzo di filmone è Le follie dell’Imperatore?

Veramente un cazzo di film.

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