È un gran momento per essere appassionati di fanfiction.
Il settore sta vivendo una vera e propria corsa all’oro digitale, sia per chi cerca contenuti sia per chi li crea. C’è qualcosa per tutti, praticamente su qualsiasi cosa. Ma la fanfiction, da tempo una forza nei margini di internet che erano riusciti a sfuggire alla monotonia commerciale della concentrazione tecnologica, ha ormai rotto gli argini. La gente ha iniziato ad accorgersi di cosa succede su piattaforme come Wattpad, Archive of Our Own e FanFiction.net. E man mano che comunità online come BookTok erodono le barriere d’accesso agli spazi associati ai lavori dei fan, le cose stanno cambiando.
Uno dei segreti meno segreti dell’industria editoriale e dell’intrattenimento è che da anni i forum di fanfiction rappresentano un terreno fertile da cui attingere contenuti destinati al grande pubblico. Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James, Shadowhunters di Cassandra Clare e Il teorema dell’amore di Ali Hazelwood hanno tutti avuto origine come fanwork — su Twilight, Harry Potter e Star Wars rispettivamente. Per legge la fanfiction è gratuita e a disposizione del pubblico, perché venderla significherebbe violare i diritti di proprietà intellettuale dell’autore o creatore dell’opera originale. Se un tempo gli editori si affannavano a nascondere le origini delle opere derivate da fanfiction una volta pubblicate in forma tradizionale, oggi, in mezzo all’esplosione di interesse pubblico, ci stanno puntando apertamente.
Ma attenzione: in scena entra Alchemised, il romanzo d’esordio della scrittrice di Portland conosciuta con lo pseudonimo di SenLinYu. Ma Sen ha già da tempo schiere di fan che adorano il suo modo di raccontare storie, che per anni si sono aggrappati a ogni suo post e aggiornamento, e che hanno letto l’equivalente digitale di migliaia di pagine dei suoi scritti.
Uscito il 23 settembre negli Stati Uniti, Alchemised è un adattamento della fanfiction di Harry Potter più celebre di Sen, Manacled, scritta e pubblicata sul sito Archive of Our Own tra il 2018 e il 2019. Quella che l’autrice ha definito una “storia distopica dell’orrore” e una “tragedia” immaginava un universo alternativo che fondeva liberamente il mondo di Harry Potter di J.K. Rowling con quello de Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Al centro, una storia d’amore moralmente controversa tra Hermione Granger e Draco Malfoy (una “Dramione”, per chi non conosce il gergo dei fandom). La trama è dichiaratamente cupa: l’Ordine della Fenice ha perso la seconda guerra magica, e nel dopo-guerra, segnato dal trionfo di Voldemort, vengono commessi crimini di guerra di ogni genere. Morte, stupri, abusi medici e torture sono all’ordine del giorno, e i lieto fine non esistono.
Manacled ha conquistato una schiera di lettori devoti. Su BookTok, leggere la fanfiction — e raccontare la devastazione emotiva causata dall’esperienza — è diventato un vero e proprio rito di passaggio all’interno della community delle fanfic di Harry Potter. Nel febbraio 2024, Sen ha annunciato di aver firmato un accordo con Penguin Random House per riscrivere Manacled e pubblicarlo come romanzo indipendente. Nel dicembre successivo, quando l’opera è stata rimossa da Archive of Our Own in vista della pubblicazione di Alchemised, Manacled era la seconda fanfiction più letta di sempre caricata sulla piattaforma.
Alchemised è l’uscita più attesa in una serie di adattamenti di fanfiction di Harry Potter previsti nel corso del 2025, quasi tutti incentrati su storie d’amore “Dramione”. Il libro è stato ormai spogliato di qualsiasi riferimento alle proprietà intellettuali delle opere originali — in questo caso i libri di Rowling o Atwood. Per Sen, questo processo è stato quasi liberatorio. «Mi è piaciuto molto, perché mi ha dato molto più spazio per muovermi e lasciare che la storia evolvesse da sola. Mi ha anche permesso di costruirla in modo molto più intenzionale», racconta a Rolling Stone US.
Non c’è modo di nascondere le origini di Alchemised, e il seguito già consolidato di una fanfiction popolare è il tipo di base di marketing che le agenzie sognano. Sen sta esaurendo i biglietti per gli eventi di lancio praticamente da un giorno all’altro, e i diritti cinematografici di Alchemised sono già stati acquistati da Legendary Entertainment — la casa di produzione dietro a titoli come Dune, Inception e Il cavaliere oscuro – Il ritorno — per oltre 3 milioni di dollari.
La fanfiction trae vantaggio dall’esistenza di un universo già consolidato, con personaggi, trama e dinamiche narrative che gli scrittori possono utilizzare per creare ogni genere di intreccio e scenario immaginato, senza dover costruire mondi ex novo. Riscrivere una fanfiction per un pubblico esterno al fandom che l’ha generata significa rimuovere e sostituire quelle strutture di sostegno interne al testo, e sperare che regga da sola.
Sen descrive il processo come un esercizio catartico che non riesce a immaginare di ripetere con nessuna altra opera derivata. In Alchemised, la magia è sostituita dall’alchimia, l’antica scienza esoterica della trasformazione dei metalli e dell’immortalità legata agli elementi. Draco e Hermione diventano Kaine e Helena, l’Inghilterra diventa Paladia, le arti oscure diventano negromanzia e Harry Potter si trasforma in Luc Holdfast. Non è difficile immaginarsi che, al debutto del libro il 23 settembre, le legioni di lettori già devoti di Sen abbiano passato ore a setacciare le differenze tra le due versioni. Sen, però, non si lascia intimorire.
Se molti dei suoi fan conoscono già i contorni della trama di Alchemised e sono incredibilmente legati alla fanfiction, Sen spera che le due opere possano esistere indipendentemente l’una dall’altra. «È stato davvero un processo per me accettare che [i lettori] abbiano Manacled», racconta a Rolling Stone US. «Questa consapevolezza mi ha dato la fiducia per dire: “Non posso scrivere questa storia pensando alle stesse persone che hanno già quell’altra”. Devo lasciarli avere quella, e lasciare che questa storia stia in piedi da sola».
Il 22 settembre sera, circa 900 fan si sono radunati in un evento sold out alla libreria Barnes & Noble di New York, entusiasti all’idea di avere finalmente tra le mani una copia di un libro già amatissimo. Nessuno di quelli che hanno parlato con Rolling Stone US aveva il minimo dubbio su Sen. «È stato un viaggio enorme arrivare fin qui, e sono così grata per tutto il vostro supporto e l’entusiasmo dimostrato a ogni passo del percorso», ha detto Sen alla folla, allo scoccare della mezzanotte. Gli applausi hanno fatto tremare ogni scaffale della libreria.
L’intervista che segue contiene spoiler su Alchemised.
Com’è stato il processo di adattamento? Come hai affrontato il fatto di dover rinunciare ad alcuni elementi di Manacled per trasformarlo in un romanzo indipendente?
È stato sicuramente difficile. Soprattutto perché facevo parte della community dei lettori, e sapevo bene quali cose amassero davvero. Durante la prima stesura, mentre riscrivevo, e persino nella seconda, facevo molta fatica a gestire l’idea: “Se cambio questo, la gente sarà delusa”, e davo troppo peso a questa preoccupazione in molte delle mie decisioni. Cercavo di far funzionare la storia intorno a ciò che pensavo che i lettori avrebbero voluto ritrovare uguale, invece di concentrarmi sulla storia in sé e cercare di renderla la migliore versione possibile. Ho dato un avviso molto in anticipo affinché le persone potessero scaricare Manacled. Per chi voleva quella versione — e vi era profondamente legato — ho cercato di dare abbastanza tempo per assicurarmi che potessero conservarla (prima che fosse rimossa da Archive of Our Own, ndr). Non volevo che fosse incatenato a un contesto esterno. Volevo che ciò che c’era in Alchemised parlasse davvero alla storia che Alchemised era. E in quel processo ho potuto scavare a fondo nei vari personaggi e negli elementi tematici — le cose che volevo esplorare più a fondo in Alchemised.
C’è stata una particolare trama, dinamica o arco narrativo che hai fatto fatica a tradurre da Manacled ad Alchemised?
Avevo i due personaggi principali, Kaine e Helena. Sapevo che c’erano alcuni aspetti di loro, della loro psicologia, del loro passato, che dovevo assolutamente mantenere e rendere al meglio. Ma per il resto mi sentivo abbastanza in grado di sviluppare i personaggi e capire ciò di cui avevo bisogno. Ho il personaggio che mi serve per questa storia. Mi serve un archetipo diverso. Mi serve una figura diversa. Per esempio, Helena e Lila: le ho sviluppate come antagoniste speculari. Ho cercato in maniera molto diretta di costruirle come specchi invertiti l’una dell’altra, e poi le esperienze e le prove che attraversano riflettono queste caratteristiche differenti.
Per sviluppare Luke (Harry Potter in Manacled) ho sicuramente riflettuto di più, perché non è presente nella prima parte della storia. Assisti al dolore di Helena per la sua morte, eppure non lo conosci davvero. In realtà, il riferimento che ho usato per lui mentre cercavo di svilupparlo, di mostrare ai lettori perché fosse così importante per Helena, è stato l’anime/manga giapponese Frieren: Beyond Journey’s End. Anche quella storia inizia con un gruppo di personaggi e, già alla fine del primo episodio, uno di loro muore, lo vedi appena. Poi inizi a conoscerlo attraverso i flashback e impari a scoprirlo solo nel contesto dei ricordi.
È qualcosa a cui ho fatto riferimento nello sviluppare Luke: volevo far capire perché questa perdita fosse così significativa per Helena, perché avesse combattuto in quella guerra orribile. Volevo che quella relazione avesse senso, anche se non era qualcosa che i lettori potessero comprendere subito per contesto.
Questa è una delle grandi forze — e al tempo stesso dei limiti — della fanfiction: il canone esiste già, il lore è già lì. Ti sei sentita come se ti stessi liberando dei vincoli dell’universo di Harry Potter?
Ovviamente ho scritto molte altre fanfiction, e non avrei mai immaginato di rifare Manacled trasformandolo in qualcosa di originale. Ma dopo aver attraversato questo processo una volta, ancora meno riesco a immaginare di farlo con qualcun altro dei miei (fanfic, ndr). In Manacled c’era un concetto narrativo che partiva da una domanda e da un tema che volevo esplorare. La fanfiction era semplicemente lo spazio in cui scrivevo in quel periodo. Non era che avessi avuto l’idea come fan work: avevo l’idea, e in quel momento stavo scrivendo fan work, e così l’ho messa lì.
Quando ho deciso di trasformare Manacled in Alchemised, sapevo di avere questa dinamica relazionale che era intrinseca alla storia, e poi c’erano i temi. Queste erano le domande con cui mi confrontavo mentre scrivevo. E poi c’erano molte altre cose — quelle che non erano intrinseche né a quei temi o domande, né a quella specifica dinamica relazionale — su cui potevo fare quello che volevo. Questo mi ha dato molto più spazio per muovermi e ricostruire un nuovo mondo intorno alla storia. Sto cercando di cambiare le cose, ma non troppo, perché se cambio troppo l’intero impianto crolla.
La violenza sessuale, nello stile del Racconto dell’ancella, è una parte centrale della trama di Manacled, ma in Alchemised hai cambiato alcune cose. Come hai affrontato l’adattamento di quell’elemento in modo da essere sensibile alla materia trattata e al tempo stesso coerente con la trama?
Il concetto iniziale di Manacled è nato guardando la serie TV de Il racconto dell’ancella, e non riguardava la questione della surrogazione. La domanda che mi aveva ispirata era: “E se (Fred Waterford, ndr) fosse una spia?”. Cosa dovrebbero fare in una situazione del genere? Devono bruciarsi la copertura perché considerano quell’atto imperdonabile, e quindi perdere qualsiasi possibilità di far crollare il regime? Oppure devono commettere quell’atto orribile per il bene di uno scenario più ampio? È un po’ come il problema del carrello ferroviario.
Quando ho iniziato a scriverlo come fanfiction, sapevo di avere questo mistero che volevo impostare, e temevo moltissimo che la gente ci arrivasse subito, perché era solo la seconda storia che scrivevo. Quindi mi sono appoggiata molto all’estetica e al linguaggio visivo del Racconto dell’ancella. Ero davvero alle prime armi con la scrittura, e quindi ragionavo così: “Voglio che tu provi questa sensazione, quindi ti piazzo davanti un elemento che so che ti è familiare, così lo proverai”.
Così, quando stavo lavorando ad Alchemised, ho inizialmente pensato di eliminare del tutto quell’elemento dalla storia. Perché è ovviamente un aspetto molto controverso, molto cupo — e la storia ha già tanti altri elementi estremamente oscuri. La ragione per cui alla fine ho deciso di includerlo, anche se in una forma diversa, è che mi sono imbattuta in molte discussioni sull’eugenetica nelle conversazioni mainstream, spesso da parte di persone che stranamente non si rendevano conto di star parlando di eugenetica. Era tutto un discorso sulle perdite economiche che subiremo se la popolazione non rimane a un certo livello, oppure attorno all’idea che non dovresti avere figli a meno che tu non sia una certa persona, con un certo reddito, che ha fatto terapia, senza traumi. Così ho sentito che fosse un elemento attuale da includere nella storia: sia l’eugenetica positiva che quella negativa. Una storia che affrontasse entrambi gli aspetti mi sembrava rilevante rispetto a tutte le altre dinamiche in gioco, e coerente con la storia della guerra.
L’altra cosa era che, nella dinamica della relazione tra Kaine ed Helena, non volevo che lei lo perdonasse per un crimine generico commesso contro altre persone. Quindi il lato oscuro, profondo, in cui lui scivola è in risposta alla sua perdita, nel tentativo di salvarla: doveva essere qualcosa di davvero personale accaduto tra loro. È suo diritto decidere se perdonarlo o meno, e che tu sia d’accordo con quella scelta oppure no, l’idea era che almeno si potesse capire perché lei avrebbe preso quella decisione. Se alla fine fossero rimasti insieme, fossero scappati e avessero avuto una vita insieme, sarebbe stato perché lei lo aveva perdonato per una cosa che non aveva fatto a lei, ma a tutte le altre persone. Mi sembrava poco sincero non affrontare davvero le conseguenze delle azioni e delle scelte che avevano fatto, e degli estremi a cui erano arrivati nel tentativo di salvarsi a vicenda.
Hai fatto molte ricerche per l’adattamento. Parlami di quel processo, che cosa stavi cercando?
Ho sempre avuto un interesse informale per l’alchimia, quindi quando cercavo di capire quale potesse essere un concetto di world-building interessante con cui divertirmi e che fosse diverso da ciò che vedevo in gran parte della fantascienza e del fantasy che leggevo, l’alchimia mi è semplicemente venuta in mente. In particolare, un po’ come in Avatar – La leggenda di Aang, con tutta l’idea di poter muovere e manipolare il metallo. Perché questo poteva essere davvero spettacolare nei combattimenti — sapevo che stavo scrivendo una storia di guerra — quindi mi serviva un sistema magico che rendesse le battaglie particolarmente avvincenti. E poi l’alchimia, ovviamente, è molto legata alla metallurgia, ma ha anche tutto un aspetto ossessivamente connesso all’immortalità, alla ricchezza, alla purificazione. Tutti elementi molto interessanti che si intrecciano con le lotte di potere.
Gli esseri umani sono sempre stati ossessionati dall’idea dell’immortalità, quindi se usavi l’alchimia per riuscire a fare certe cose al corpo umano, dove si poteva arrivare? Sono partita da lì. Mi sono procurata un bel po’ di libri sulla storia dell’alchimia, e in realtà una delle prime cose che ho fatto è stata leggere diverse interviste con l’autrice di Full Metal Alchemist. Amavo il world-building, i cerchi di trasmutazione e insomma, tutto Full Metal Alchemist. Così leggevo del suo lavoro, ed è stato davvero divertente, perché raccontava di aver cercato di fare ricerche accurate, ma che gli studi sull’alchimia erano così contraddittori e insensati che alla fine ha dovuto dire: “Ok, farò quello che voglio con questo materiale”.
Dunque ho pensato: “Ok, allora farò lo stesso anch’io. Farò abbastanza ricerche per avere un’idea di quali siano gli elementi ricorrenti, e poi potrò semplicemente fare quello che voglio”. Ma alla fine mi sono imbattuta in una lezione su YouTube, su un canale chiamato Esoterica. Lì il conduttore aveva intervistato uno scienziato della Johns Hopkins University che studiava l’alchimia, traduceva antiche ricette alchemiche, le testava e cercava di essere il più accurato possibile, per poi verificarne gli effetti. E questo ha provocato una sorta di scossa nella ricerca sull’alchimia, portando improvvisamente a una grande rivalutazione.
L’altra grande scoperta che ho fatto da lì è stata che i metallurgisti e gli alchimisti di quel periodo erano molto, molto influenzati da Aristotele e dal suo lavoro, che a sua volta era fortemente plasmato da Platone e dall’idea delle forme celesti. L’idea è che, se la Terra è in grado di produrre tutte queste cose, allora noi, se riuscissimo a ricrearne le ricette, potremmo produrle a nostra volta. E che, da qualche parte sulla Terra, ci sia l’ideale celeste a cui aspiriamo. Questo mi ha dato non solo un sacco di spunti pratici per la costruzione di un mondo legato all’alchimia, ma anche un fondamento filosofico da cui assemblare tutto l’universo da zero. È in parte per questo che Paladia è così verticale: perché cercano di elevarsi verso l’alto. E c’è tutta questa idea che più in alto vivi, più sei vicino ai cieli, al sole, più puoi associare te stesso all’elemento puro. Più vicino al divino, più divino devi essere — e quindi sei in grado di creare.
Da lì nasce poi una società che ha generato un intero sistema di classi, una gerarchia sociale e tutto quanto.
Hai esplorato altri sistemi magici? O sei arrivato all’alchimia piuttosto in fretta?
Sono arrivata all’alchimia piuttosto in fretta, per due motivi principali. Uno era che tutto il dilemma etico della negromanzia mi sembrava un punto di conflitto perfetto. In parte l’idea mi è venuta parlando con un’amica della donazione di organi: lei aveva avuto una reazione visceralissima al concetto, l’idea che potesse succedere qualsiasi cosa al suo corpo dopo la morte.
E io le dicevo: “Ma tu non ci sei più. È solo un cadavere, perché ti importa cosa ne facciano?”. Ma lei rispondeva: “Assolutamente no. Non vorrei mai che qualcuno facesse qualcosa al mio corpo”. Questo ha acceso in me l’idea che potesse essere un conflitto etico centrale: da un lato, persone che vedono un cadavere come una risorsa — vuoi mandare tuo figlio a combattere in guerra? O preferisci usare un corpo morto che non sente nulla? — dall’altro, chi vede in questo il massimo oltraggio: “Turbare i morti, mancare loro di rispetto è come l’inizio del declino dell’intera civiltà”.
Poi ho pensato: “Se un lato usa la negromanzia, cos’ha l’altro lato?” E così l’alchimia, e le idee filosofiche che circondano l’alchimia, hanno tutte in qualche modo interagito con gli stessi temi dell’immortalità e della lavorazione dei metalli.
Andando avanti, sapevo di voler associare il personaggio di Kaine ad Ares, e Ares è associato al ferro, e il ferro è il metallo della guerra nei motivi letterari e nella mitologia. Quindi sapendo di voler costruire quell’associazione famigliare (metallurgica, ndr) nella storia, l’alchimia si è integrata molto bene in questo. Erano queste cose minuscole che alla fine si alimentavano molto bene a vicenda.
Avendo letto molta della tua fanfiction — e dei tuoi blog — hai sempre affrontato le tue storie con molta intenzione. La fanfiction a volte ha una cattiva reputazione, perché non viene vista come un vero impegno artistico. Essendo frequentato questo spazio per tanto tempo, sono curiosa di come siano evoluti i tuoi sentimenti sulla fanfiction. Hai intenzione di scriverne ancora?
Amo scrivere fanfic, non è assolutamente qualcosa che penso di lasciare indietro. È uno spazio così contenuto, soprattutto se stai cercando di sviluppare una nuova tecnica o scrivere uno stile, o una scena, o un tipo di azione, o sesso, o qualsiasi cosa tu non abbia fatto prima, e non devi inventare tutto il contesto. Puoi semplicemente dire: “Va bene, conosco questi due personaggi, conosco la situazione. Posso semplicemente partire da qui”. È fantastico. Ho scritto molte cose che poi non sono andate da nessuna parte one-shot, perché mi piace poter dire: “Voglio scrivere di questa cosa specifica, e questo è tutto ciò che sto scrivendo”.
La fanfiction è come disegnare con una matita: la gamma di ciò che le persone possono fare perché hanno una matita e un foglio in mano è enorme. Qualcuno può essere incredibilmente serio riguardo alla propria arte, e quindi disegnerà dei veri capolavori con la grafite, rispetto a un ragazzino che scarabocchia nei margini del suo quaderno di scuola.
La gente tende a guardare la fanfiction e vede solo quella cosa che alcune persone fanno con una matita. Ci sono così tante altre possibilità. Per me, parte del fascino del fandom è che può essere un terreno comune per lanciare nuove idee, è arte in uno spazio molto artistico, dove non lo fai perché vuoi fare soldi, non stai cercando di vendere niente. Stai scrivendo quella cosa perché ti interessa, e la fai nel tuo tempo libero.
Quando sono entrata nel mondo della fanfiction, volevo scrivere qualcosa, e sapevo che ogni volta che provavo a scrivere qualcosa di originale, dopo due o tre capitoli mi sarei semplicemente consumata dal dubbio su me stessa. Ero certa che fosse terribile, e non avrei avuto nessuno a cui mostrarlo, e poi avrei semplicemente mollato. E avrei detto: “Be’, forse un giorno scriverò, ma non oggi”. Quindi quando ho deciso di cominciare, un secondo pensiero è immediatamente arrivato: ci sono persone online che leggono quello che sto scrivendo quindi non posso smettere, non posso abbandonarle. Una volta iniziato, dovevo finire.
Le persone si agganciano alla fanfiction per milioni di ragioni diverse. Se ho alcuni dubbi, ora, è perché il genere è davvero esploso nel mainstream, e c’è una strana pressione a rifinirla quasi letterariamente. Come se dovesse avere avere impegno e sfumature. Questo mi rende triste, perché per me è sempre stato uno spazio divertente e creativo, comunitario. Sono preoccupata, ma spero che i fandom riusciranno a superare questa fase, perché è uno spazio nato dalla passione condivisa.













