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È stato anche l’anno di Jane Austen

C'entra un anniversario importante, la solita "nostalgia per qualcosa che non si è mai vissuto", ma anche la nuova stagione di una serie per nulla in costume
Jane Austen

Foto: Stock Montage/Stock Montage/Getty Images

Il 16 dicembre 2025 è caduto il 250esimo anniversario dalla nascita di Jane Austen, avvenuta nel 1755 a Steventon, nell’Hampshire. Nonostante la scrittrice di Ragione e sentimento, Orgoglio e pregiudizio, Mansfield Park, Emma, L’abbazia di Northanger e Persuasione sia universalmente riconosciuta come l’inventrice della moderna commedia romantica, e il suo mito sia stato tramandato da numerosi e fortunatissimi adattamenti cinematografici (solo Orgoglio e pregiudizio è stato reinterpretato in almeno 17 film diversi dal 1938) mai come quest’anno l’attenzione del pubblico si è concentrata su di lei.

Non è solo questione di anniversario, ma un misto di convergenze che hanno ridato linfa alla narrativa di Jane Austen tra cui, quasi paradossalmente, una serie tv Netflix che di stile regency non ha nulla. E infatti non stiamo parlando di Bridgerton, ma de L’estate nei tuoi occhi, la serie che nel 2025 ha visto il capitolo conclusivo del triangolo amoroso esplorato per tre stagioni, e che ha avuto un impatto significativo sull’ingresso dello yearning nel discorso di massa, generando una riscoperta del fenomeno in letteratura, a partire da Jane Austin. Ci metteremo a parlare dello yearning più avanti, ma questo è un ottimo punto di partenza per constatare quanto, ancora oggi, siamo profondamente affascinati e confusi dal lavoro letterario di Austen.

Una delle eredità più forti della produzione della scrittrice è l’attuale fascinazione per l’epoca Regency. Ne sono una dimostrazione eventi come il Jane Austen Festival di Bath, ovvero il più grande e longevo festival al mondo dedicato alla scrittrice. La prima edizione si è svolta nel 2001, in un weekend al Jane Austen Centre, ma da allora la manifestazione ha continuato a crescere, trasformandosi in un programma diffuso per la cittadina, con 10 giorni di passeggiate guidate, balli in costume, spettacoli teatrali e conferenze. Secondo i dati ufficiali dell’evento, si stima che ogni anno attiri circa 3500 partecipanti da tutto il mondo.

Ovviamente, questa non è l’unica iniziativa volta a far rivivere l’epoca di Jane Austen. Con sedi sparse in praticamente qualsiasi parte del globo, dal Giappone all’Italia, la Jane Austen Society (fondata nel 1940 nel Regno Unito) si occupa della divulgazione degli scritti di Jane Austen e, oltre a prevedere la possibilità di tesseramento, organizza bookclub, talk e eventi in costume.

L’ultimo, in Italia, è caduto il 6 dicembre con l’evento Echi di Jane Austen, a Bologna, con costumi regency, balli, servizi fotografici e letture incluse. E mentre in Vermont esiste un hotel immerso nel verde, The Governor’s House, dove potersi prenotare per soggiorni a tema Jane Austen, lezioni di cucito, equitazione e partite di croquet compresi, va dichiarato apertamente che dal culto della scrittrice è nata una sottocultura a tutto tondo: quella delle Janeits.

Il termine è stato coniato per la prima volta dal professor George Saintsbury, nel 1894, nell’introduzione che scrisse per l’edizione di Orgoglio e Pregiudizio pubblicata da George Allen. Janeits è poi diventato il titolo di un racconto del 1926 di Rudyard Kipling, dove si descrive un gruppo di soldati uniti dalla passione per le opere di Austen. Nel 2013, la sottocultura è stata protagonista di un film presentato al Sundance Film Festival, intitolato Austenland, in cui si indaga la scelta di vestire e vivere come nell’era Regency. Le Janeits contemporanee scrivono fan fiction immaginando nuove avventure per i personaggi di Austen, si dilettano negli hobby d’epoca e organizzano feste da tè e danze a tema.

Una devozione che ricorda da vicino il feticismo Millennial per prodotti molto più recenti come Harry Potter e che, in qualche modo, esplicita quel misto di venerazione e confusione con cui il pubblico si appropria di un universo letterario.

In questo senso, vale la pena notare che fino al XX secolo, Jane Austen era ampiamente considerata non come una romanziera romantica, ma come una critica sociale: sarcastica ma diretta, una penna affilatissima nel mettere a nudo le frivolezze e fragilità della società a lei contemporanea. «Mai un romanziere si è servito di un più ferreo senso dei valori umani», scriveva Virginia Woolf a proposito, nel 1925, ne Il lettore comune, elogiando la «limpida capacità di giudizio» nei lavori dell’autrice.

Altri 100 anni più tardi, nel 2025, Jane Austen è stata riscoperta come la madre dello yearning. Secondo i dati di Spotify riportati in un recente articolo del Mirror, gli ascolti dell’audiolibro di Orgoglio e pregiudizio sulla piattaforma sono aumentati del 75%, nel 2025. Tra questi, l’età è leggermente inferiore alla media degli ascoltatori abituali di audiolibri, il che significa solo una cosa: anche la famigerata Gen Z è approdata al mito di Jane Austen.

Effettivamente, TikTok lo conferma. Dentro e fuori dalla piattaforma social, il 2025 è stato l’anno dello yearning, ovvero quello struggimento romantico che il Cambridge Dictionary definisce come «una forte sensazione di desiderio di qualcosa, soprattutto qualcosa che non si può avere o ottenere facilmente». Nel caso social, quel qualcosa è molto spesso un qualcuno. All’hashtag #yearning su TikTok rispondono infatti molti, davvero moltissimi, video tratti dagli adattamenti cinematografici dei romanzi di Austen: uno su tutti l’Orgoglio e pregiudizio diretto da Joe Wright nel 2005. L’hand flex di Mr. Darcy (Matthew Macfayden) poco dopo aver sfiorato la mano di Elizabeth Bennet (Kiera Knightley) è riproposto sulla piattaforma all’infinito e teorizzato come un caso di studio sul modo in cui Jane Austen abbia saputo spostare la prospettiva letteraria da quella maschile alla femminile, decostruendo una narrazione monopolizzata per secoli. Forse è anche per questo che le sue storie suonano ancora così contemporanee.

In un certo senso, già Virginia Woolf aveva saputo cogliere questa sfumatura in Austen, definendola come capace di infondere un’emozione sommersa nelle scene più comuni. Scrive Woolf: «Ma di che cosa è fatto tutto questo? Di un ballo in una città di provincia; di poche coppie che si incontrano e si sfiorano le mani in un salotto; di mangiare e di bere; e, al sommo della catastrofe, di un giovanotto trascurato da una ragazza e trattato gentilmente da un’altra. Non c’è tragedia, non c’è eroismo. Ma, per qualche ragione, la piccola scena ci sta commuovendo in modo del tutto sproporzionato rispetto alla sua apparenza compassata».

Una scrittura «padrona di emozioni ben più profonde di quanto appaia in superficie», che riflette perfettamente quella fame di emozioni romantiche che la Gen Z rivendica su TikTok. Innamorarsi come uno o una yearner, come uno dei protagonisti dei romanzi di Jane Austen, significa non doversi preoccupare di una relazione tossica, di un partner evitante o di ritrovarsi in una situationship. Figurarsi del ghosting. Nella stanchezza collettiva verso un ambito relazionale piuttosto intricato, lo yearning è una fuga dall’anestesia delle app di dating e tutto il resto.

I dati oggi ci dicono che i giovani uomini dai 18 ai 24 anni sono sempre più scoraggiati riguardo alle relazioni sentimentali. Il 36% concorda con l’affermazione «non credo che nessuno possa innamorarsi di me», mentre il 33% concorda con «non troverò mai qualcuno con cui condividere la mia vita», secondo lo studio The State of UK Men, condotto da Equimundo e Beyond Equality.

Lo yearning può essere un dito dietro a cui nascondere le proprie insicurezze o una forza motrice, che si può allargare dal campo romantico a un più ampio desiderio di sentire, emozionarsi, provare a oltrepassare i limiti che ci vengono imposti. È interessante notare come questa forza propellente arrivi dai romanzi di una scrittrice la cui vita, fuori dalle pagine, sia in realtà stata piuttosto tranquilla. Scrive nel 1870 il nipote della scrittrice, Edward Austen Leigh, in quella che è stata la prima biografia pubblicata su Austen: «La sua vita fu singolarmente povera di eventi. Il suo quieto corso non fu interrotto che da pochi cambiamenti e da nessuna grande crisi». Quindi c’è da domandarsi: tra i buoni propositi del 2026, vogliamo inserire il vivere come Jane Austen, o come uno dei suoi personaggi?

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