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Come Robert Crumb ha cambiato il fumetto

È stato il vero condottiero della controcultura editoriale americana, capace di partire dai margini della cultura popolare e diventare mainstream senza sottostare in alcun modo alle regole di quel mondo

Foto di Brill/ullstein bild via Getty Images

Prima di raggiungere il successo internazionale. Prima dell’ascesa a figura di culto dell’underground statunitense. Prima delle trasposizioni cinematografiche, delle mostre nei maggiori musei del pianeta, dei documentari e dei saggi a lui dedicati, dei premi e delle onorificenze. Prima di tutto, Robert Crumb è stato un ragazzo con la passione per il fumetto, andato via da una famiglia disfunzionale per avventurarsi nell’universo delle riviste autoprodotte, di quel Do It Yourself che negli anni ’70 diverrà la filosofia più deflagrante e allo stesso tempo vincente per una generazione di autori troppo irriverenti/oltranzisti/anticonformisti/sperimentali.

Con questo sesto volume della Collezione Crumb, opportunamente intitolato Mr. Underground, Comicon Edizioni racconta i veri esordi dell’artista più importante arrivato dalla sottocultura americana, un fumettista capace di aprire la mente e il cuore milioni di lettori partendo dai suoi sketchbook lisergici e dalle sue primissime storie su fanzine assolutamente storiche come Zap, Snatch e Motor City Comics.

Il risultato sono quasi 250 pagine che mostrano l’evoluzione di un nuovo concetto di narrazione a fumetti, lontanissimo dagli standard dell’epoca, estremo e provocatorio, destabilizzante innanzitutto per la modalità di guardare alla società di quegli anni. A leggere queste tavole sembra impossibile che un giovanotto allampanato, partito dal vendere i suoi giornalini agli angoli di San Francisco usando un passeggino sgangherato, sia diventato una delle personalità più rilevanti dello scorso secolo. Ma proprio la lucida follia con cui ha saputo maneggiare argomenti come sessualità, razzismo, lavoro, capitalismo, valori familiari e ipocrisia sociale gli ha permesso di imporsi con originalità e coerenza all’interno di un tessuto socio-culturale sempre più ampio ed entusiasta.

A voler semplificare, Crumb è stato il vero condottiero della controcultura editoriale americana, capace di partire dai margini della cultura popolare e successivamente diventare mainstream senza sottostare in alcun modo alle regole di quel mondo. Anzi, per molti versi Robert Crumb è a tutti gli effetti l’anti-divo più estremista che si possa trovare, già dagli anni ’60 idiosincratico al rock psichedelico che trionfava nell’ambito underground, poiché meravigliosamente (e maniacalmente) innamorato del primo folk blues delle radici americane. Se in età matura deciderà di allontanarsi anche fisicamente dall’ambiente urbano statunitense, scegliendo il ritiro nella campagna francese per il suo lavoro e la sua vita familiare, invece durante gli anni di formazione sul campo sarà proprio San Francisco il luogo delle prime scorribande, una città dove sperimenterà amicizie con artisti e innovatori, esperienze con sostante lecite e illecite, amore libero e assoluta libertà espressiva.

Nelle storie contenute in questo volume troviamo il seme delle magnifiche ossessioni che lo accompagneranno per tutta la carriera, ma anche alcuni personaggi che convinceranno tantissimi lettori a seguire lo sviluppo dell’arte di Crumb. La parola d’ordine è spesso “parossismo”, che diviene simbolo di corpi dinoccolati, situazioni surreali e racconti tanto geniali quanto impudichi. A cominciare da “Joe Blow”, storia di una famiglia aberrante in cui l’incesto viene mostrato in tutta la sua brutale ordinarietà. A colpire non è solo lo sviluppo della narrazione, le immagini esplicite e la sfrontatezza del falso paternalismo, ma anche lo stile del tratto di Crumb, questa volta pulitissimo, ben più equilibrato rispetto ad altre sue tavole, a creare un contrasto davvero detonante rispetto a ciò che viene mostrato. Sul fronte politicizzato c’è poi la serie dedicata a Detroit e alle sue dinamiche del lavoro, che compare nel 1969 in Motor City Comics e che mostra il progressivo avvicinamento di R.C. all’universo progressista e rivoluzionario che orbitava attorno a quel movimento artistico.

Ma soprattutto è impossibile restare indifferenti davanti a personaggi come Eggs Ackley, alla ricerca dei suoi bulbi oculari rubati da una coppia di corvi, la tredicenne Honeybunch che scappa di casa per vivere col sovversivo ProJunior oppure i folli Grullo e Strullo in fuga dal manicomio. Una nota a parte merita inoltre Pete l’idraulico, proletario strangolato dai debiti, che decide di annegarsi nelle tubature di un water ma che finisce per arrivare in una sorta di purgatorio dei reietti delle fogne. Una storia in cui umorismo e dramma convivono nelle stesse tavole e dove il tema del suicidio e la critica alla società del tempo vengono sbattute in faccia al lettore senza ipocrisia o edulcorazione. Introdotto da una (francamente inutile) premessa a firma dello sceneggiatore e disegnatore Maurizio Rosenzweig, questo sesto volume della Collezione Crumb è ancora una volta completato da un’ottima cura redazionale (che fornisce un utilissimo inquadramento storico e biografico) nonché da una interessante postfazione di Valerio Stivè, pratica soprattutto per coloro che compiono i primi passi nel mondo di Crumb.

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