L’arte di Liu Bolin in difesa delle donne iraniane | Rolling Stone Italia
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L’arte di Liu Bolin in difesa delle donne iraniane

L'artista e fotografo cinese ha dedicato un’installazione a Nasibe Shamsaei, iraniana fuggita dal suo paese dopo una condanna a dodici anni di reclusione per aver organizzato la campagna dei “mercoledì bianchi”, in cui ha incoraggiato le donne a rimuovere il velo o a indossarne uno bianco in segno di protesta

L’arte di Liu Bolin in difesa delle donne iraniane

Foto: Lui Bolin

L’artista e fotografo cinese Liu Bolin, pochi giorni fa, ha nuovamente creato un’installazione nel suo stile camouflage.

Questa volta il corpo in mimesi totale con l’ambiente era quello di Nasibe Shamsaei, donna iraniana fuggita dal suo paese dopo una condanna a dodici anni di reclusione per aver organizzato la campagna dei “mercoledì bianchi” in cui ha incoraggiato le donne a rimuovere il velo o a indossarne uno bianco in segno di protesta, e di altre donne iraniane, come Delshad Marsous e Taher Nikkhah, che hanno permesso il coinvolgimento dei partecipanti per meglio comprendere cosa significhi vivere sotto regime.

Tagliarsi i capelli, il gesto sinonimo di una ribellione pacifica, è l’atto politico che questa fotografia intende rappresentare.

Nasibe, all’interno del progetto artistico di Liu Bolin, diventa simbolo delle migliaia di donne che lottano ogni giorno per la propria libertà. E di questo, da sempre, la ricerca di Liu Bolin parla: di libertà attraverso le sue performance di cui le sue fotografie sono testimonianza.

A differenza del ciclo Hiding in Italy, in cui Liu Bolin si mimetizza nel contesto che lo avvolge, nella serie Target sono le persone a divenire parte integrante del progetto e quindi dell’opera finale, come della tematica su cui si vuole riflettere.

Liu Bolin nasce a Shandong nel 1973, la sua prima mostra personale risale al 1998, a Pechino, e da lì a dieci anni la sua carriera ha preso una rotta internazionale. Non è la prima volta che Liu opera in Italia anzi, La forma profonda del reale in Università Bocconi (2019), e Liu Bolin.Visible/Invisible al Mudec (2019) sono giusto un paio delle installazioni performative da citare.

Questo progetto-manifestazione ha avuto luogo l’8 marzo scorso, e ha richiamato molto pubblico. Il risultato sarà visibile, insieme ad altri lavori, fino al 30 aprile 2023 in Via Cerva 25, presso la galleria Gaburro.