La vita di un tossico nell'uragano | Rolling Stone Italia
Culture

La vita di un tossico nell’uragano

Mentre i cittadini di Houston cercavano provviste per superare Harvey, altri si arrangiano per superare l'astinenza

La sera del 30 agosto, pochi giorni prima dell’arrivo dell’uragano Harvey, Johnny Durst è sceso per le strade di Houston armato di scatole di dentifricio, spazzolini, sapone e acqua. Si è affrettato verso il parcheggio del Fiesta Mart, a sud del centro, dove decine di senzatetto, molti dei quali tossicodipendenti, si erano accampati in tenda.

Nel bagaglio di Durst, un dipendente del Montrose Counseling Center, c’erano anche alcune provviste speciali: kit di sterilizzazione per siringhe da dare ai tossicodipendenti. Anche l’acqua pulita, che Durst ha portato in abbondanza per ovvie ragioni di sopravvivenza, sarà utilizzata per preparare le iniezioni.

Mi spiega al telefono – e con un marcato accento texano – che questa gente sostiene di «fare quello che deve fare per ottenere quello di cui ha bisogno». Questo significa che mentre alcuni utilizzavano i pochi momenti senza pioggia per cercare cibo e acqua, gli altri si avventuravano alla ricerca di abbastanza dosi per sopravvivere fino alla schiarita successiva. Per chi è dipendente da una sostanza, evitare i sintomi dell’astinenza è essenziale per sopravvivere.

Due cittadini texani in attesa dei soccorsi. Foto IPA / USA Today

E non si tratta solo di senzatetto che preferiscono la droga alle provviste: il subreddit r/opiates è pieno di utenti alla ricerca di un modo per accumulare dosi prima dell’arrivo dell’uragano in Texas. Alcuni, addirittura, cercano spacciatori al lavoro durante l’emergenza. «Prima della tempesta tutti compravano acqua e pane», scrive un utente. «Io, invece, cercavo roba sufficiente per affrontare tutta l’inondazione». Alcuni commentatori, invece, cercavano di spiegare come ottenere il Suboxone, un farmaco utile a superare i periodi di astinenza e a gestire la dipendenza.

«Un tossico alla ricerca di una dose sa perfettamente cosa fare per trovarla», spiega Matt Feehery, CEO del Memorial Hermann Prevention and Recovery Center (PaRC), un centro che si occupa di curare chi soffre di dipendenza da alcool e stupefacenti. «Se c’è un problema in questa routine, se i normali accessi alla droga non sono disponibili, allora i pazienti saranno costretti a rivolgersi a chiunque possa risolvere il loro problema». In un altro post su r/opiates si legge: «L’uragano Matthew ha distrutto tutta la roba. La città era un deserto di rovine: non c’era elettricità e non funzionavano neanche i semafori, sono comunque riuscito a trovarne altra».

Ho anestetizzato la mia vita con alcool e pillole, volevo affogare l’ansia come l’acqua ha affogato New Orleans

Uno studio del 2011 effettuato dopo l’Uragano Katrina ha dimostrato che molti tossici non sono evacuati da New Orleans per scelta. Così ha fatto Eliza Player, all’epoca dipendente dall’eroina, che ha raccontato la sua esperienza in un pezzo per The Fix. “Non sono andata via perché non avevo abbastanza eroina per durare più di un giorno”, scrive. “Non ho pensato di lasciare la città neanche per un istante: che motivo avevo per andare in un posto dove non avrei saputo come trovare la roba?”. Non solo: altri hanno affrontato l’inondazione e le strade distrutte solo per trovare una dose, più o meno lo stesso comportamento dei senzatetto di Houston.

I tossicodipendenti che hanno vissuto l’Uragano Sandy (a New York) si sono comportati nello stesso modo. Chi si trova in queste situazioni fa spesso scelte rischiose: si condividono le siringhe e gli strumenti di preparazione con perfetti sconosciuti. I ricercatori hanno concluso che “un evento come l’uragano può cambiare radicalmente il comportamento e le abitudini dei tossicodipendenti, anche con conseguenze a lungo termine”.

Non solo, un cataclisma di questa portata può portare chiunque a cercare rifugio nell’abuso di sostanze: chi ha perso la casa o i suoi cari spesso finisce per auto-medicarsi. “Ho anestetizzato le giornate post-Katrina con alcool e pillole, cercavo di affogare l’ansia e la depressione come l’acqua ha affogato New Orleans”, ha scritto Player nel suo racconto.

Foto IPA / USA Today

I Centri di Controllo hanno dimostrato che eventi come l’uragano Katrina aumentano sensibilmente il numero di ricoverati per problemi legati alla tossicodipendenza. Risultati simili sono stati registrati dopo Sandy e le prime rilevazioni del Texas confermano la tendenza. Feehery non è sorpreso, le ricerche confermano il collegamento diretto tra il trauma e la ricerca di un conforto tramite sostanze stupefacenti. «Quando la popolazione subisce stress, ansia, depressione e addirittura perde familiari e proprietà», spiega, «la risposta emotiva può portare all’auto-medicazione».

Jemma Dinsmoor, 34 anni, sostiene che gli alluvioni sofferti durante l’infanzia siano una delle cause principali dei suoi problemi con droga e alcool. La sua famiglia era povera e isolata, viveva in una piccola roulotte ai confini della città di Citra, dove si rifugiavano durante le piogge tropicali. «Aspettavamo la fine dei temporali da soli, senza provviste. Non potevamo evacuare», racconta la donna. «I nostri animali fuggivano, e non sapevo mai dove mi sarei svegliata la mattina successiva». Ha cominciato a bere in quinta elementare, quando i genitori uscivano per sistemare il disastro provocato dalla tempesta. «Non riuscivo a gestire l’ansia e la tristezza che riportavano dentro casa».

L’esperienza l’ha resa incredibilmente ansiosa. Ha combattuto con la dipendenza da alcool per tutta la vita, ed è sobria solo da pochi anni. «Ancora oggi i temporali mi fanno andare nel panico», dice. «Ogni volta che devo prepararmi per un alluvione consumo il conto in banca: mi assicuro che gli animali abbiano le targhette identificative, perfeziono il piano d’evacuazione, recupero batterie di riserva per tutto e cerco dei posti sopraelevati dove rifugiarci in caso di inondazione».

Un volontario aiuta una delle vittime dell’uragano Harvey. Foto IPA / USA Today

Secondo Feehery, il PaRC non ha mai smesso di accogliere pazienti, e ha ancora letti disponibili. È ancora presto per capire se Harvey causerà un aumento dei degenti. «Molte delle vittime sanno gestirsi, sanno come comportarsi in momenti di crisi e cercano di tenere duro finché possono», dice. L’associazione ha inviato in tutto il territorio dipendenti e professionisti del settore, persone qualificate per identificare e aiutare chi soffre di problemi di tossicodipendenza e astinenza. Sono anche in grado di fornire farmaci in grado di rendere sopportabile il momento di crisi.

La mattina dopo l’arrivo dell’uragano i cittadini di Houston sono usciti per verificare la misura del disastro. Durst sostiene che anche il parcheggio del Fiesta Mart si è ripopolato. «Era pieno di gente, tutti occupati a fare affari con qualche spacciatore», dice. Per la Player Katarina è stato il catalizzatore per liberarsi dalla dipendenza. “Sono fuggita da New Orleans, ma non dalla confusione, dalla paura e dal senso di colpa che perseguitavano i miei pensieri”, ha scritto.

“Ho combattuto con le immagini di quel periodo per anni, sembrava un film proiettato tutto il giorno nella mia testa”. I tossicodipendenti di Houston, invece, il trauma l’hanno appena vissuto. Non possono sapere come l’evento cambierà le loro vite.

Altre notizie su:  disastro droga eroina Reportage