La storia e l’essenza dei nostri oggetti nelle mostre di ADI Design Museum | Rolling Stone Italia
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La storia e l’essenza dei nostri oggetti nelle mostre di ADI Design Museum

Attraverso una serie di esposizioni temporanee e le permanenti dedicate al Compasso d'Oro, il nuovo museo milanese svela prototipi, studi tecnici e segreti degli oggetti che ci circondano

La storia e l’essenza dei nostri oggetti nelle mostre di ADI Design Museum

La mostra 'Dal Cucchiaio alla città' all'ADI Design Museum

Foto: Martina Bonetti

Come sono stati ideati, e quale anatomia nascondono gli oggetti che ci circondano? Come sono cambiate le nostre abitudini, e come il design ha lavorato per adattarsi alle nostre nuove esigenze e forme? A tutte queste domande si può trovare risposta. La città di Milano ha da poco inaugurato un museo interamente dedicato alla collezione dei premi del Compasso d’Oro, ma non solo, perché molte mostre temporanee, come la caffetteria e la libreria, accompagnano il visitatore attraverso il nuovo spazio.

L’Adi Design Museum ha trovato infatti una prestigiosa sede in quella che per anni è stato il ricovero dei tram cittadini sin dagli anni’30. L’ampia struttura è stata rivisitata su progetti degli architetti Giancarlo Perotta e Massimo C. Bodini, Un’operazione fortemente voluta dal Comune di Milano, e dalla stessa ADI, che ha permesso di valorizzare un altro pezzo della città. Il museo è collocato in un’area ex-industriale, ed è stato concepito con l’idea di rinnovare e valorizzare il ricco patrimonio dell’archeologia che rappresenta.


L’edificio, oltre che contenitore, si fa ponte. Collega via Bramante con via Ceresio, diviene protettore e al contempo passerella. Unendo realtà differenti, si fa testimone, con la sua esposizione permanente e con quelle temporanee, del passaggio ed evoluzione del tempo, non solo del luogo, ma soprattutto del genio creativo che sin dal 1954 viene testimoniato dal prestigioso premio.

La mostra “Il cucchiaio e la città”. Foto: Martina Bonetti

La collezione è stata riconosciuta dal ministero della cultura come “bene di eccezionale interesse storico e artistico” e divine perciò protagonista dell’esposizione permanente “Il cucchiaio e la città”, curata da Beppe Finessi. Un racconto cronologico di tutte le edizioni è ordinato per anno ed esposto in box di color grigio. Giusto accanto alla selezione, nei box gialli, troviamo uno studio specifico di uno degli oggetti, così da creare un flusso di ricambio tramite gli approfondimenti, che possa permettere una continua visibilità della mostra permanente rinnovandosi in continuazione semplicemente spostando la scelta dell’oggetto di studio. Prototipo, disegni tecnici, studio dei materiali, pubblicità dell’epoca, tutto ciò che può dettagliare la sua unicità, comprese “frasi d’autore” che ne hanno saputo cogliere e descrivere l’autenticità.

Ma anche le comparazioni nella mostra temporanea “Uno a Uno” sono una riflessione storica impostata su una sequenza di “accoppiamenti giudiziosi” di progetti che hanno vinto il Premio. Una sequenza di coppie di oggetti uguali per tipologia, ma differenti per forma ci fanno riflettere quanto le nostre abitudini, come le nostre forme, siano cambiate. Scrivanie più grandi, sedute di sedie più alte, l’utilizzo dei colori e un categorico nero negli anni di piombo, fluidità o rigidità, e via dicendo.

La mostra “Compasso d’Oro, misurare il mondo”. Foto: Martina Bonetti

Ad accompagnare quanto già detto, altre sei mostre di approfondimento multitemporali che ci accolgono sin dall’ingresso dell’ampia corte (“Compasso d’Oro, misurare il mondo” un’installazione permanente curata e progettata dallo Studio Origoni Steiner e collocata all’esterno di fronte all’ingresso principale), e che si dispiegano nei più dei 5.135 metri quadrati dell’intero spazio (“Renata Bonfanti” prima donna nel 1962 a vincere il premio, “Manifesto alla carriera. Omaggio della grafica italiana ai Maestri del Compasso d’Oro” un progetto a cura di Luca Molinari, “Giulio Castelli. La cultura imprenditoriale del sistema design” a cura di Federica Sala, “Il design entra nella storia” una video installazione firmata da IED Istituto Europeo di Design e realizzata da OffiCine (IED e ANTEO) esposta nel foyer del museo, “Bìos – Sistema Design Italia” un progetto di video installazione realizzato in collaborazione con POLI.design – Sistema Design Politecnico di Milano e ADI Design Museum).

Il design non è un’opera d’arte, ma un’opera di ingegno, e qui ne ritroviamo tutta l’essenza, e la sua memoria storica che ci permette così di avere una visione integrale del suo sviluppo e della sua importanza. Questo museo val bene una visita, come un viaggio in “ritorno al futuro” dei nostri tempi!
E ricordatevi che non ha biglietteria, infatti ADI è il primo museo in Italia privo di casse e che accetta solo pagamenti digitali.