In Cina è arrivata la Festa di Metà Autunno (ricorrenza del quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, notte di luna piena e riunione di famiglia), ovvero il 6 ottobre 2025, e significa una cosa sola: mooncake. Il calendario dice che oggi si mangiano e si regalano, punto. Se c’è un momento per scendere dalla bilancia è questo. Questa tortina piccola e apparentemente innocua ha le stesse calorie del pranzo della domenica dalla nonna, “hai mangiato troppo poco, sei tutto pelle e ossa” incluso. È il dolce simbolo della ricorrenza e gira ormai ben oltre i confini cinesi, tra comunità in Europa e Stati Uniti e scaffali che da qualche anno si riempiono un po’ ovunque nel mondo. E per capire perché sono così amate conviene partire dall’ABC, cosa sono davvero e come si sono trasformate.
La mooncake è la tortina-simbolo di questa ricorrenza, rotonda come la luna e non solo. La forma richiama la famiglia che si ricompone e, nelle versioni più tradizionali, si divide in parti uguali per sottolineare attenzione e appartenenza. In alcune zone della Cina entra anche nei giochi di casa durante le vacanze, si tirano i dadi e chi vince si aggiudica tortine di misura diversa collegate ai titoli degli antichi esami imperiali. Non esiste una ricetta unica, ma le versioni classiche partono quasi sempre da farina di frumento dolcificata e da un ripieno ricco di legumi, frutta secca o semi. I capisaldi sono pasta di fagiolo rosso o fagiolo mung, pasta di semi di loto e il mix five spice (di solito, anice stellato, chiodi di garofano, cannella cinese, pepe di Sichuan e semi di finocchio), spesso con il tuorlo salato d’anatra che nel morso fa da luna e spezza la dolcezza.
Da qui al perché della forma e del simbolo il passo è breve. La pienezza rimanda alla luna e alle storie che la accompagnano. Le leggende fanno da cornice e, come spesso accade, parlano d’amore o di guerra. C’è Chang’e, Dea della luna, con le offerte che l’arciere Houyi le lascia per ricordarla dopo l’ascesa al cielo. E c’è la rivolta di fine Yuan, quando i ribelli, per coordinare l’azione, avrebbero nascosto nei dolci biglietti con l’ordine di insorgere la notte del quindicesimo giorno dell’ottavo mese.
Nonostante il grande numero di leggende dietro alla nascita di questi dolci, l’origine storica è abbastanza chiara e univoca. Gli antenati delle mooncake compaiono tra le dinastie Shang (anche detta Yin) e Zhou; con l’epoca Han, grazie agli scambi verso le regioni occidentali, arrivano sesamo e noci e si diffondono le hu bing, torte rotonde che preparano il terreno. Nel periodo Tang il legame con la luna entra nei racconti imperiali, come quello in cui l’imperatore riceve una hu bing dopo una vittoria e lo associa alla luna. Nella versione con Xuanzong e Yang Yuhuan, i due guardano il cielo e preferiscono chiamarla mooncake invece di hu bing.
Il nome “mooncake” arriva nei testi della dinastia Song, tra il 960 e il 1279, quando il dolce è ancora un prodotto da mercato e non esclusivo della festa. Il cambio di costume avviene con la Ming, quando mangiarla a metà autunno diventa abitudine diffusa, mentre la Qing affina tecniche e varietà, fissa ricettari e proporzioni. Dentro questo quadro si muovono stili che raccontano una mappa del gusto molto ampia, come poi è in tutta la cucina cinese. La scuola cantonese punta sulla sfoglia sottile e su ripieni importanti, dalla pasta di semi di loto ai classici con doppio tuorlo salato. Suzhou gioca con la crosta sfogliata che si sbriciola e ripieni salati di carne fresca. A Pechino si trovano croste più scure e compatte con frutta candita e secca, mentre a Chaozhou vince la leggerezza degli strati che si spezzano al taglio e paste dolci.
Lo Yunnan firma la propria con il prosciutto Xuanwei e più a sud-est Wenzhou allarga la forma con torte grandi e piatte, dove dolce e salato convivono nello stesso morso. In Shanxi l’impasto profuma di oli locali e porta in bocca una dolcezza di malto mentre in Anhui si alleggeriscono grassi e zuccheri e si portano in campo ingredienti come maiale nero, tè al gelsomino e all’osmanto. Accanto alle classiche cotte al forno esistono linee locali con caratteristiche e consistenze completamente diverse. In Qinghai si preparano mooncake al vapore, grandi e decorate, con una consistenza più panosa rispetto alle cotte al forno. In Shandong entrano i sapori dei piatti di casa, dal pollo brasato a combinazioni con legumi e carne. In Fujian le Libing puntano su ripieni generosi e sulla cottura a carbone.
Le ricette regionali non restano chiuse nel loro perimetro, ogni anno una specialità di zona esce dai confini e si impone sul mercato nazionale senza perdere le proprie caratteristiche. Quest’anno gli esempi sono la Frozen Pear di Shenyang, ripieno che richiama la pera ghiacciata del Nordest, e i ripieni di manzo piccante in stile Chongqing. C’è anche chi si spinge più in là con idee che la nǎinai (la nonna cinese) non necessariamente approverebbe.
Tofu fermentato a Nanchino, mix di fagiolini e maiale brasato a Qingdao, farine alternative e persino polveri proteiche in alcune linee sperimentali. Non tutto regge allo stesso modo, ma l’obiettivo resta provare sapori nuovi senza snaturare la tortina lunare, con i social a fare da banco di prova dove, tra commenti e acquisti, si capisce in fretta cosa resta e cosa no, i brand aggiustano il tiro e rilanciano. Il risultato è un laboratorio sempre aperto che mantiene alto l’interesse ogni anno ed evita di bloccare il dolce alla semplice versione originale. E mentre anche in Cina cresce la spinta verso il benessere e i prodotti salutari, arrivano richieste di versioni a ridotto o nullo contenuto di zuccheri e nelle ricette compaiono polioli come maltitolo e xilitolo, si vedono impasti e ripieni con probiotici e fibre, e nelle versioni firmate da ospedali di medicina tradizionale cinese vengono inseriti ingredienti come igname (il cosiddetto yam) e poria (un particolare fungo cinese).
Si sperimenta con riso nero, avena e ceci, e in più di un caso la crosta passa a farine di riso. A migliorare la situazione “impatto calorico” aiuta anche la misura stessa delle tortine, perché i formati monoporzione tra 50 e 80 grammi permettono di provare più gusti senza eccessi e portano la mooncake a essere un ottimo dolce in qualunque giorno della settimana oltre che nella sera della festa. Sul fronte creativo si vedono collaborazioni con videogiochi, musei e università, i cofanetti finiscono esauriti in poche ore e molte scatole sono pensate per una seconda vita come porta gioie, ventagli pieghevoli o custodie, con un design che riporta all’antico ma rileggendolo spesso in chiave attuale.
Il pubblico non guarda solo al gusto ma anche all’oggetto: le community online si scambiano edizioni e commentano ripieni e grafiche, e quando l’idea funziona la scatola resta in casa e conta quasi quanto il contenuto. Sul prezzo e sulla praticità, dopo alcuni anni di follia si è tornati con i piedi per terra, con le confezioni più diffuse che costano da 13 a 40 euro e i pezzi singoli intorno a 1,30 euro, mentre i formati compatti da 50 a 80 grammi servono per assaggiare più gusti e quelli oltre 150 grammi restano per i regali e per chi preferisce la misura tradizionale.
E qui entrano anche i crossover italiani. Venchi ha firmato quest’anno una collezione Mid Autumn con mooncake di cioccolato e praline a tema, gusci fondenti o al latte e ripieni come noci caramellate o biscotto al tè con riso soffiato, in scatole che richiamano le fasi lunari.
Prada, con il Prada Caffè di Singapore, sta invece proponendo un cofanetto verde menta con interni rosa e gusti come osmanto con fagioli rossi e gelsomino. Già dalle edizioni speciali si capisce che non è solo questione di sapori e scatole belle, è un rito che viaggia e si riconosce ovunque lo apri. In Cina la mooncake è soprattutto un regalo che circola dentro e fuori casa, passa tra parenti e amici ma anche tra colleghi, clienti e datori di lavoro, una cortesia stagionale che tiene insieme lavoro e relazioni. Per chi vive fuori dalla Cina resta un ponte tra dove si è e da dove si viene, un modo per tenere insieme memoria e presente. E se le doveste incontrare al supermercato e vi venisse voglia di provarle, tenete a mente un consiglio: assaggiatele tutte, tranne quelle al durian. Poi non dite che non vi avevo avvertito.
