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Pillole di saggezza di Louis C.K.

Non chiedetegli se anche a 80 anni farà il comico. «Che cazzo ne so», dice lo stand-up comedian, in questi giorni in tournée in Europa. Che però sul resto vuota il sacco

Comico, sceneggiatore, regista, attore, produttore televisivo, Louis C.K. è diventato famoso soprattutto grazie alla serie Louie. Nella sua ultima web series, Horace & Pete, è protagonista insieme a Steve Buscemi. Ad agosto è in tour con il suo nuovo spettacolo di stand-up in Europa.

Che consiglio avresti voluto ricevere, prima di entrare nello show business?
Credo che nessun consiglio avrebbe reso la mia vita più facile. È come chiedere: “Avresti voluto che ti raccontassero quella scena di Poltergeist, prima di vedere il film?” (Ride). Nello spettacolo ci sono un sacco di momenti in cui vai alla grande e ti senti sicuro di te, poi all’improvviso ti ritrovi davanti una buca, inciampi e ti rompi i denti contro il marciapiede. Però se avessi potuto evitare quelle buche non sarei diventato bravo quanto lo sono oggi.

E quali sono state le buche nella tua carriera?
Beh, quel film che ho diretto nel 2001, Pootie Tang. Poi Lucky Louie. Ma di questi ho anche bellissimi ricordi.

Cosa hai imparato di te stesso, da quando sei padre?
Ho imparato di valere di più come essere umano di quanto pensassi. E ho imparato che posso essere utile a qualcun altro. È una cosa molto potente.

Quali sono le regole secondo cui vivere?
Non cercare di essere perfetto in tutto. Quando nella vita fai una scelta, falla e basta, e poi fa’ in modo che funzioni. Dormi il più possibile. Non picchiare o uccidere nessuno. E tieni la bocca chiusa finché non hai davvero qualcosa da dire – questa regola di solito non la rispetto molto.

Qual era il tuo libro preferito, da ragazzino?
Ho letto Il giovane Holden quando avevo 11 anni, e mi ha depresso di brutto. C’è questo giovanotto che non sa chi è veramente, e va in panico al pensiero di restare escluso dalla vita. Entrare in contatto con versioni artistiche dei propri dispiaceri è qualcosa di molto salutare. Ti aiuta a capire che nella vita anche le cose peggiori hanno un valore.

Sei noto per avere molta libertà creativa nei tuoi progetti. Perché è così importante?
Non si tratta del bisogno arrogante di non sentirmi dire cosa devo fare. È semplicemente l’unico modo per creare il migliore show possibile. Se il pilota di un aereo chiedesse continuamente ai passeggeri: “Adesso cosa devo fare, secondo voi?”, l’aereo precipiterebbe. Lo scopo finale è creare qualcosa che qualcuno troverà degno di essere guardato. Quindi, sia che tu abbia libertà creativa o meno, la pistola puntata alla testa è la stessa, e dice: “È meglio che questo non faccia schifo”.

Qual è l’acquisto più lussuoso che hai mai fatto?
Ho comprato un orologio fichetto del cazzo. Quando lo guardo mi dico: “Cristo santo, perché l’ho preso?”.

Visto quello che pensi del panorama culturale, come eviti di sentirti disperato?
Uno ha il diritto di disperarsi solo per la propria vita sfigata. Sono vivo da 48 anni, quindi ho visto gli aspetti schifosi della cultura sparire e tornare almeno un paio di volte. Quando le mie figlie stanno passando un momento difficile, io dico loro: “Niente resta sempre uguale”. Qualsiasi cosa tu stia attraversando, non può che migliorare. E poi peggiorare. E poi migliorare ancora.

Che idea ti sei fatto del fenomeno Donald Trump?
Non ho intenzione di dire agli americani cosa devono provare – la gente è giusto che provi quello che gli pare. È un sistema di auto-pulizia. Ogni volta che qualcuno dice: “Gli elettori sono stupidi”, beh, si deve ricordare che l’ultima volta gli elettori hanno preferito Obama a un eroe di guerra e a un multimiliardario. Per questo motivo ho fede nel popolo americano. Anche se Trump dovesse vincere, penso che riusciremo a cavarcela ugualmente.

Andrai mai in pensione? Ti vedi a fare il comico quando avrai 70 o 80 anni?
Penso che resterò sempre su un palco: fare stand-up comedy è ciò che devo fare. Però fare progetti per i 78 anni quando ne hai 48 è un esercizio stupido. È come chiedersi: “Cosa farò quando sarò un pesce, nella prossima vita?”. Che cazzo ne so? E comunque, già adesso ci sono giorni in cui dormo male e mi sveglio col torcicollo, e sono pronto a mollare tutto.

L’articolo è stato pubblicato su Rolling Stone di luglio/agosto.
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