Paolo Maggis: «John Lennon è un passato che purtroppo non tornerà più» | Rolling Stone Italia
Interviste Culture

Paolo Maggis: «John Lennon è un passato che purtroppo non tornerà più»


‘Love Is Real’, l’opera che ha donato alla campagna di Rolling Stone ‘IMAGINE’, è ispirata a una canzone e al suo primo ricordo di Lennon. «L’amore viene prima dei Beatles e della sua biografia»

Paolo Maggis: «John Lennon è un passato che purtroppo non tornerà più»


Paolo Maggis: "LOVE IS REAL", Matita e tempera su carta, 32,5x23cm

«Ho unito due elementi: Love, un testo magnifico, esuberante di poesia e traboccante di desiderio, e un’immagine che ho nel cuore e che parla di un amore puro e infinito», dice Paolo Maggis di Love Is Real, l’opera che ha donato per IMAGINE, la campagna di Rolling Stone in cui l’arte sostiene l’arte (per ulteriori informazioni cliccate qui). «La parola “Love” rappresenta il primo ricordo che ho legato al nome di Lennon. Prima di tutto, prima dei Beatles, di Imagine o della sua biografia».

Paolo Maggis è un pittore che vive e lavora tra Milano e Barcellona. Si è formato all’Accademia di Belle Arti di Brera, e ha esposto in spazi museali italiani e internazionali, come Palazzo Forti a Verona, la Fondazione Cini a Venezia, il Klinger Forum di Lipsia. Scrive di arte e cultura per varie testate giornalistiche e nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, Il nome di Dio. Qui racconta perché Lennon è il simbolo di un mondo che non tornerà più, l’ispirazione dietro alla sua opera, il suo “esilio” artistico a Barcellona.

Quando senti pronunciare le parole “John” e “Lennon” una di seguito all’altra qual è il primo pensiero o ricordo che ti viene in mente?
“Love”. Senza dubbio questa parola che indica una canzone é il primo ricordo che ho legato al nome di Lennon. Prima di tutto, prima dei Beatles, di Imagine o della sua biografia.

Se lo osservi attraverso il filtro della storia, chi è John Lennon oggi?
John Lennon é storia, un passato che purtroppo non tornerà mai più. É simbolo di un mondo abitato da persone idealiste, costruito di sogni, desideri a volte anche illusioni; persone animate da una tensione vitale all’infinito, una dimensione lirica e libera, quando la vita viva e l’esperienza venivano prima di qualsiasi altro valore.

Raccontaci l’ispirazione dell’opera che hai donato
Più che un’opera é una intuizione che nasce dalla vita. Per me non esiste nulla che abbia senso senza la vita, che sorga dalla vita e riporti alla vita stessa. Fondamentalmente ho unito due elementi: Love un testo magnifico esuberante di poesia e straboccante di desiderio ed una immagine che ho nel cuore e che parla di un amore puro ed infinito.

Come hai legato la tua visione artistica al progetto IMAGINE?
Credo attraverso la poesia, cioè la possibilità di superare i limiti narrativi ed aprire uno spazio indefinito al “sentire” totale. Quindi ho cercato un piccolo corner dove questo processo avrebbe potuto trovare spazio. Imagine parla di immaginazione, di un mondo ideale ed utopico. Ed ho voluto ancorare questa visione ideale alla realtà l’amore di Love: “Love is real, real is love”.

Raccontaci dove ti “trovi” attualmente, dal punto di vista personale e artistico
Fisicamente mi trovo esiliato a Barcellona, un esilio obbligato al quale spero di poter dare presto fine. Mi trovo in una fase di grande ripensamento, o meglio di pensiero nuovo. La mia vita privata come artistica ha subito uno svariato numero di cambi di rotta in una ricerca ossessiva della realizzazione dei miei desideri e soprattutto ricerca di chiarezza su quali fossero realmente i “miei” desideri. Artisticamente ho deciso finalmente di aderire a quello che sono nonostante tutti i miei difetti ed errori. Che piaccia o meno, nel bene e nel male. Ogni giorno penso alla morte e la morte, grande amica, forse la più onesta ed illuminante che abbia mai avuto, sempre mi pone senza mezzi termini una domanda: quello che stai facendo in questo istante ti realizza, ti rende felice? E grazie a lei dimentico tutte le sovrastrutture: faccio quel che voglio, canto, scrivo e dipingo.

Qual è lo stato di salute dell’Arte? E quello della tua arte?
Lo stato di salute dell’arte a mio avviso é pessimo. Se in Spagna il mondo della cultura in generale e dell’arte in particolare é servilmente genuflesso alle ideologie del momento, prostituito e ridotto a puro strumento divulgativo di idee altrui, in Italia la cultura, nel migliore dei casi, si é trasformata in un prodotto profumatamente estetico. A volte decadente e passatista ed a volte semplicemente minimal e raffinato, sembra esistere per confermare ed appagare i sensi dello spettatore.

Quando scrollo le immagini su Instagram vedo tanto, meraviglioso, splendido vuoto. Vedo moda, vedo decorazione, vedo il pensiero dominante e l’omologazione, vedo narrazioni già ascoltate mille volte depotenziate dalla loro stessa ossessiva ripetizione. Trovo difficilissimo trovare qualcosa mi interessi o attragga la mia attenzione. Io cerco qualcosa di vero, ancora prima del giusto o del sbagliato. Qualcosa di sentito, qualcosa che muova il mio pensiero, qualcosa che mi cambi, che mi sconvolga o che mi travolga. Cerco quella meraviglia che posso trovare negli occhi di mio figlio o quell’orrore tragico e che in definitiva parla di noi, di un cane travolto da un auto sul ciglio della strada. Cerco vita e trovo un teatro dei burattini.

In Italia, più che in Spagna, ci sono moltissimi ed eccellenti artisti, moltissime persone probabilmente molto migliori di me che hanno nel cuore un desiderio enorme. Ma se non gli diamo credito e strumenti a partire da quelli economici affinché questi possano liberamente creare nuovi universi, aprire nuove finestre sulla vita e al pensiero, son destinati a soccombere e la cultura con loro. E l’essere umano perdendo l’arte perde la sua umanità. Quale animale canta ai suoi figli? Quale altro essere é in grado di pensare e dipingere la Cappella Sistina? Chi oltre all’uomo é capace di immaginare il Pantheon e costruirlo o scrivere dei versi come quelli che ci ha lasciato Montale? Noi siamo arte e senza l’arte noi non siamo più noi.

Per quanto riguarda lo stato della mia arte é fragile. Lotto contro il tempo cercando di farla sopravvivere, con pochi mezzi e cercando mille maniere diverse affinché possa essere ancora. 

Altre notizie su:  Paolo Maggis