«Non voglio aggrapparmi al mio nome». Un’intervista a Lieuwe Van Gogh | Rolling Stone Italia
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«Non voglio aggrapparmi al mio nome». Un’intervista a Lieuwe Van Gogh

Pronipote di Vincent e figlio del regista Theo, artista emergente 32enne, sta lavorando alla sua seconda mostra personale. Siamo stati ad Amsterdam per incontrarlo e parlare di arte, eredità, marketing e... famiglia

«Non voglio aggrapparmi al mio nome». Un’intervista a Lieuwe Van Gogh

Non penso sia possibile fare un’esperienza olandese più autentica di bere una birra al mulino di Amsterdam dopo aver fatto due chiacchiere in un vecchio cinema di Prinsengracht, il più bel canale della città, con Lieuwe Van Gogh.

Lieuwe è un’artista emergente, figlio di Theo Van Gogh, regista assassinato da un estremista islamico a seguito della diffusione del cortometraggio provocatorio Sottomissione ed è il pronipote di Vincent Van Gogh. Ha da subito attratto l’interesse degli addetti ai lavori e degli appassionati d’arte, complice anche un’importante copertina nel 2022 del prestigioso Het Volkskrant.

Hai un padre illustre, Theo Van Gogh e sei pronipote di Vincent Van Gogh, uno degli artisti più iconici della storia dell’arte. Come ti è venuto in mente di scegliere come dominio del tuo sito The Real Van Gogh.com?
Sono io il vero Van Gogh! (ride). Portare questo nome comporta un’ambivalenza: da una parte devi rispettare l’eredità, dall’altra, per poter fare qualcosa di tuo, devi riuscire ad accantonare il nome. Ad essere onesto, non tengo molto all’idea della legacy e non sto cercando di aggrapparmi al mio nome, ma è chiaro che essere un Van Gogh per me è un grimaldello che mi fa aprire alcune porte. Le persone si interessano, magari inizialmente per il nome, ma poi successivamente sono io a dover mettere in campo qualcosa.

È famoso il tuo utilizzo di strumenti delle cucine per dipingere. Bottiglie per il ketchup o le salse al posto dei pennelli, ma ho visto sparsi per lo studio anche forchette, coltelli…
Imparo strada facendo a servirmi delle cose che trovo, per esempio ora con le forchette mi diverto a fare delle ciglia diverse dal solito. Ho sempre disegnato in maniera tradizionale, poi a un certo punto un mio amico mi ha consigliato di provare a inserire anche questi strumenti e mi sono detto che valeva la pena provare.

‘Easy Peasy’, Lieuwe Van Gogh

Stai lavorando alla tua seconda mostra personale che sarà, lo ricordiamo, dal 27 al 29 Maggio al De Hallen studio di Amsterdam. So che durante la tua prima personale del 2022 le opere sono andate sold-out immediatamente. Cosa possiamo aspettarci per questo nuovo appuntamento?
Ho lavorato senza sosta per settimane, sarà diverso dall’anno scorso. Ci saranno moltissime opere, alcune talmente grandi che potrebbero non entrare sulla parete del luogo in cui ci sarà la mostra! Sono aperto a tutte le possibilità, potrebbe anche essere un massacro, ma spero non sarà così. Ma sì, sarà selvaggio. E mi aspetto anche visitatori dagli Stati Uniti e magari dall’Italia.

‘The night of the living dead’, Lieuwe Van Gogh

Su cosa si concentra il tuo lavoro in questo periodo?
Mi dedico a varie cose, per esempio mi sto concentrando molto sulle figure femminili con pistole. A volte creo dei formati giganteschi, senza preoccuparmi delle case che li ospiteranno. Faccio anche cose diverse, come ad esempio un barbecue di 200 KG dipinto da me. Ho trasformato in arte un oggetto di uso quotidiano, l’ho fatto per un marchio di barbecue molto famoso che sta per compiere 50 anni e per questo ha in mente di creare una collezione di 50 “barbecue artistici”.

‘Forever Young’, Lieuwe Van Gogh

Instillare nei fruitori d’arte il desiderio di collezionare gli oggetti è una tecnica di marketing simile a quella di chi vende oggetti come per esempio delle sneakers. Si tratta di una scelta consapevole?
A essere onesto non penso a questo aspetto. Sicuramente alcune opere sono collezionabili, ma mi ci dedico solo per confrontarmi con qualcosa di nuovo. Il disegno che ho poi fatto su questo barbecue inizialmente era un quadro, magari potrebbe diventare altro, non so ancora. Il marketing non è una mia preoccupazione, lavoro duramente come artista, del resto mi interessa meno.

L’ultima volta che ci siamo incontrati, c’era nel tuo studio un enorme dipinto dedicato a tuo padre. Come mai lo hai tolto?
Sì, dopo cinque giorni che lo avevo davanti mi sono un po’ stancato, ma mi piace ancora, lo reputo un buon dipinto, ma è meglio lasciar andare il passato e lavorare su cose nuove piuttosto che indugiare nel ricordo.

Quali sono queste cose nuove ?
Sicuramente una fonte d’ispirazione è la musica; ho da poco presentato uno dei miei quadri a Snoop Dog in occasione del suo concerto e ho dipinto un omaggio a Fela Kuti. A volte sono dei pezzi di testo che mi ispirano oppure qualche canzone che ascolto. Del resto nel mio studio la musica è sempre accesa.