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Momusso, quando un fallimento diventa un’opportunità per sognare

Ha trasformato una grande delusione amorosa in un mestiere e sognando con un’amica si è inventata un libro: «Giocare ha sempre dato una soluzione ai miei problemi»

«I sogni ci somigliano» si ripete spesso Martina Lorusso in arte Momusso, talentuosa e seguitissima illustratrice ternana. Momusso ha iniziato a disegnare per urgenza, per comprendere le sue emozioni dopo la fine di un grande amore. Perché in fondo i grandi amori sono come i grandi sogni, sono vita, lotta, fallimenti e vittorie.

Le sue illustrazioni sono «piccole epifanie che si palesano, emozioni giornaliere, ricordi, mancanze», una voglia di creare magia con la semplicità e le emozioni perché – come sostiene Momusso – «le emozioni possono aiutarci a cogliere ogni bellezza del mondo, possono fare del bene».

A trent’anni, tra partiva iva e molte incertezze, ha saputo trasformare i propri fallimenti in opportunità di cambiare, conoscersi meglio, progredire, arrivando nel 2020 a pubblicare il suo primo libro, Vocabolario sentimentale, uscito per Giunti Editore. Momusso, infatti, nasce da questo «non mollare mai», dal non rimanere mai immobile per evolversi. Il suo prossimo sogno è creare una linea per la casa a suo nome perché «la casa è un tempio, un posto sicuro per antonomasia». Ma come si realizza un sogno? «Iniziando a pensare, fare bozzetti, avere un confronto con l’altro e poi si sa come diceva Munari “da cosa nasce cosa”». L’abbiamo intervistata.

Quando hai scoperto il tuo amore per l’illustrazione? Cosa ti ha spinto ad iniziare a disegnare?
Sono sempre stata spinta da un’esigenza, dall’urgenza di identificare e vivere le mie emozioni. Era appena finito un amore grande, di quelli che sono destinati a segnarti nel profondo. Il classico amore non corrisposto. Ma c’era qualcosa di terribilmente profondo a mancarmi, non solo lui. Mi mancavano parole per esprimere tutto il mio dolore, mi mancava il coraggio. Mi mancava esperienza ma avevo un foglio bianco e una penna: gli unici mezzi che avevo per iniziare la mia ricerca verso la conoscenza della me più profonda. Ho disegnato perché sentivo il bisogno di conoscere come amavo, come soffrivo, come percepivo e vivevo il mondo intorno a me.

A volte i sogni che proviamo a realizzare non diventano la nostra realtà, o viceversa. Tu ti immaginavi illustratrice o ti pensavi in altre vesti? Da piccola cosa ti aspettavi dal tuo futuro?
Non mi immaginavo un futuro. È sempre stato nebuloso e incerto. Forse aspettavo inconsciamente che la vera me uscisse in qualche modo. È uscita quando non avevo altro che dolore inespresso. Forse mi sarei accontentata di avere un posto fisso, una casa, una stabilità che tutti cerchiamo e che con fatica raggiungiamo. Ora di stabile nella mia vita c’è ben poco se non questa energia che sento dentro e mi fa vivere di emozioni e di disegno, che mi spinge a creare, ad avere idee, ad essere 1000 versioni diverse di me.

Quando si insegue un traguardo ambizioso è importante sentire il sostegno delle persone più vicine a noi. È stato così anche per te?
Non potrò mai ringraziare abbastanza la mia famiglia. Mi ha sempre sostenuta, ha sempre visto prima di me la scintilla nei miei occhi. La libertà di essere e di esprimere è una delle forme di libertà più potenti che esista. Quando una persona è libera di essere può creare cose che non esistono, scoprire cose incredibili e vivere tantissime vite diverse. Sa riconoscere e battersi per la libertà degli altri.

Immaginiamo sia difficile farsi conoscere e avere un vero riconoscimento nell’ambiente dell’illustrazione, bisogna lottare e non arrendersi mai per poter emergere. Chi ti ha incoraggiato e ti è stato vicino? Dove hai trovato la forza per credere nel tuo sogno?
Il fatto di non avere uno scopo ben preciso se non quello di esprimermi e farmi capire forse mi salva dalle aspettative. Ho sofferto per un meccanismo malsano che mi costringeva a raggiungere standard non miei, a credere che gli scopi delle persone che facevano il mio stesso lavoro potessero andar bene anche a me. Ma ho scoperto che non è così. Gli obiettivi che vogliamo raggiungere devono somigliarci nel profondo, dobbiamo riconoscerci in essi per poter essere davvero felici. “I sogni ci somigliano” è una frase che ripeto spesso perché quando sogniamo di notte non abbiamo freni. Siamo noi davvero. Mi hanno incoraggiata i miei amici, la mia famiglia, gli occhi delle persone che ho incontrato che spesso sono più sinceri di mille parole. Anche i miei follower a cui sono legatissima perché siamo riusciti ad andare oltre lo schermo.

Nelle tue illustrazioni c’è un legame inedito e nuovo – e soprattutto molto personale – con la parola, i pensieri, le scritte. Come nasce una tua illustrazione? Da dove arriva la tua ispirazione?
Nasce spesso da conversazioni che faccio con i miei amici o con il mio compagno. Sono piccole epifanie che si palesano. Emozioni giornaliere, ricordi, mancanze. A volta è il silenzio a suggerirmi una illustrazione, lo spazio bianco del foglio, altre è andare a fare la spesa, le note di una canzone, i paesaggi che scorrono fuori dal finestrino. Non tutti si accorgono di come la vita stessa possa essere la maggiore fonte d’ispirazione. La poesia la si trova ovunque se si è pronti a scorgerla.

Il mondo dell’illustrazione è estremamente competitivo, soprattutto di questi tempi grazie ai social. Secondo te cos’è che ti differenzia e ti rende unica? Cosa colpisce del tuo modo di disegnare e di esprimere i tuoi pensieri?
La semplicità con la quale a volte esprimo un pensiero contorto. Faccio molto affidamento alla “me bambina” in questo atto magico del disegno. Mi immagino spesso di paragonare le emozioni e i pensieri a oggetti comuni e al significato che è in essi racchiuso. Arriva forse – e lo spero – che avere paura è normale quando si tratta di emozioni ma è la stessa paura che ci aiuta a inoltrarci nei meandri di esse. La paura di conoscere ciò che ancora non conosciamo e la consapevolezza che non siamo soli a “sentire” determinate cose.

Nel 2020 hai realizzato un sogno ricorrente nella vita di molte persone: hai scritto un libro. L’avresti mai immaginato? Che emozione è stata e come mai pensi ti sia stata data quest’opportunità?
Non lo avrei mai immaginato. Il Vocabolario sentimentale, prima di essere libro, era un gioco creato una sera d’estate con una mia grande amica: Silvia. Eravamo sul balcone e parlavamo di come a volte non ci siano nell’italiano abbastanza parole per esprimere a pieno le nostre emozioni. Così particolari, così mutevoli, come possiamo avere la certezza che l’altra persona ci possa capire? Quale nome posso inventarmi per esprimere l’attesa ma allo stesso tempo la speranza? Attesare! O come posso descrivere il momento che mi prendo per guardare un tramonto? Momentarsi! Giocare ha sempre dato una soluzione ai miei problemi. Hanno proprio ragione i bambini!

Ogni pioniere del suo ambiente deve pensare al di fuori degli schemi, dei limiti, delle difficoltà. La tua biografia in questo senso recita ‘Per Momusso tutto è possibile’, una frase che spazza via tutto questo e ti apre ad un mondo di possibilità. In che modo per te tutto è possibile? Da dove ti arriva questa sicurezza?
Perché ancora deve accadere! Il futuro in sé è un concetto davvero vasto e sconosciuto ma è tutto da scrivere ancora e questo ci dà la possibilità di poter essere e fare qualsiasi cosa. Succede molto con la mia creatività: penso a un qualcosa e mi diverto molto a renderlo reale.

Un’altra caratteristica fondamentale per realizzare i sogni è non smettere mai di lottare per essi. E anche qui una tua frase torna a farsi sentire: “Momusso nasce dal non mollare mai”. Ci racconti meglio cosa significa per te questa frase? Come si fa a non mollare mai?
In realtà “ho mollato” molte volte. Ma il mio progetto mi ha sempre dato un’alternativa. Ha ribaltato il concetto stesso di “fallire”. Il fallimento se ci pensiamo è visto come una vergogna nella nostra società, un’ombra nera da evitare assolutamente. Una piaga. Ma il fallimento non è altro che un “fermati, prova a cambiare strada. Forse questa non è quella giusta per te in questo momento di vita. In questa versione di te. Prova a intraprenderne un’altra”. Questo per me significa non mollare mai. Ma non c’è colpa se si desidera farlo. Se senti qualcosa di potente, quella cosa deve avere la possibilità di esistere e di cambiare i piani.

Ora il tuo sogno è diventato il tuo lavoro e la tua vita. Ma sappiamo che stai già immaginando altro: una linea Momusso per la casa. Da cosa nasce questa esigenza? Come si realizza un sogno in un cassetto?
La casa è un tempio. Posto sicuro per antonomasia. Casa è invitare amici a cena, cucinare, fare l’amore. Casa è dove riponi su una sedia i tuoi “ruoli”. Per me casa è un sogno. A trent’anni, la partita iva e molte incertezze, anche avere casa propria risulta un sogno. Per questo Momusso entra in gioco. Nasce dal desiderio di rendere magico e accogliente il posto più bello al mondo. Un grembo materno, un posto dove poter sempre fare ritorno. Un sogno nel cassetto si realizza iniziando a pensare, fare bozzetti, avere un confronto con l’altro e poi si sa come diceva Munari “da cosa nasce cosa”. Dal movimento. Una cosa che rimane solo nostra, immobile non può evolversi.

Dici che il tuo vero sogno è “creare magia con le emozioni”. Come pensi si possa fare? E cos’è per te questa magia di cui parli?
Le emozioni possono farci raggiungere la felicità se iniziamo a conoscerle, possono aiutarci a cogliere ogni bellezza del mondo, possono farci risolvere problemi, possono connetterci con le persone, possono fare del bene. La magia di cui parlo è il legame che ci unisce come esseri umani su questo mondo. Quando ci sentiamo appartenenti, quando ci sentiamo insieme anche da soli. È sentirsi capiti. La chiamo magia ma forse è solo vivere.

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