Mauro Corona pubblica sms di Di Mare: «Basta balle! Per fare pace ti aspetto in montagna» | Rolling Stone Italia
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Mauro Corona pubblica sms di Di Mare: «Basta balle! Per fare pace ti aspetto in montagna»

Dopo l’esclusione da ‘Cartabianca’, lo scrittore racconta la sua versione dei fatti e perché si sente tradito dal direttore di Rai3: «È in guerra con Bianca Berlinguer, la sua amicizia millantata mi ha deluso»

Mauro Corona pubblica sms di Di Mare: «Basta balle! Per fare pace ti aspetto in montagna»

Mauro Corona

Foto: Marco PiracciniMondadori PortfolioMondadori via Getty Images

Mauro Corona ha postato sul suo profilo Facebook un sms di Franco di Mare, direttore di Rai3 che lo ha voluto “fuori” dopo il famoso episodio in cui, durante Cartabianca, usò la parola “gallina” per definire Bianca Berlinguer. Lo scrittore, infatti, non ci sta a fare il parafulmine in una questione che, più viene sviscerata, e meno sembra legata a quell’episodio, quanto invece a dissidi interni alla Rai fra il direttore e la conduttrice. «Non tollero oltre le sue balle» ha esordito Corona, riportando poi l’sms di Di Mare: «Amico mio carissimo. Ti capisco. E non ti ho rotto i coglioni scrivendoti prima perché immagino come ti senti dopo quella improvvida sfuriata. A tutti dico che siamo amici. Ma la situazione ahimè è sfuggita al nostro controllo: il tuo certo; ma anche il mio. Ci sono prese di posizione della commissione pari opportunità della Rai, non c’è partito politico che non abbia chiesto misure, non c’è consigliere Rai che non si sia espresso. Io temo che lo stop debba andare oltre il semplice giro di giostra, così come auspicato da Bianca. Un po’ di pazienza. Facciamo decantare. Ti abbraccio».

Mauro Corona, appena tornato da una escursione in solitaria nelle montagne intorno alla sua Erto in Friuli, ci ha spiegato perché ha deciso di togliersi anche questo sassolino dallo scarpone.

Come stai vivendo questa bufera mediatica dalle cime dei tuoi monti?
Sono appena tornato da un po’ di sci alpinismo e c’è una neve fantastica. Da solo è sempre un po’ rischioso, ma ne vale la pena. È una giornata scintillante. Se non fosse per i morti e l’economia in malora, non sono mai stato così bene come in questo periodo con nessuno che viene a rompermi le scatole.

Le scocciature sono in tv, ma con il messaggio che hai pubblicato mi pare tu voglia fare chiarezza fino in fondo.
Sì, perché posso sembrare un cialtrone, ma non sono mai stato un falso. Di Mare lo conosco da tempo, dal premio Bancarella. Dopo il fattaccio gli avevo proposto di avere la possibilità di chiedere scusa nella stessa rete, a Bianca pubblicamente perché per telefono lo avevo già fatto, e ai telespettatori. E lui mi ha scritto quel messaggio. A me parlava così e in vigilanza Rai diceva “mai più Mauro Corona”. Ma sei un dirigente, non un ubriacone qualsiasi, un po’ di serietà. Questo atteggiamento mi ha pesato. Forse ce l’ha con me perché gli ho fregato il premio Bancarella nel 2011, per cui a Striscia la notizia che è venuta a trovarmi l’ho consegnato per farglielo recapitare.

Sembra sempre più evidente come tu sia finito in mezzo a una battaglia che non ti riguardava direttamente, fra Di Mare e Bianca Berlinguer.
Ma sicuro, io non ho problemi a dire le cose come stanno anche se poi mi costano caro. Con me Di Mare non penso abbia chissà cosa da rimproverarmi. Ha tirato fuori i regolamenti solo l’altro giorno, prima non ne parlava. Lui ce l’ha con lei e sono in una guerra, per cui eliminando me un po’ danneggia anche lei, perché un punto e mezzo di ascolto lo facevamo insieme. Ma a me ha deluso di più questa sua amicizia millantata e poi tradita con una pugnalata alle spalle. Perché dopo due anni che ero a Cartabianca non ha mai detto a Bianca che eravamo amici? Ma io l’avevo detto a Bianca: mi aspettava al varco, se non era quella era un’altra volta e prima o poi arrivava.

Adesso come cambia il tuo rapporto con la tv, che è sempre stato travagliato?
Io ci andavo per tre motivi, non mi vergogno a dirlo. Il primo è la vanità. Volevo far vedere a tutti che un montanaro, abbandonato da bambino dai genitori con due fratelli più piccoli e solo con la terza media era riuscito a riscattarsi e uscire dal pantano della vita. Era una forma di riscatto e di vanità. Poi, non mi nascondo, la tv è un mezzo per vendicchiare qualche copia di libro in più, o no? E non ultimo, ci andavo per dare voce ai maltrattati, agli ultimi. Ho salvato l’ospedale di Misurina facendo il “cafone”, così come mi sono battuto per la Polizia Forestale che ha subito un abuso con l’accorpamento con altre forze dell’ordine. Mi invitano in tanti, però in modo permanente rifiuto. Resto fedele alla Bianchina. Certo è che, se ci penso bene, non so se tornerei in trasmissione se mi richiamasse, dopo tutta la cattiveria subita. È come se si fosse guastato qualcosa. Tornare adesso sarebbe come far pensare alla gente “ecco, non vedeva l’ora”. Per adesso la tv mi ha attirato più nemici che amici, più antipatie che simpatie e forze è meglio non averci niente a che fare.

Forse per fare pace definitivamente dovresti invitare Franco Di Mare sulle tue montagne, in una bella escursione. Lo faresti?
Subito lo porterei Frank. Ci siederemmo sotto un larice e gli chiederei: perché questo modo di fare? Cosa c’è di non risolto? Non merita stima in questo momento, però io se considero una persona mia amica non sarà uno sgarro a farmi cambiare idea. Posso essere deluso, avvilito, amareggiato, ma sai quante volte ho fatto pace con chi me l’aveva fatta sporca? Adesso si va a bere un bicchiere insieme. Non possiamo vivere di odio e rancori. Ma è anche vero che dove è nato Cristo sono duemila anni che si ammazzano, eppure lui aveva detto di volersi bene l’un l’altro. Consiglio a tutti un bel libro di Andrej Platonov, Il mondo è bello e feroce. Quindi certo che porterei Frank in montagna con me, lo aspetto!

Escursione sì, ma senza alzare il gomito. Come hai annunciato in tv, stai tenendo duro?
Altro che, da quattro mesi con sforzi titanici non tocco alcol, anche se ne berrei una petroliera. L’ho fatto per la salute e per la mia famiglia. Non voglio più far soffrire chi mi vuole bene.

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