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Il Dottor Pira ci tiene al tuo relax

Il fumettista più simpatico dell'emisfero boreale ha dedicato il suo nuovo libro, "Super Relax", alla pace interiore e alla lunga avventura per arrivarci.
Maurizio "Dottor Pira" Piraccini in un contesto alquanto rilassante.

Maurizio "Dottor Pira" Piraccini in un contesto alquanto rilassante.

È uscito per Coconino Press un nuovo libro del Dottor Pira, Super Relax Ultra Hd 1080. E come uno può facilmente dedurre da questi pochi dati, si tratta di un libro a fumetti (Pira insieme a pochi altri è uno dei nostri fumettisti preferiti) che parla di relax nel senso più ascetico del termine.

È una specie di Odissea, ma con Gatto Silvestre al posto di Ulisse e con la condizione di assoluta pace interiore al posto di Itaca come meta da raggiungere. In più, Pira ci ha messo di mezzo un po’ di citazioni di Dragon Ball e il gioco è fatto.

Già dalla copertina, il libro sa bel po’ di vaporwave, Macintosh Plus, quelle cose.
Vero, e già di suo se ci pensi è un genere di musica che alla base ha molto il relax. Ascolto molto roba post-vaporwave tipo t e l e p a t h テレパシー能力者. Poi, avendo fatto il grafico per dieci anni, ho apprezzato tantissimo la copertina di Floral Shoppe di Macintosh Plus. Punti di fuga esatti, tutti gli elementi perfettamente pesati, mica una roba da niente.

E il relax? Conta così tanto da dedicargli un libro?
Mi sono reso conto che le cose migliori mi vengono bene solo se sono rilassato. Ma come sempre è nato tutto per caso. Tre anni fa avevo chiuso un lavoro per Fedez—alcune animazioni per i suoi live—lavorando tantissimo. Era stimolante, perché avevo molti collaboratori e soprattutto carta bianca, però ho dormito tre ore a notte per un mese. Ho lavorato così tanto che per la prima e unica volta nella mia vita mi è venuta l’allergia ai pollini. A quel punto, finito il lavoro, i miei amici mi hanno detto: “O ti prendi gli antistaminici oppure vai al mare o in montagna”. Gli antistaminici li ho presi una volta a Bologna al concerto dei Wolfbrigade e preferirei dimenticare l’esperienza. Ora, visto che a Roma la montagna non c’è, ho fatto che andare al mare. Prendevo spesso la bici e andavo a Ladispoli, quelle zone lì. Era maggio, non c’era nessuno, si stava bene, non avevo niente da fare, così mi portavo dietro il blocco e disegnavo. Lì ho dato vita al libro di Iodosan Pattuglia Spaziale, già uscito, e questo qui sul relax. In quei due mesi rilassati ho disegnato più roba che nei tre anni precedenti.

Di tutti i tuoi personaggi, come mai hai scelto come protagonista il Gatto Silvestre?
Mi era venuto così. All’inizio si chiamava proprio Gatto Silvestro, poi però rischiavo scazzi legali. Insomma, dopo l’ennesima baruffa con Titty, Silvestre si stanca di litigare e comincia a pensare solo al relax, senza neanche essere schiavi delle gag. Così è nata la prima serie di Gatto Silvestro, che poi ho integrato con un’altra serie che ho scritto l’anno scorso. Andavo al mare e alle terme, questa volta con il preciso intento di continuare la saga del relax. Quando ho finito, mi sono reso conto che il tutto era collegabilissimo in un solo libro. Potevo metterci una dinamica tipo Dragon Ball, sempre con le sfere ma con un aumento di relax al posto della forza in combattimento. Non è citato direttamente, ma è abbastanza chiaro.

E tra l’altro, quando si trasforma in un Super Sayan del relax gli spunta la tua stessa camicia.
Sì, io nella bella stagione non riesco a indossare altro. Solo camicie hawaiane. E poi, in ogni caso il relax è un termine universale, piace a tutti. Anni fa ho letto un libro di Tom Hodgkinson che si chiama L’ozio come stile di vita. All’epoca mi era sembrato carino, ma quando l’ho riletto l’anno scorso non mi sembrava fatto bene. Era troppo di reazione, era troppo: “Ah, io mi rilasso e sono meglio degli altri perché lavorano” e, per quanto ci fosse una bella ricerca storica, finiva per ridurre il relax alla totale assenza di lavoro. E poi secondo me, quei concetti lì, è meglio spiegarli in narrativa che in saggistica. Perché tutte le sensazioni si spiegano meglio se ti immedesimi nel personaggio.Anche io capivo meglio le cose solo dopo averle disegnate. Tipo che anche il lavoro ti può rilassare se ti piace.

Twitter e Facebook sono nemici del relax?
Quella dei social nel libro è una metafora. Sono mezzi che non mi disturbano, non mi stressano perché non li uso in maniera personale. Posto le cose e poi mi dimentico, mi diverte anche usarli.

L’ufficio di Pira



Nel libro c’è anche una specie di codice cromatico in base alla quantità di relax in quel preciso istante della storia, no?
Sì, la prima serie è molto più semplice. Poi pian piano diventa più ricca, non solo cromaticamente ma anche nei dettagli paesaggistici. Questo perché la prima serie è stata pensata per una lettura su Internet, più veloce e meno definita. Il seguito l’ho scritto per un volumetto che mi sono prodotto io e ho stampato in 250 copie lo scorso settembre. Quando l’ho messo in vendita online le copie sono finite in poche ore, e allora mi sono reso conto che l’argomento era importante e andava approfondito. Quindi mi sono messo a lavorare su questa edizione ampliando la storia e ridisegnando quasi tutto, con l’idea di renderlo ancora più rilassante. Ci sono molte più pagine, più pause, è più dilatato, cosa che ha anche molto a che fare col relax. E i colori seguono il meccanismo: sono sempre più caldi, distensivi, più vaporwave. Chiaramente, quando verso la fine Silvestro perde il relax, di colpo anche i colori tornano spenti e la vignetta poco definita. Ma poi il relax torna, eh.

Immagino che anche la suddivisione del relax in livelli ascetici sia opera tua.
Ci sono anche dei concetti presi qua e là ridigeriti, ma non c’è davvero nessuna teoria dietro. Ogni tanto può essere utile, ma la prima cosa che volevo evitare è lo spiegone. Se proprio devo trovare l’unica roba “spiegona” nel libro è quando Silvestre resta a casa in pigiama e scrivo che i pigiami sono fatti solo per dormire. Se stai a casa in pigiama di giorno, ti risucchia solo le energie. Ti ritrovi rincoglionito e basta, non rilassato. Se non altro può passare che il relax non dev’essere qualcosa di lontano dal lavoro e il lavoro non dev’essere qualcosa che va fatto solo con lo scopo di ricevere soldi. Altrimenti avrei continuato a fare il grafico, che oltretutto guadagnerei di più. Le vie di mezzo ci sono, la via per il relax non è così impossibile. Ora non distinguo più il tempo libero dal lavoro, che dal mio punto di vista è un bene. Anche se non mi rendo conto se lavoro sempre o non lavoro mai.

E come mai nel retro c’è scritto che è un’avventura al contrario?
Quello l’ha scritto Ratigher. Penso che intendesse un’avventura in cui, al contrario delle altre, si parte da una situazione complicata e man mano va a semplificarsi. È una crescita.

Crediti del video in cima: Francesco Di Giorgio

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