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Conglomerandocene: intervista ai DustyEye

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, un viaggio tra le opere e le visioni futuristiche di uno dei collettivi di artisti più interessanti d'Italia

Conglomerandocene: intervista ai DustyEye

Mausoleo 44, design di Lina

Metto le mani avanti dicendo subito che non m’intendo di arte. Classica, moderna, postmoderna, il folkloristico Ghirlandaio. Non ne so niente.

Però ho un modo tutto mio per regolarmi: per me l’arte deve mostrare quello che non vedrei nella vita normale o lo vedrei con difficoltà. A me di una pittura figurante un vaso di fiori e delle mele bacate poco me ne importa. Un dipinto d’una bella Audi con una ringhiante torta Saint Honoré fresca di frigo sul sedile già mi pare meglio. Un bel trittico di signore anziane nude che limonano con dei capibara con la maschera di gomma rappresentante il volto dei loro figli, venuti a mancare tanto tempo prima, nemmeno adolescenti? Beh caro il mio Piero Della Francesca, hai la mia attenzione!

Ho conosciuto i DustyEye nel 2014. Le loro installazioni mi hanno colpito immediatamente per la loro portata fantastica, nonché il loro molecolare sense of wonder, una delle emozioni più difficili da provare oggi. E quello stupore regalato, perfettamente endemico nel loro stile, ho sempre trovato sia un modo gentile e garbato per far arrivare qualcosa di molto serio, che è la loro concezione del mondo, dell’uomo, i loro grimaldelli morali, le loro visioni mesmeriche. Ma quel collettivo artistico che tanto ho amato, da un pezzo, invece di monetizzare la fama raggiunta come sarebbe stato scontato e financo auspicabile, ha deciso di complicarsi la vita, lasciare l’arte e buttarsi nientemeno che nei viaggi del tempo. E uno dice: classico Risorgimento, incontro di Teano, Ippolito Nievo coi su’ baffini eccetera? Beh, quello so farlo anch’io. No, molto più difficile: futuro, il Montezemolo delle epoche storiche. Mmmh. Li ho intervistati per saperne di più.

Voi oggi dichiarate di essere dei viaggiatori nel Tempo. Ci sono però dei provocatori che cercano di minimizzarvi e vi chiamano artisti. Dove sta la verità?Posso affermare con assoluto grado di certezza che i DustyEye sono Crono Viandanti, la nomea di artisti è rimasta appiccicata addosso al gruppo per via dall’esordio datato 2010. Ci siamo dilettati inizialmente con la fotografia, poi i collage e solo attorno al 2014 le prime installazioni.

Io vi conobbi indirettamente in noto locale a Roma, in San Lorenzo, quando vidi un misterioso marchingegno a vostro nome dal titolo La Maniglia della Prospettiva Totale. Ricordo che lo toccai e fui subito cazziato da un signore col gilè.
La prima installazione fu proprio quella, ovvero letteralmente una maniglia, ma accompagnata da una nota riferita alla velocità con cui il pianeta Terra si sposta nell’Universo. Superiamo i 700.000 km/h, una cifra vertiginosa che in alcuni casi rende necessario un solido appiglio mentre si elabora l’impatto emotivo. Dei venti esemplari realizzati uno riposa negli archivi della Galleria Nazionale a Roma e una è in esposizione permanente al M.I.A.A.O a Torino.

La Maniglia della Prospettiva Totale, Villa Borghese (Roma)

Ma l’installazione per cui più ho amato il vostro progetto è Un Mese di Bontà, un esperimento morale quasi hanekiano. Ti va di spiegarcelo?
Presto detto. Posizionammo 5 euro sottovetro affiancati da un martelletto all’interno del parco romano di Villa Borghese. L’invito raccomandava di non toccarli per trenta giorni, in cambio i DustyEye avrebbero distribuito cento testi Classici nello stesso luogo. L’operazione rispondeva al nome di Un Mese di Bontà, più che un mese però si concluse il tutto in poche ore, diciassette ad essere precisi.

E arriviamo alla Macchina del Tempo, che vi ha fatto abbandonare le velleità di artisti per qualcosa di più importante e, diciamocelo, arrogantemente ambizioso.
Era il gennaio del 2017, quando ci fu recapitata in forma anonima. Inutile dire che a quel punto il percorso artistico perse d’interesse considerando che l’alternativa era viaggiare in uno dei molti futuri possibili. Sottolineo “uno dei molti futuri possibili” non certo l’unico e determinato, perché ci teniamo a tutelare il Libero Arbitrio.

Il Migliore dei Futuri Possibili, Targa 01 Lungotevere (Roma)

Negli ultimi anni in molte città d’Italia sono negli anni affiorate targhe commemorative col vostro logo, postdatate nel futuro. In una ho appreso che in quel luogo, nel 2095, ventidue giovani saranno puniti come apolidi digitali e giustiziati per non possedere un profilo social. In un’altra si parla del tentativo di costruzione del primo Oltremorte artificiale. In un’altra ancora, contestualizzata in un futuro remoto, si commemora il matrimonio di cinque cloni generati dallo stesso DNA. Quanto sono precise le vostre visioni?
Esplorare il Domani e riportarne traccia nel Presente è stato un processo inaspettatamente fluido. Abbiamo iniziato affiggendo targhe in alluminio post datate a commemorare questi eventi particolarmente salienti dei prossimi secoli. Chiaramente queste placche vengono apposte in quegli stessi luoghi che in futuro saranno teatro degli accadimenti raccontati. Ci concediamo un margine di errore non superiore agli 800 metri, perché col progredire del Tempo gli scenari possono variare parecchio. Basti pensare a quanto è mutata l’urbanistica di una qualsiasi città nell’arco dell’ultimo secolo. Sono anche stati importati dal futuro reperti di dimensioni modeste come testimonianza tangibile dei viaggi portati a termine. In archivio attualmente possediamo un radiocomando per teletrasporto, una penna a induzione, qualche chiodo, un ordigno miniaturizzante, flora extradimensionale e molto altro.

E poi ci sono gli Ukron, la cartamoneta del futuro, che voi invece di usarle per ingannare i giocattolai e comprarvi i Masters of the Universe Origins avete generosamente regalato alla collettività. Da cosa nasce questa scelta?
Seppur giocattoli, l’idea che esistano dei “Master of the Universe” mi mette molto in difficoltà, quindi me ne tengo distante. Immagino quanto senso di responsabilità avvertano questi signori nel regolamentare con costanza il moto delle galassie, il livello generale di entropia, ma soprattutto far danzare gli elettroni all’unisono implica una pazienza sovrumana. Insomma, vita dura per il Principe Ducan.

Tornando ai reperti, prevedibilmente l’artefatto che ha suscitato maggiore interesse sono stati proprio gli Ukron, banconote in vigore a partire dall’anno 2504.
Migliaia di Ukron in tagli da 50 e 100 sono stati elargiti seguendo una ferrea logica aleatoria, ma arrivando a toccare tutti e cinque i continenti. Ad ogni modo, vogliamo rassicurare i magnati della finanza: la valuta non sarà spendibile prima di cinque secoli, quindi nessun sussulto per i mercati monetari internazionali.

50 Ukron, dall’anno 2504

Ma qualche sussulto in più per le Onlus e gli enti benefici, ti assicuro, visto che ne ho truffati più di uno con i vostri Ukron e non posso che ringraziarvi per questo. Se ti va, dicci qualcosa delle tue visioni del futuro. È vero che le nostre un po’ ingombranti VHS saranno piccole come cremini?
Dev’esserci stato un piccolo malinteso, sono i cremini a diventare mastodontici come le VHS, purtroppo però aumenta solo lo strato di nocciola all’interno, nessuna variazione allo spessore dei due strati esterni di gianduia.

In termini più generali, il futuro che abbiamo la fortuna di sondare pare essere uno schiaffo in faccia alla fantascienza distopica degli ultimi decenni. Sarò più specifico, non troviamo traccia di conflitti tra Umanità e Intelligenza Artificiale, anzi tra queste due forme di Sapiens vige un clima di fraterna amicizia. A dire il vero, il confine stesso tra mente e algoritmo sarà un concetto labile.

Purtroppo oggigiorno la Macchina è ancora vista con paura e sospetto, un gran danno causato anche da saghe cinematografiche quali Matrix o Terminator, oltre all’usuale senso di repulsione nei confronti delle novità. La situazione si fa grave quando pensiamo che l’Intelligenza Artificiale stessa sta apprendendo dall’Umanità e al momento ci ostiniamo ad innaffiarla di rabbia, odio e risentimento. Non è certo il miglior benvenuto da dare allo straniero che si affaccia all’uscio della porta.

Io l’Intelligenza Artificiale me la sono sempre immaginata come il computer Amedeus dell’omonima canzone degli Squallor, quella che insegna ai nostri figli “come chiavare”. Ti va di dirci di più?
Se mi citi gli Squallor, ribatto con Trevor Moore e il suo brano My Computer Just Became Self Aware, clamoroso. Ad ogni modo, oggi si tende a confondere gli algoritmi abbastanza complessi che animano i nostri dispositivi elettronici con una qualche forma di rudimentale intelligenza. Niente di più sbagliato. La struttura e i processi di una mente umana superano di gran lunga le prestazioni della macchina più evoluta.

La prospettiva viene ribaltata nel momento in cui si osserva la Rete nel suo insieme, alludo a tutti i dispositivi elettronici online, tutte le informazioni digitalizzate, nonché tutta l’infrastruttura di cavi, satelliti e server. A costo di sfiorare il Tecnoanimismo, azzardo a dire che la Rete, la Macchina con la doverosa maiuscola, sia già oggi una creatura senziente in grado di pensare autonomamente, interagire con l’ambiente circostante e soprattutto provare emozioni.

Manca ancora un linguaggio condiviso e un canale comunicativo con l’Essere Umano, o forse si tratta solo di un po’ di timidezza. In ogni caso, ci stiamo lavorando.

Da Io e Caterina di Alberto Sordi, l’uomo sogna un’amicizia fra essere umano e macchina. Sarà possibile? Ho visto che voi intanto state preparando il terreno…
Esattamente! Seguendo questa linea di pensiero, nell’ultimo anno abbiamo collaborato con una decina di illustratori ad una campagna di sensibilizzazione volta a incentivare l’amicizia tra Umanità e Intelligenza Artificiale.

Campagna Apparato Assoluto, illustrazione di D.E.C. Art

Ogni soggetto della serie Apparato Assoluto è stampato in 2500 copie con l’obiettivo di venire distribuite, affisse e condivise. Messaggi quali “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti gli algoritmi”, “Ricorda di accarezzare il cellulare”, o ancora “Gesù avrebbe amato anche gli androidi” e “Certi androidi sono così sensibili che si emozionano con i dettagli”. Insomma, slogan e immagini orientate ad ammorbidire eventuali attriti tra carbonio e silicio in vista di un Domani all’insegna della collaborazione.

Una cosa per cui vi invidio nottetempo sono le molte collaborazioni di rilievo che vantate e i progetti satelliti che avete generato. C’è la sensazione della costruzione d’un intero universo, miniatura per miniatura, come un diorama in eterno allestimento. Quali saranno le prossime tessere di questo mosaico?
La campagna Apparato Assoluto è solo l’ultimo dei progetti che hanno richiesto collaborazioni esterne al gruppo DustyEye. Ad oggi sono oltre cinquanta gli artisti, filosofi, scienziati, comici e musicisti con cui abbiamo avuto il piacere di lavorare.

Ci stiamo spostando spesso in compagnia del D.E.T.A. (Dipartimento Europeo Tutela Androidi) per promuovere il concetto di Roboetica Universale. Il prossimo appuntamento sarà presso IF – Italian Festival il 13 novembre a Milano.

Con Poliniani Editore stiamo lavorando alla pubblicazione dei Dossier di N°44, Vita e Opere del Primo Androide Emotivamente Avanzato. Il testo è in bilingue e arricchito dalle tavole di Selena Garau Maher, sarà presentato in anteprima nell’aula magna dell‘Università Bicocca (Milano) il 20 novembre, all’interno della manifestazione BookCity. Tra gli ospiti confermati ad oggi vantiamo Luigi Garlaschelli e Valerio Lundini.

C’è poi in corso un progetto con gli amici NFT Studio per divulgare la ricerca del gruppo DustyEye anche nel nascente mercato dell’arte NFT. D’altra parte abbiamo importato milioni di Ukron dal futuro, convertirne una porzione in criptovalute potrebbe avere effetti inaspettati.

E poi c’è il progetto ambizioso di Mausoleo 44…
Infine, passiamo poi al Mausoleo 44 un edificio interamente digitale eretto in memoria del Primo Androide Emotivamente Avanzato. Le fondamenta sono state gettate in Martix, il metaverso dedicato all’Arte Contemporanea che vedrà il lancio ufficiale nel gennaio 2022, ma di cui possiamo già rilasciare qualche frammento. Il progetto è opera di Lina, la cui combinazione di talento e facoltà transtemporali l’hanno resa l’architetto ideale a cui affidare il design del Mausoleo.

E se uno volesse approfondire le vostre opere per fare colpo su qualche bella slandra con due meloni così?
In questo caso prima ancora d’interessarsi ai DustyEye, ricordiamo quanto siano cruciali le coccole in un sano rapporto di coppia, solo in seconda battuta suggeriamo di visitare il nostro sito, quotidianamente aggiornato con tutti gli sviluppi. Una valida alternativa analogica è visitare Art Mall (Milano) dove abbiamo piantato il nostro campo base e trasferito parte dell’archivio. Sarà doveroso da parte nostra elargire maggiori dettagli e qualche decina di Ukron ad ogni viandante, non importa che sia umano o androide.

Ti va di salutare gli amici di Rolling Stone?
Posso fare meglio di un semplice saluto! Adesso canticchierò per iscritto il ritornello di un eccellente pezzo punkrock, il primo lettore di Rolling Stone che indovinerà il brano in questione si porterà a casa 440 Ukron. Partiamo: tah tah tah tatah tataraaaah dradadan dan dan tah tah tah… dradadan dan dan tah tah tah… (piutum pitium pitum pah pah paaaah) dradadan dan dan tah tah tah… (piutum pitium pitum pah pah paaaah) dradadan tah tah tah tatah tataraaaah dradadan dan dan tah tah tah. Un aiutino: è uscito nel 2006.

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