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Antonio Caprarica: «Ma quale razzismo, Meghan pensa alla politica usando il Black Lives Matter»

Lo storico corrispondente da Londra smonta le accuse di Meghan e Harry verso la famiglia reale: «Sono due ragazzi viziati e Meghan, pur imitando Diana, con la sua tragedia non c’entra nulla»

Foto: Harpo Productions/Joe Pugliese

Le anticipazioni-bordate arrivate da oltreoceano hanno già creato un fitto dibattito anche da noi, ma c’è comunque grande attesa per lo speciale della CBS nel quale Oprah Winfrey ha intervistato il principe Harry e la moglie Meghan, duca e duchessa di Sussex, che verrà trasmesso in italiano questa sera dalle 21.30 su TV8. Un attacco diretto alla Corona britannica, incarnata dalla regina Elisabetta II, attraverso svariate dichiarazioni esplosive. In particolare da parte di Meghan, che ha raccontato di essere stata «silenziata» visto che «non mi hanno difeso dagli attacchi denigratori della stampa» e che a un certo punto «ho avuto pensieri suicidi e chiesi aiuto inutilmente». Fino all’accusa più infamante di razzismo: «temevano per il colore della pelle» del figlio Archie.

Due ore di trasmissione, durante le quali non sono mancati da parte di Meghan i messaggi in codice alla suocera e i richiami espliciti alla principessa Diana. Dall’abito nero, che di solito i reali indossano solo in caso di lutto, ai fiori di loto bianchi simbolo di rinascita, fino al make-up: il pesante eyeliner nero intorno agli occhi ha ricordato proprio quello di Lady D nella famosa intervista del 1995 con cui sancì il divorzio da Carlo e dalla Corona.

Ma ci sono anche delle differenze sostanziali rispetto al passato. Ne è convinto Antonio Caprarica, corrispondente di lungo corso da Londra per il Tg1 e che il 6 aprile uscirà con il libro Elisabetta – Per sempre regina (Sperling & Kupfer), che ci ha spiegato tutti i suoi dubbi intorno a questa intricata vicenda che rischia di rievocare il noto monito di Marx: «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa».

Caprarica, intanto cosa pensa che vogliano ottenere Harry e Meghan dopo questa intervista?
Se lo chiedono in molti, anche se pare ci guadagnino ben poco. Per cui è necessario capire quale sarà il punto di caduta. Se ne erano andati dalla famiglia reale senza drammi particolari, ma credo che la sintesi migliore oggi sia contenuta nella vignetta del Telegraph dove sono ritratti su un’auto e un cartello indica: “Vietata la svolta a U”. È evidente che ora non possono più tornare indietro. Un giorno forse Harry si stancherà di Meghan, o lei di lui, ma sarà difficile dopo tanto livore.

Quindi è un punto di non ritorno?
È interessante constatare come tutta la parte più spinosa dell’intervista sia stata affidata a Meghan, mentre il contributo di Harry è assai limitato. L’unico passaggio significativo è quando gli viene chiesto se, senza Meghan, avrebbe mai lasciato la famiglia reale e lui risponde con sincerità: «No, è stata lei a rivelarmi che ero intrappolato nella vita di corte». Per il resto sono anche comprensibili dei litigi familiari, ma l’accusa di razzismo è gravissima.

Quali sono le conseguenze?
Sono dirompenti, perché l’Inghilterra è un Paese multiculturale in cui le minoranze rappresentano il 13% della popolazione, quindi la Corona non può apparire in nessun modo afflitta da giudizi razziali. E poi non bisogna dimenticare che i Windsor sono alla testa del Commonwealth, che è una organizzazione composta da 54 Paesi di cui i tre quarti non sono bianchi. Direi che per ora l’unica che vince su tutti i fronti è Oprah, visto che incassa milioni di dollari e si dimostra l’intervistatrice in grado di far parlare il diavolo e fargli dire ciò che vuole lei.

Per cui lei non trova che Harry e Meghan siano dei simboli, come sono descritti da certi ambienti?
Lui non ci guadagna assolutamente niente, in più avendo offeso gratuitamente il padre dopo che lo aveva ricoperto di soldi fino al 31 marzo dello scorso anno. Difficile rimproverare uno che ti ha mantenuto a colpi di milioni di sterline. Del fratello non ha detto niente, perché almeno con lui non vuole rompere. Quanto a Meghan, credo stia cercando di costruirsi una sua figura di Giovanna d’Arco all’interno della cultura che anima movimenti come il Black Lives Matter, che è rispettabilissimo, ma se poi arriva a costruire questi idoli mi appare un po’ discutibile. Molti immaginano addirittura che stia coltivando l’idea di un futuro politico, e io non lo escluderei. In questo senso, colpisce che fra le varie reazioni si sia formato un fronte compatto in suo sostegno delle celebrities hollywoodiane filo-democratiche, mentre lascia sbalorditi che persino dalla Casa Bianca sia giunto un commento che loda il “coraggio di Meghan”.

Il paragone con la tragica vicenda della principessa Diana è stato evocato da molti, anche per i simboli estetici utilizzati dalla stessa Meghan. Ma l’accostamento sta in piedi?
I casi sono sideralmente diversi. Il punto vero dello speciale sulla CBS è questo e si basa sull’imitazione, persino nei dettagli, della famosa intervista di Diana a Panorama nel 1995. Meghan davanti alle telecamere con gli occhi cerchiati pesantemente dall’eyeliner nero, che parla delle tentazioni suicide come Diana dopo la prima gravidanza, quando si gettò dalle scale per richiamare su di sé l’attenzione. E con Harry che dice «temo che la storia si ripeta». Sì, vero. Ma forse, come diceva il vecchio Marx: «La prima volta come tragedia e la seconda come farsa». È questo il caso.

Foto: Sperling & Kupfer

Cosa non la convince?
Che la prima era una tragedia vera, questa è una farsa che cerca di imitare la precedente allo scopo di costruire un personaggio pubblico in grado di impugnare la bandiera della ribellione. Diana la portava legittimamente, per quello che aveva passato. Qui le dure prove che avrebbe patito Meghan non si vedono. Quel che si vede è una coppia di ragazzi viziati che ha fatto spendere milioni di sterline allo Stato britannico per farsi risistemare, prima a Kensington Palace e in seguito nella villa nel parco di Windsor, per poi dire all’ultimo minuto «Ce ne andiamo, saluti e baci». La questione del razzismo, poi, è soltanto una menzogna…

Cosa glielo fa credere?
La gente in generale non fa caso alle sottigliezze dinastiche e ai protocollari, ma i Windsor hanno stabilito nel lontano 1917 con Giorgio V che il titolo di principe reale sarebbe spettato solamente fino ai nipoti del sovrano regnante. Un tentativo di “dimagrimento” della famiglia reale. Si erano resi conto che queste famiglie reali pletoriche sono insostenibili. Infatti, non tutti i nipoti diretti di Elisabetta hanno il titolo principesco. Il piccolo Archie ha un titolo di cortesia come conte di Dumbarton, ma non è principe per la semplice ragione che sono principi solo quelli di successione diretta al trono: Carlo, William e i figli di William. È tutta una bufala, parliamoci chiaro…

Visto che il 6 aprile uscirà il suo nuovo libro Elisabetta – Per sempre regina, come pensa che abbia reagito a questo ennesimo scandalo proprio colei che incarna la Corona?
Provo nei suoi confronti un sentimento di umana solidarietà. Perché è una donna che, come tutti noi, ha fatto molti errori, ma a cui la vita non ha risparmiato niente sin dalla più tenera età. È salita al trono a poco più di 25 anni e si è ritrovata ad affrontare il primo scandalo che ha coinvolto la sorella Margaret. Elisabetta è una donna dominata in maniera ossessiva e maniacale dalla funzione che incarna, solo che è circondata da parenti per i quali questo senso del dovere è assolutamente un optional. Ha avuto per nuore Diana e Sarah con le conseguenze che sappiamo, e ultimamente il figlio Andrea è stato coinvolto nella storiaccia sporca di Epstein, mentre il nipote preferito non si è limitato a voltarle la schiena ma ha consentito alla moglie di denigrare l’istituzione per la quale lei ha dedicato tutta l’esistenza. Dopo il ’97 con la morte di Diana, che aveva superato brillantemente grazie al suo comportamento ispirato alla dignità e al rispetto del ruolo, forse si aspettava che gli anni della tardissima maturità (il 21 aprile compirà 95 anni e l’anno prossimo festeggerà i 70 anni di regno, nda) trascorressero in tranquillità. E invece vediamo cosa sta succedendo, per cui non si può non essere solidali con lei, come regina e come nonna. Credo si sia trovata di fronte a un esempio di clamorosa ingratitudine che fa tornare alla mente la tragedia di Re Lear.

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