Alessandro Treves: «Per me John Lennon significa amore» | Rolling Stone Italia
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Alessandro Treves: «Per me John Lennon significa amore»

‘Mira e Gaya’, la fotografia che ha donato alla campagna di Rolling Stone ‘IMAGINE’, è semplice e pura come 'Imagine'. «Oggi siamo sommersi di cose inutili, non possiamo capirla davvero»

Alessandro Treves: «Per me John Lennon significa amore»

Alessandro Treves: 'Mira e Gaya'. Digital c-print, 30x40cm

«A me John Lennon ha sempre parlato d’amore, di quanto amore ci sia bisogno, di quanto lo si cerchi, di quanto l’abbia sentito e gli sia mancato nella sua vita», dice Alessandro Treves di Mira e Gaya, l’opera che ha donato per IMAGINE, la campagna di Rolling Stone in cui l’arte sostiene l’arte (per maggior informazioni cliccate qui). «Lennon aveva capito quanto l’amore fosse la via. L’amore come cura, l’amore come soluzione, l’amore semplice e puro di chi ama perché non può fare altrimenti, qualunque sia l’oggetto del suo amore», racconta Treves. «E io l’ho visto quell’amore, l’ho visto una mattina nel mio letto, tra la donna di cui mi sono innamorato e sua figlia. Quel tipo di amore che ti dà la scala con cui misurare il mondo e la forza con cui scalarlo».

Dopo aver studiato all’università di Milano, Treves scopre la fotografia all’estero, a Oslo, dove faceva l’Erasmus. Qui inizia a lavorare in uno studio fotografico, e decide di cambiare vita: lascia la facoltà di farmacia e inizia la sua nuova carriera. Tornato in Italia vince una borsa di studio per una scuola di fotografia di Roma, poi inizia con i primi reportage. Con i suoi scatti ha raccontato la Grecia, la Macedonia, la Serbia, l’Ungheria e ovviamente l’Italia. Qui racconta i ricordi che lo legano alla musica di Lennon, l’ispirazione dietro al suo scatto, perché non possiamo capire un brano come Imagine.



Quando senti pronunciare le parole “John” e “Lennon” una di seguito all’altra qual è il primo pensiero o ricordo che ti viene in mente?
Mio padre, che alza il volume della radio mentre guida e canticchia Imagine a labbra socchiuse. È una canzone che mi ha sempre portato a lui.

Se lo osservi attraverso il filtro della storia, chi è John Lennon oggi?
Al giorno d’oggi secondo me si guarda poco al suo attivismo politico, rispetto alla sua opera artistica. Lennon era una persona tremendamente pratica quando si è trattato di agire e prendere posizione. 

Oggi mi sembra che venga percepito soprattutto come un hippie un po’ tra le nuvole che spera in un mondo senza religioni, quando in realtà era odiato da quegli stessi governi che non mancava mai di criticare (basta vedere cosa fece per la guerra in Vietnam). Penso anche che manchino le condizioni per capire a fondo una canzone come Imagine. Oggi siamo sommersi da roba inutile che non ci consente di capire davvero un messaggio come quello di Imagine, che sembra così semplice…

Raccontaci l’ispirazione dell’opera che hai donato

A me Lennon ha sempre parlato d’amore, e io penso di aver sempre un po’ cercato l’amore, nel mio fotografare. Da fotografo sei sempre un po’ in bilico tra vivere e guardare..e quell’amore io l’ho visto, prima che provato. L’ho visto tra la donna che mi è nel cuore e sua figlia. È una cosa semplice, quando la vedi pensi che in quell’attimo vorresti viverci, anzi, che potresti tranquillamente viverci per sempre.

Come hai legato la tua visione artistica al progetto IMAGINE?

Volevo un’ immagine semplice e silenziosa.. come vorrei fosse tutta la mia fotografia in realtà. Ultimamente ho fatto una vita lontana dalla città, con ritmi che mi hanno dato il tempo per apprezzare cose che non stavo più vedendo e percependo.

Raccontaci dove ti “trovi” attualmente, dal punto di vista personale e artistico
Sono alla ricerca, come una decina di anni fa quando ho iniziato a fare il fotografo. Questo stop forzato mi ha fatto riflettere molto su quali siano le mie priorità e su cosa sia per me davvero importante, come uomo e come autore.

Qual è lo stato di salute dell’Arte? E quello della tua arte?
L’arte in questo momento è inevitabilmente zoppa. Viene creata, ma per completare il flusso deve essere fruita, altrimenti il processo rimane incompleto. Io mi sento allo stesso punto, più o meno. Mi piace pensare che ci siano dei momenti in cui mangi, butti dentro, guardi, accumuli, e dei momenti in cui digerisci il tutto. Il periodo che stiamo vivendo, però, in qualche modo può diventare l’occasione per guardarsi dentro e cercare la passione, più che la semplice motivazione.